linea Rossa
INTERNAZIONALE
UNA LETTERA DALLA SERBIA
Stiamo continuando la campagna di "adozioni a distanza"
dei bambini degli operai della Zastava di Kragujevac bombardata dalla NATO.
Questa iniziativa delle adozioni a distanza non serve soltanto a dare solidarieta'
concreta (50.000 lire al mese) alle famiglie degli operai rimasti senza
lavoro dopo il bombardamento delle loro fabbriche, ma sta costruendo un
ponte, un legame diretto con la popolazione jugoslava. Cominciano ad arrivare
le prime lettere dei ragazzi di Kragujevac. In esse, la testimonianza viva
di ciò che hanno provocato i bombardamenti e di come hanno sconvolto
la vita quotidiana; ma anche le speranze, le prospettive, il rapporto con
chi, in Italia, il paese da cui si alzavano i bombardieri, si è
schierato contro le bombe. Ecco la traduzione della lunga lettera
inviata al circolo del PRC di Gravina di Puglia (BA), che ha collettivamente
"adottato" Ana G*
[per chi volesse aderire alla
campagna di adozioni a distanza, tel/fax 080 5562663;
e-mail: ponte@isf.it
conto corrente postale n. 12350724
intestato ad Andrea Catone via F. Campione 68, 70124 Bari,
indicando sul retro la causale:
per i bambini della Zastava]
"Sono davvero molto contenta di potermi presentare e ringraziarvi
per la generosità che mostrate verso i bambini della
mia cara terra di Serbia. Io sono Anna G*, alunna della sesta classe
della scuola di base. Sono felice, cari compagni, che abbiate deciso di
aiutarmi in questa situazione difficile per tutti i bambini della mia bellissima
terra.
Vivo in una famiglia di operai con il nonno, la nonna, mio fratello
e mia madre. Il nonno è in pensione con 40 marchi di pensione che
non prende da tempo. La nonna è senza pensione ed è molto
malata. Mio fratello studia nella prima classe della scuola superiore.
Mia madre lavora alla Zastava che i fascisti nemici dei serbi hanno distrutto
con le bombe e i missili. La mamma ha uno stipendio di 15 marchi, ma ci
domandiamo per quanto tempo ancora lo Stato potrà pagare questi
15 marchi. Oltre lo stipendio, essa riceve spesso aiuto dal sindacato:
alimenti, detersivi e prodotti per la pulizia e altro.
Papà non vive con noi e non ha la possibilità di aiutarci
materialmente. Vado a scuola regolarmente. Sono brava a scuola e così
faccio felici i miei parenti. Prima del 24 marzo di quest' anno c'era una
situazione difficile nel paese a causa delle sanzioni dell' Occidente,
in primo luogo degli USA. In Serbia avevamo la pace. Né sentivamo
il terrore della guerra. In quel maledetto giorno si diceva che la NATO
avrebbe bombardato, ma nessuno ci credeva , perché sapevamo che
la Serbia non aveva fatto niente di male a nessuno al mondo.
La sera del 24 marzo, alle 20.04, le sirene cominciarono a suonare
paurosamente, avvisando del pericolo degli aerei.
Neppure allora abbiamo creduto che facessero seriamente. Quando
abbiamo sentito le esplosioni delle bombe e dei missili, siamo scappati
negli scantinati. Questo mi ha fatto molta paura, il mio cuore voleva fuggire
dal petto. Nello scantinato
c'era un gran silenzio, nessuno parlava, i genitori abbracciavano
i figli, i piccoli piangevano tra le braccia delle madri. Io e mio fratello
ci siamo stesi su una coperta sul pavimento di cemento, sopra di noi ci
proteggevano coi loro corpi i nonni e la mamma, pronti a fare scudo se
la casa fosse crollata. Non abbiamo dormito e anche loro hanno aspettato
il mattino.
Il primo mattino di guerra. I genitori non osavano mandarci a scuola.
Radio e TV comunicavano che a causa dell'attacco dei fascisti contro Serbia
e Jugoslavia erano sospese le lezioni nelle scuole e all'università.
Siamo rimasti senza la nostra scuola, senza i nostri giochi, senza gioia.
Mia madre andò a lavorare in fabbrica, era il suo turno di lavoro.
Ogni giorno gli operai, con i loro corpi, difendevano la fabbrica
dalla follia omicida dei forsennati fascisti. Difendevano il loro pane,
la vita dei loro figli. I nemici hanno distrutto molto e ucciso bambini
innocenti ed anche adulti. Così ci hanno privato della nostra libertà
di bambini. Allora ho sentito per la prima volta dagli adulti che Clinton
è un mostro peggiore di Hitler. E prima non sapevo chi era Hitler
né chi era Clinton. Ora so, l'ho imparato dalle bombe, che nessuno
di loro è normale.
