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 LE ELEZIONI EUROPEE E L’UNITA’ DEI COMUNISTI PER L’OGGI E PER IL DOMANI

La legge elettorale per le europee rappresenta il culmine dell’operazione portata avanti, a partire dagli anni Ottanta, per eliminare ogni presenza comunista in Italia.  E’ necessaria, nell’immediato, una lista che unisca, sotto il simbolo della falce e martello, tutti i comunisti. Non va, però, perso di vista l’obiettivo strategico della creazione di un unico Partito Comunista

 ----- Domenico Catalfamo -----

Con la legge elettorale per le europee che è in corso di definitiva approvazione al Parlamento italiano può ritenersi conclusa l’operazione iniziata nel 1989 e portata avanti a tappe programmate e prevedibili da quella che era la maggioranza del gruppo dirigente del PCI, operazione tendente alla liquidazione del patrimonio storico, ideologico e politico rappresentato dal partito di Gramsci e di Togliatti. Quel che si vuole in realtà con questa legge è la cancellazione dalla geografia politica del nostro Paese di qualsiasi partito che si richiami al comunismo e che abbia nei suoi propositi il superamento del sistema capitalistico, peraltro oggi in grave crisi.

L’operazione, condotta negli anni con cinica determinazione, ha potuto avere successo grazie all’acquiescenza di una base in maggioranza narcotizzata ed “educata” all’opportunismo e a un malinteso spirito di appartenenza e di dipendenza dall’apparato, nonché – occorre dirlo – per la scarsa convinzione di chi (Rifondazione e PdCI) avrebbe dovuto con ben altro vigore contrastarla. Non si può essere alleati di chi ha un disegno strategico opposto a quello che dovrebbe essere il tuo, di chi ha il chiaro proposito di liquidare quello che tu rappresenti o dovresti rappresentare. Il risultato non può che essere quello che è stato, cioè il logoramento e la perdita di credibilità.

Il posto dei comunisti a partire dagli anni Ottanta avrebbe dovuto essere all’opposizione, perché da allora è cominciato ed è andato avanti quel processo di annullamento delle più significative conquiste del mondo del lavoro che ha portato all’attuale e indiscussa supremazia degli interessi e delle logiche del padronato nei rapporti sociali. In quegli stessi anni si è materializzato il piano tendente a cambiare in senso autoritario i lineamenti dello stato democratico disegnato dalla Costituzione, piano del quale il partito dei DS prima e il PD oggi sono stati e sono promotori e fautori assieme a Berlusconi e al centro-destra.

Ora le cose sono arrivate al punto che tutti sappiamo, e bisogna decidere il da farsi, per l’oggi e per il domani. Abbiamo davanti le europee, si vota a giugno. Non c’è tempo da perdere. Si impongono decisioni rapide. Non si può rifare l’arcobaleno, perché è già bell’e sepolto. Lasciamo che altri facciano da fianco sinistro a Veltroni o a D’Alema che dir si voglia. Il meno che si possa fare – a questo punto dovrebbero averlo capito anche i bambini – è di dar vita a una lista con la falce e martello che unisca tutti i comunisti che ci stanno.

La prima prova di responsabilità in questa direzione devono darla i dirigenti del PdCI e di Rifondazione Comunista. Bisogna dare un segnale ai nostri elettori, anche ai molti che, delusi, hanno in precedenza disertato le urne. Oggi più che mai c’è bisogno dei comunisti. Hanno bisogno dei comunisti gli operai, malpagati e maltrattati, e tutti quelli che rischiano il posto di lavoro, nel pubblico e nel privato. Ha bisogno dell’azione decisa dei comunisti l’economia che langue. Ha bisogno dei comunisti il Sud, cui nessuno pensa. Hanno bisogno dei comunisti tutti i cittadini onesti, vittime della mafia, del malaffare, dell’inveterato sistema dei privilegi e delle raccomandazioni. Ha bisogno dei comunisti tutta l’Italia civile che non può accettare la discriminazione razziale, né la violenza alle libere scelte etiche in nome di una indifendibile visione clericale o di una pretesa teocratica in stridente contrasto con la modernità.

I comunisti dovranno essere presenti tutti uniti nella prossima competizione elettorale. Ma, al di là della contingenza, occorre mettere mano con convinzione e chiarezza di idee a quel soggetto politico comunista che non rinneghi le storiche conquiste del passato e sappia, nello stesso tempo, guardare al futuro, con la forza e l’attualità del pensiero marxista e con quell’ottimismo della volontà che Gramsci, anche dal fondo di una prigione, ci ha indicato.

 Domenico Catalfamo, dal sito http://www.costituentecomunista.it

7 febbraio 2009