Ferdinando Dubla

 

[blog settembre 2009]

 

 

 

 

inviato a: Rinascita, Calendario del popolo, Resistenze.org

 

TAGLI DI CIVILTA’ E CULTURA:

QUESTE LE CONTRORIFORME SCOLASTICHE DELLA DESTRA

 

----- Ferdinando Dubla -----

 

La distruzione della scuola pubblica passa anche attraverso la “riforma” della secondaria superiore che dovrebbe iniziare dal 2010. L’emblematico caso del liceo delle scienze umane

 

Esiste un solo bene, la conoscenza, e un solo male, l’ignoranza

(Socrate)

 

Lo spazio pubblico della scuola è sotto attacco. E lo è da diversi punti di vista, tanto che il fenomeno dell’espulsione dei precari ‘storici’ costituisce solo la punta dell’iceberg, drammatico ed esemplificativo. Si vuol far passare il problema del precariato come ‘problema umanitario’, semmai di una necessità di ammortizzatori sociali, risolto (?) con i vergognosi ‘contratti di disponibilità’, che hanno visto contraria la sola CGIL. Ma ciò che si tace, è che senza questi ‘precari’ la scuola non avrebbe funzionato, e che senza questo indispensabile e prezioso personale della scuola non può esserci futuro per la qualità didattica e per la formazione adeguata delle nostre giovani generazioni. Tutto procede in questa maniera: sul tema della scuola è palese l’occultamento ‘ideologico’ (in senso marxiano) dei dati di fatto empirici, la falsificazione sistematica degli obiettivi veri, la costruzione di una ‘falsa coscienza’ delle classi dominanti del nostro paese.

La matrice di quest’attacco inaudito ha due facce: quella economica dei tagli selvaggi, della progressiva pauperizzazione strutturale (ammantata ideologicamente con il termine ‘razionalizzazione’) e quella culturale, nel senso che alla alfabetizzazione culturale di massa si vuole sostituire la cultura dell’impresa, del mercato, del denaro (ammantata ideologicamente con il termine ‘liberalizzazione’). Naturalmente si procede sulla testa di studenti, docenti, famiglie, dirigenti, personale della scuola. Ma con grave danno per tutti, per l’intero tessuto culturale del nostro paese. Per rendere organico l’attacco e innescare processi scarsamente reversibili, è necessario, all’attuale ministro dell’Istruzione e ai suoi mandanti Tremonti e Berlusconi, investire della politica di tagli e di deculturalizzazione la scuola secondaria superiore. Nella cosiddetta ‘riforma’ non si trova traccia di reali innovazioni pedagogiche, ma solo un goffo ricorso al linguaggio delle nuove tecnologie informatiche e telematiche, un involucro-simulacro, una forma ‘vuota’ in cui ridurre ai minimi termini gli impianti disciplinari e contenutistici. Ridurre, dunque: ridurre il numero dei professori, ridurre le discipline, ridurre l’orario per ridurre il tempo di permanenza a scuola; la revisione degli ordinamenti scolastici prevedono che il tetto massimo orario per gli istituti tecnici e professionali passi da 40 a 32, con l’abolizione degli esami di qualifica del terzo anno. La ‘razionalizzazione’ gelminiana prevede inoltre la ridefinizione dei criteri e dei parametri che presiedono alla formazione delle classi: incremento del rapporto alunni/docenti e alunni/classe; superamento delle attività di co-docenza e contenimento delle attività in compresenza tra docenti di teoria e insegnanti tecnico-pratici di laboratorio (riduzione del 30%); determinazione dell’organico dei docenti relativo ai corsi per l’istruzione degli adulti che tenga conto della serie storica degli alunni scrutinati e non di quelli iscritti, il che in parole povere significherà la scomparsa quasi totale dei corsi serali per l’istruzione degli adulti e degli studenti-lavoratori; accorpamento delle classi di concorso ai fini di una maggiore flessibilità nell’impiego dei docenti. Per completare, si prevede la riduzione nel triennio 2009/11 del 17% della  consistenza del personale ATA  determinata per l’anno scolastico 2007/08, il che appunto significa conseguentemente meno attività di laboratorio e di impiego della struttura scolastica, mattutino e pomeridiano.

La grancassa mediatico-propagandistica che accompagna gli annunci di Mariastar non sono sufficienti ad occultare, nascondere, mistificare la politica della tagliola che ancora più pesantemente si abbatterà, se non si ferma questa programmata demolizione, ancora più forte dal 2010. Il Consiglio dei Ministri, tra uno scandalo di escort e l’altro, è riuscito ad approvare, nel giugno scorso, questo disegno demolitore degli indirizzi della secondaria superiore. Da 400 indirizzi si passa a 6 licei con 10 opzioni per gli studenti. Due le new entry: il liceo musicale e coreutico e il liceo delle scienze umane. Il nuovo modello partirà gradualmente, coinvolgendo dall’anno scolastico 2010-2011 le prime e le seconde classi; entrerà a regime nel 2013.

