Call center - Quel che abbiamo chiesto il 4 novembre…

 

 

 I Call Center, le nuove catene di montaggio nell’epoca del neoliberismo, sono i luoghi del “nuovo” sfruttamento con un sistema di lavoro che, per orari, organizzazione del lavoro e salari condizionano inesorabilmente la vita e la dignità di centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratrici. Per questo lottiamo per una inversione di tendenza ed una discontinuità con il passato attraverso i seguenti punti irrinunciabili: centralità del contratto a tempo indeterminato e rispetto del risultato ispettivo, che chiede la stabilizzazione per tutti e tutte a partire dal 2001 in Atesia (Gruppo Almaviva); ritiro dell’Avviso Comune (accordo che “interpreta” la brutta circolare del ministero del Lavoro sui Call Center) perché conferma la precarizzazione del lavoro e nega l’autodeterminazione dei lavoratori e delle lavoratrici obbligandoli ad una liberatoria per il passato; retribuzioni migliori ed uguali per tutti, con l’eliminazione dei diversi regimi a parità di attività lavorativa - regolazione e limitazione del part time per garantire le libere scelte delle lavoratrici e dei lavoratori. orari e tempi che consentano il recupero psicofisico e vadano incontro alle esigenze dei lavoratori e delle lavoratrici; valutazione dei rischi per la salute; nuova normativa restrittiva per gli appalti, contro le gare al massimo ribasso prevedendo le assunzioni dei lavoratori con il tempo indeterminato applicando il contratto di riferimento. Chiediamo la reinternalizzazione delle attività e dei lavoratori e delle lavoratrici esternalizzati (anche per garantire i diritti degli utenti relativamente alla riservatezza dei dati) e l’interruzione immediata di tutte le cessioni di rami d’azienda (modifica della normativa), che hanno prodotto sino ad oggi solo licenziamenti e lo spezzatino e lauti profitti alle aziende delle telecomunicazioni. Diritto inalienabile dei lavoratori e delle lavoratrici a essere informati e a potersi legittimamente esprimere ed organizzare, anche attraverso l’uso del referendum, sugli accordi che li riguardano. Per ottenere questo è necessario che la politica si interroghi e non si distragga, innanzitutto rispondendo positivamente alle richieste di: ritiro dell’art. 178 della Finanziaria, che si rivela nei fatti un condono fiscale e penale per i padroni che non hanno adottato le lecite forme contrattuali, facendo ricadere sui lavoratori e sulla collettività intera il peso economico di questa colossale evasione fiscale autorizzata; abrogazione della legge 30 e superamento del pacchetto Treu; democrazia nei posti di lavoro con una legge dello stato che garantisca i diritti di rappresentanza; diritto allo sciopero e diritto alla pensione contro pericolose controriforme che continuino a colpire chi ha già pesantemente pagato. Il 4 novembre si è manifestato per tutto questo. Diamo forza e continuità alla straordinaria mobilitazione del 4 novembre, sosteniamo percorsi unitari per risolvere definitivamente lo sfruttamento nei Call Center.

Daniela Cortese segr. Circolo Tlc del Prc di Roma; Saturno Salvagni segr. Federazione romana Prc; Claudio Amato segr. Gen. Fiom-Cgil Rm Nord; Domenico Teramo Cobas del Lavoro Privato; Daniele Canti Rete 28 Aprile Roma e Lazio; Giovanni Miggiano Segr. Snater