I Call
Center, le nuove catene di montaggio nell’epoca del
neoliberismo, sono i luoghi del “nuovo” sfruttamento con un sistema di lavoro
che, per orari, organizzazione del lavoro e salari condizionano
inesorabilmente la vita e la dignità di centinaia di migliaia di lavoratori e
lavoratrici. Per questo lottiamo per una inversione
di tendenza ed una discontinuità con il passato attraverso i seguenti punti
irrinunciabili: centralità del contratto a tempo indeterminato e rispetto del
risultato ispettivo, che chiede la stabilizzazione per tutti e tutte a
partire dal 2001 in
Atesia (Gruppo Almaviva);
ritiro dell’Avviso Comune (accordo che “interpreta” la brutta circolare del
ministero del Lavoro sui Call Center) perché
conferma la precarizzazione del lavoro e nega
l’autodeterminazione dei lavoratori e delle lavoratrici obbligandoli ad una
liberatoria per il passato; retribuzioni migliori ed uguali per tutti, con
l’eliminazione dei diversi regimi a parità di attività lavorativa -
regolazione e limitazione del part time per
garantire le libere scelte delle lavoratrici e dei lavoratori. orari e tempi che consentano il recupero psicofisico e
vadano incontro alle esigenze dei lavoratori e delle lavoratrici; valutazione
dei rischi per la salute; nuova normativa restrittiva per gli appalti, contro
le gare al massimo ribasso prevedendo le assunzioni dei lavoratori con il
tempo indeterminato applicando il contratto di riferimento. Chiediamo la reinternalizzazione delle attività e dei lavoratori e
delle lavoratrici esternalizzati (anche per
garantire i diritti degli utenti relativamente alla
riservatezza dei dati) e l’interruzione immediata di tutte le cessioni di
rami d’azienda (modifica della normativa), che hanno prodotto sino ad oggi
solo licenziamenti e lo spezzatino e lauti profitti alle aziende delle
telecomunicazioni. Diritto inalienabile dei lavoratori e delle lavoratrici a essere informati e a potersi legittimamente esprimere ed
organizzare, anche attraverso l’uso del referendum, sugli accordi che li
riguardano. Per ottenere questo è necessario che la politica si interroghi e non si distragga, innanzitutto rispondendo
positivamente alle richieste di: ritiro dell’art. 178 della Finanziaria, che
si rivela nei fatti un condono fiscale e penale per i padroni che non hanno
adottato le lecite forme contrattuali, facendo ricadere sui lavoratori e
sulla collettività intera il peso economico di questa colossale evasione
fiscale autorizzata; abrogazione della legge 30 e superamento del pacchetto Treu; democrazia nei posti di lavoro con una legge dello
stato che garantisca i diritti di rappresentanza; diritto allo sciopero e
diritto alla pensione contro pericolose controriforme che continuino a
colpire chi ha già pesantemente pagato. Il 4 novembre si è manifestato per
tutto questo. Diamo forza e continuità alla straordinaria
mobilitazione del 4 novembre, sosteniamo percorsi unitari per
risolvere definitivamente lo sfruttamento nei Call
Center.
Daniela Cortese segr. Circolo Tlc del Prc di
Roma; Saturno Salvagni segr.
Federazione romana Prc; Claudio Amato segr. Gen. Fiom-Cgil Rm
Nord; Domenico Teramo Cobas del Lavoro Privato; Daniele Canti Rete 28 Aprile
Roma e Lazio; Giovanni Miggiano Segr.
Snater
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