Qualche giorno dopo mia madre e la nonna ci hanno portato dalla
zia in un paesino vicino Kragujevac. Lì siamo rimasti 40 giorni.
La mamma, la zia o la nonna sono stati sempre con me. Ad ogni attacco degli
aerei vivevamo nella paura, anche se le esplosioni dei missili erano lontano.
Dopo questi 40 giorni passati nel paesino, ci hanno riportato a
casa. A Kragujevac sono rimasti pochi bambini. La maggior parte è
stata portata in campagna. Però non si stava al sicuro neppure lì.
Sempre più spesso le bombe cadevano sulla
campagna, nei giardini, sempre più dove la gente lavorava.
Quando sono tornata dal villaggio vedevo spesso i miei compagni e le mie
compagne. Quando finiva il pericolo degli aerei, uscivamo di casa per incontrarci,
per parlare, per giocare. Quando sentivamo "Pericolo!" i nostri genitori
ci cercavano disperatamente a telefono.
Così ci siamo abituati alla situazione di guerra. Al segnale
della sirena, invece di andare negli scantinati, uscivamo in strada e incitavamo
i nostri soldati e tifavamo per loro, perché colpissero e facessero
cadere gli aerei della NATO.
Quando i forsennati hanno bombardato la fabbrica Zastava non mi
trovavo a Kragujevac. La nostra casa dista 500-800 metri dalla fabbrica.
Dicono che c'è stata un'esplosione che ha fatto tremare tutta la
città. Però ho vissuto un momento simile. Dopo il segnale
di cessato allarme ritornavo con la nonna e il nonno da casa della zia
al villaggio. Siamo giunti sino al centro della città.
La sirena ha suonato l'allarme. Subito abbiamo sentito gli aerei
e un'esplosione vicino a noi. Hanno bombardato la caserma al centro della
città. Era giorno.
Verso mezzogiorno. C'era molta gente per le strade. Tutti correvano.
La gente cercava dove ripararsi. La nonna mi ha spinto vicino ad un albero
e mi ha abbracciato per proteggermi. Gli aerei hanno sorvolato la città
e poi sono andati via. La caserma era in fiamme. Io e la nonna abbiamo
atteso un attimo e poi ci siamo messe a correre verso casa. Quello è
stato il giorno in cui ho vissuto direttamente l'esperienza della guerra
e il pericolo.
Miei cari compagni, so che anche l'Italia ha partecipato, ha concesso
il suo territorio ai maledetti aerei fascisti che si levavano in volo e
aggredivano la Jugoslavia portando distruzione e morte. Anche se sono piccola,
ho imparato a distinguere gli amici dai nemici. So che voi, comunisti italiani,
siete nostri amici. Mio nonno mi diceva che i comunisti si sono sollevati
per primi contro il fascismo in Italia.
Nella guerra del 1941-1945 i comunisti e i patrioti d'Italia hanno
lottato contro il fascismo anche in Jugoslavia, come combattenti, partigiani,
col nostro esercito di liberazione. Anche questa volta siete con noi, dalla
parte della giustizia e della verità. Insieme con noi levate la
vostra voce contro il nuovo ordine mondiale fascista. Questo ho appreso
da mio nonno sul partito comunista, di cui è stato membro. Questo
ho saputo anche da mia madre, che dice che ha vissuto i suoi tempi migliori
quando c'era il partito comunista di Jugoslavia. Per questo, cari compagni,
vorrei che questi tempi ritornassero, in Serbia, in
Jugoslavia. Vorrei che nessuno più ci aggredisse. Vorrei
che gli scellerati con le bombe e i missili non ci impedissero di andare
a scuola, di giocare, di essere felici. Questo auguro a tutti i bambini
del mondo.
Cari miei compagni, vi ringrazio per l'aiuto che mi date per il
periodo della mia scuola elementare. Io che sono così piccola vi
auguro di aver successo. Vi auguro di vincere nella vostra terra. Vi faccio
di cuore gli auguri per il nuovo anno 2000. Che nel nuovo secolo si realizzino
le vostre aspirazioni.
Vi auguro anche buon Natale.
Il vostro aiuto ha portato nella mia casa gioia e speranza nel futuro,
fiducia nella brava gente. Vi ringrazio specialmente per mia madre. Sento
quanto si è rassicurata grazie al vostro aiuto economico. E ha due
ragazzi che vanno a scuola.
Per sempre grata, la vostra piccola scolara e compagna
Ana G.*
da Kragujevac
scrivete a linearossa@virgilio.it
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