La ’riforma’ spazza via gli attuali 396 indirizzi sperimentali, i 51 progetti assistiti dal ministero e le tantissime sperimentazioni attivate e propone sei licei: il liceo artistico, articolato in tre indirizzi (arti figurative, architettura-design-ambiente, audiovisivo-multimedia-scenografia); il liceo classico (sarà introdotto l'insegnamento di una lingua straniera per l'intero quinquennio); il liceo scientifico (oltre al normale indirizzo le scuole potranno attivare l'opzione scientifico-tecnologica, dove 'salta' il latino); il liceo linguistico (tre lingue straniere, dalla terza liceo un insegnamento non linguistico sarà impartito in lingua straniera e dalla quarta liceo un secondo insegnamento sarà impartito in lingua straniera); il liceo musicale e coreutico, articolato appunto nelle due sezioni musicale e coreutica (inizialmente saranno istituite 40 sezioni musicali e 10 coreutiche); infine, il liceo delle scienze umane che sostituisce il liceo sociopsicopedagogico, portando a regime le sperimentazioni avviate negli anni scorsi (le scuole potranno attivare un'opzione sezione economico-sociale, dove non è previsto lo studio del latino). Ed è proprio prendendo in esame quest’ultimo indirizzo che si rivela l’inconsistenza culturale dell’operazione berlusconian-gelminiana. Un caso eclatante, di specie.

 

L’EMBLEMATICO CASO DEL LICEO DELLE SCIENZE UMANE

 

Il nuovo liceo delle scienze umane, ripropone la struttura e i programmi ideati dalla riforma Moratti (decreto 226/05), eliminando però tutte le materie di indirizzo presenti nel biennio e concentrando l’insegnamento delle scienze umane sulla storia della pedagogia. Mentre le sperimentazioni che hanno potenziato le discipline sociali (come il liceo delle scienze sociali) vengono in qualche modo conservate attraverso l’opzione economico-sociale, quelle che hanno sviluppato invece con successo l’area psicologica (come il vecchio liceo delle scienze umane o il liceo della formazione) e quelle che garantivano una formazione più completa e ad ampio spettro (come il liceo socio-psico-pedagogico) vengono inspiegabilmente cancellate.

Dovrebbero infatti tutte confluire nel nuovo liceo delle scienze umane nel quale però: 1) sono state completamente eliminate le ore di introduzione alle discipline di indirizzo prima presenti nel biennio, 2) le scienze umane sono ridotte a sole 12 ore nell’intero quinquennio e 3) viene a mancare qualsiasi trattazione sistematica della psicologia o della sociologia.

E’ un esempio, ma inaudito e paradossale: e l’allarme viene dai professori addetti ai lavori (nel codice delle classi concorsuali sono i docenti della A036) e corre sui blog, in Internet (cfr. http://liceoscienzeumane.blogspot.com/) a suon di petizioni e appelli disperati a politici e semplici cittadini (uno di questi è riprodotto in allegato).

L’assenza, nel biennio, della disciplina caratterizzante: in questo modo si compromette radicalmente l’identità dell’indirizzo privandolo della sua specificità (sarebbe come eliminare latino e greco dal liceo classico o matematica e fisica dallo scientifico). Più che un liceo delle “scienze umane” diventa un generico corso di “discipline umanistiche” (latino, italiano, lingue straniere, storia dell’arte, etc.), cioè qualcosa di completamente diverso da tutte le sperimentazioni ex magistrali che dovrebbe invece sostituire.

Priva di qualsiasi giustificazione razionale è anche la riduzione delle scienze umane alla mera storia della pedagogia, in quanto essa rappresenta solo un aspetto marginale di tali discipline e forse quello meno utile dal punto di vista della formazione personale e lavorativa dello studente. Tenendo poi presente che gran parte dei ragazzi si iscriveva al socio-psico-pedagogico e al vecchio liceo delle scienze umane animata da un forte interesse per la psicologia o la sociologia, ci chiediamo quanti iscritti possa riuscire ad attrarre un liceo incentrato esclusivamente sulla storia della pedagogia.

La mancanza di una trattazione sistematica di psicologia e sociologia, inoltre, priva lo studente di strumenti indispensabili per affrontare con competenza e serenità la complessità del mondo attuale, le relazioni sociali ed i legami affettivi. Dunque non consente proprio quella formazione umana interiore che tale liceo dovrebbe per

eccellenza promuovere.

