linea Rossa

(nr.14 - gennaio-febbraio 2000)

 

INTERNAZIONALE



Associazione  culturale e di solidarietà con
la popolazione jugoslava "Un ponte per Belgrado in terra di Bari"
tel/fax  0805562663 e-mail: ponte@isf.it
sito Web: www.isf.it/ponte


 
 

UNA LETTERA DALLA SERBIA




Stiamo continuando la campagna di "adozioni a distanza" dei bambini degli operai della Zastava di Kragujevac bombardata dalla NATO. Questa iniziativa delle adozioni a distanza non serve soltanto a dare solidarieta' concreta (50.000 lire al mese) alle famiglie degli operai rimasti senza lavoro dopo il bombardamento delle loro fabbriche, ma sta costruendo un ponte, un legame diretto con la popolazione jugoslava. Cominciano ad arrivare le prime lettere dei ragazzi di Kragujevac. In esse, la testimonianza viva di ciò che hanno provocato i bombardamenti e di come hanno sconvolto la vita quotidiana; ma anche le speranze, le prospettive, il rapporto con chi, in Italia, il paese da cui si alzavano i bombardieri, si è schierato contro le bombe.  Ecco la traduzione della lunga lettera inviata al circolo del PRC di Gravina di Puglia (BA), che ha collettivamente "adottato" Ana G*
[per chi volesse aderire alla campagna di adozioni  a distanza, tel/fax 080 5562663;
e-mail: ponte@isf.it
conto corrente postale n. 12350724 intestato ad Andrea Catone via F. Campione 68, 70124 Bari,
indicando sul retro la causale: per i bambini della Zastava]


"Sono davvero molto contenta di potermi presentare e ringraziarvi per la generosità che mostrate verso i bambini della
mia cara terra di Serbia. Io sono Anna G*, alunna della sesta classe della scuola di base. Sono felice, cari compagni, che abbiate deciso di aiutarmi in questa situazione difficile per tutti i bambini della mia bellissima terra.
Vivo in una famiglia di operai con il nonno, la nonna, mio fratello e mia madre. Il nonno è in pensione con 40 marchi di pensione che non prende da tempo. La nonna è senza pensione ed è molto malata. Mio fratello studia nella prima classe della scuola superiore. Mia madre lavora alla Zastava che i fascisti nemici dei serbi hanno distrutto con le bombe e i missili. La mamma ha uno stipendio di 15 marchi, ma ci domandiamo per quanto tempo ancora lo Stato potrà pagare questi 15 marchi. Oltre lo stipendio, essa riceve spesso aiuto dal sindacato: alimenti, detersivi e prodotti per la pulizia e altro.
Papà non vive con noi e non ha la possibilità di aiutarci materialmente. Vado a scuola regolarmente. Sono brava a scuola e così faccio felici i miei parenti. Prima del 24 marzo di quest' anno c'era una situazione difficile nel paese a causa delle sanzioni dell' Occidente, in primo luogo degli USA. In Serbia avevamo la pace. Né sentivamo il terrore della guerra. In quel maledetto giorno si diceva che la NATO avrebbe bombardato, ma nessuno ci credeva , perché sapevamo che la Serbia non aveva fatto niente di male a nessuno al mondo.
La sera del 24 marzo, alle 20.04, le sirene cominciarono a suonare paurosamente, avvisando del pericolo degli aerei.
Neppure allora abbiamo creduto che facessero seriamente. Quando abbiamo sentito le esplosioni delle bombe e dei missili, siamo scappati negli scantinati. Questo mi ha fatto molta paura, il mio cuore voleva fuggire dal petto. Nello scantinato
c'era un gran silenzio, nessuno parlava, i genitori abbracciavano i figli, i piccoli piangevano tra le braccia delle madri. Io e mio fratello ci siamo stesi su una coperta sul pavimento di cemento, sopra di noi ci proteggevano coi loro corpi i nonni e la mamma, pronti a fare scudo se la casa fosse crollata. Non abbiamo dormito e anche loro hanno aspettato il mattino.
Il primo mattino di guerra. I genitori non osavano mandarci a scuola. Radio e TV comunicavano che a causa dell'attacco dei fascisti contro Serbia e Jugoslavia erano sospese le lezioni nelle scuole e all'università. Siamo rimasti senza la nostra scuola, senza i nostri giochi, senza gioia. Mia madre andò a lavorare in fabbrica, era il suo turno di lavoro.
Ogni giorno gli operai, con i loro corpi, difendevano la fabbrica dalla follia omicida dei forsennati fascisti. Difendevano il loro pane, la vita dei loro figli. I nemici hanno distrutto molto e ucciso bambini innocenti ed anche adulti. Così ci hanno privato della nostra libertà di bambini. Allora ho sentito per la prima volta dagli adulti che Clinton è un mostro peggiore di Hitler. E prima non sapevo chi era Hitler né chi era Clinton. Ora so, l'ho imparato dalle bombe, che nessuno di loro è normale.
Qualche giorno dopo mia madre e la nonna ci hanno portato dalla zia in un paesino vicino Kragujevac. Lì siamo rimasti 40 giorni. La mamma, la zia o la nonna sono stati sempre con me. Ad ogni attacco degli aerei vivevamo nella paura, anche se le esplosioni dei missili erano lontano.
Dopo questi 40 giorni passati nel paesino, ci hanno riportato a casa. A Kragujevac sono rimasti pochi bambini. La maggior parte è stata portata in campagna. Però non si stava al sicuro neppure lì. Sempre più spesso le bombe cadevano sulla
campagna, nei giardini, sempre più dove la gente lavorava. Quando sono tornata dal villaggio vedevo spesso i miei compagni e le mie compagne. Quando finiva il pericolo degli aerei, uscivamo di casa per incontrarci, per parlare, per giocare. Quando sentivamo "Pericolo!" i nostri genitori ci cercavano disperatamente a telefono.
Così ci siamo abituati alla situazione di guerra. Al segnale della sirena, invece di andare negli scantinati, uscivamo in strada e incitavamo i nostri soldati e tifavamo per loro, perché colpissero e facessero cadere gli aerei della NATO.
Quando i forsennati hanno bombardato la fabbrica Zastava non mi trovavo a Kragujevac. La nostra casa dista 500-800 metri dalla fabbrica. Dicono che c'è stata un'esplosione che ha fatto tremare tutta la città. Però ho vissuto un momento simile. Dopo il segnale di cessato allarme ritornavo con la nonna e il nonno da casa della zia al villaggio. Siamo giunti sino al centro della città.
La sirena ha suonato l'allarme. Subito abbiamo sentito gli aerei e un'esplosione vicino a noi. Hanno bombardato la caserma al centro della città. Era giorno.
Verso mezzogiorno. C'era molta gente per le strade. Tutti correvano. La gente cercava dove ripararsi. La nonna mi ha spinto vicino ad un albero e mi ha abbracciato per proteggermi. Gli aerei hanno sorvolato la città e poi sono andati via. La caserma era in fiamme. Io e la nonna abbiamo atteso un attimo e poi ci siamo messe a correre verso casa. Quello è stato il giorno in cui ho vissuto direttamente l'esperienza della guerra e il pericolo.
Miei cari compagni, so che anche l'Italia ha partecipato, ha concesso il suo territorio ai maledetti aerei fascisti che si levavano in volo e aggredivano la Jugoslavia portando distruzione e morte. Anche se sono piccola, ho imparato a distinguere gli amici dai nemici. So che voi, comunisti italiani, siete nostri amici. Mio nonno mi  diceva che i comunisti si sono sollevati per primi contro il fascismo in Italia.
Nella guerra del 1941-1945 i comunisti e i patrioti d'Italia hanno lottato contro il fascismo anche in Jugoslavia, come combattenti, partigiani, col nostro esercito di liberazione. Anche questa volta siete con noi, dalla parte della giustizia e della verità. Insieme con noi levate la vostra voce contro il nuovo ordine mondiale fascista. Questo ho appreso da mio nonno sul partito comunista, di cui è stato membro. Questo ho saputo anche da mia madre, che dice che ha vissuto i suoi tempi migliori quando c'era il partito comunista di Jugoslavia. Per questo, cari compagni, vorrei che questi tempi ritornassero, in Serbia, in
Jugoslavia. Vorrei che nessuno più ci aggredisse. Vorrei che gli scellerati con le bombe e i missili non ci impedissero di andare a scuola, di giocare, di essere felici. Questo auguro a tutti i bambini del mondo.
Cari miei compagni, vi ringrazio per l'aiuto che mi date per il periodo della mia scuola elementare. Io che sono così piccola vi auguro di aver successo. Vi auguro di vincere nella vostra terra. Vi faccio di cuore gli auguri per il nuovo anno 2000. Che nel nuovo secolo si realizzino le vostre aspirazioni.
Vi auguro anche buon Natale.
Il vostro aiuto ha portato nella mia casa gioia e speranza nel futuro, fiducia nella brava gente. Vi ringrazio specialmente per mia madre. Sento quanto si è rassicurata grazie al vostro aiuto economico. E ha due ragazzi che vanno a scuola.
Per sempre grata, la vostra piccola scolara e compagna

Ana G.*
da Kragujevac
 
 
 
 

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