Dal punto di vista strettamente pedagogico -  fanno notare i docenti di scienze della formazione sul loro blog -  è assurdo ridurre le ore complessive del biennio a sole 27, proprio quando bisognerebbe invece lavorare maggiormente assieme agli studenti. Com’è noto, la riduzione del tempo scuola produce effetti negativi in studenti che non hanno ancora acquisito la necessaria autonomia di studio; dunque togliere il supporto dei docenti a ragazzi di età inferiore ai 16 anni li penalizza fortemente.

 

Un liceo delle scienze umane….senza le scienze umane!! A questo arriva l’allegra brigata dei collaboratori berlusconiani, a digiuno evidentemente di minime basi didattico-culturali per poter progettare qualsivoglia piano di studi.

 

La riforma Gentile del 1923, che vide l’avversione di Antonio Gramsci e dei democratici italiani, per la fondamentale ragione che proponeva un impianto classista e di discriminazione delle classi subalterne, aveva comunque in molte sue pieghe un legame storico con la tradizione culturale del nostro paese. La nuova controriforma ha il brutale volto invece del denaro e dell’ignoranza: il potere deve prescindere dalla cultura, deve poterne fare a meno, quella che serve si compra al supermercato privato delle scuole private e confessionali, oppure in una scuola pubblica deprivata di tutto, trasformata in tante Fondazioni alla ricerca delle elemosine dei padroni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ALLEGATO (da http://liceoscienzeumane.blogspot.com/)

 

LETTERA APERTA AL MONDO POLITICO E ALLA CITTADINANZA

 

Alla cortese attenzione del ministro dell’istruzione, del presidente del consiglio, del parlamento,

dei rappresentanti politici locali e nazionali, dei giornalisti e dell’intera cittadinanza

 

Oggetto: LICEO DELLE SCIENZE UMANE (analisi e proposte)

 

Con questa lettera ci rivolgiamo direttamente agli uomini politici, ai giornalisti ed ai cittadini che, come noi, hanno a cuore il destino della scuola italiana. In qualità di “tecnici” della formazione abbiamo accuratamente esaminato in questi mesi le proposte di riforma avanzate dal ministro Gelmini.(…) Dalla nostra analisi del nuovo liceo delle scienze umane sono

emerse però alcune criticità che potrebbero essere facilmente corrette per garantire un miglior

percorso formativo alle future generazioni nonché un più efficace utilizzo del denaro pubblico.

Le sperimentazioni negli istituti ex magistrali

La riforma cancellerà dal 2010 tutte le sperimentazioni attualmente presenti negli ex istituti

magistrali. Pur nella loro varietà esse sono riconducibili a tre grandi gruppi:

1) l’indirizzo socio-psico-pedagogico, che rappresenta ancor oggi il percorso più ricco e

completo tra quelli emersi nel campo degli ex-magistrali in quanto prevede lo studio di

tutte le maggiori scienze umane (psicologia, sociologia, pedagogia, diritto ed economia), sia nella loro struttura teorica sia nella loro applicazione pratica di ricerca;

2) l’indirizzo sociale (la cui versione più diffusa è il liceo delle scienze sociali), che ha

abbandonato latino e pedagogia per concentrarsi maggiormente su sociologia, antropologia e psicologia sociale;

3) l’indirizzo psico-pedagogico (rappresentato dal liceo delle scienze umane e dal liceo della formazione), che si è concentrato sull’ambito complementare delle discipline psicologiche, integrate in alcuni casi con la pedagogia.

(..)

Gli elementi critici del liceo delle scienze umane e le nostre proposte

L’opzione tradizionale del nuovo liceo delle scienze umane è senza dubbio quella che suscita

maggiori perplessità dal punto di vista didattico. I nodi critici sono prevalentemente tre.

1) In primo luogo l’assenza, nel biennio, della disciplina caratterizzante; in questo

modo si compromette l’identità dell’indirizzo, privandolo della sua specificità (sarebbe

come eliminare latino e greco dal liceo classico o matematica e fisica dallo scientifico).

Più che un liceo delle “scienze umane” rischia di diventare un generico corso di

“discipline umanistiche” (latino, italiano, lingue straniere, storia dell’arte, etc.), cioè

qualcosa di completamente diverso da tutte le sperimentazioni che dovrebbe sostituire.

2) Problematica è anche la riduzione delle scienze umane alla mera storia della

pedagogia, in quanto essa rappresenta solo un aspetto marginale di tali discipline.

Considerando il fatto che gran parte dei ragazzi si iscriveva al socio-psico-pedagogico e

al vecchio liceo delle scienze umane animata da un forte interesse per la psicologia o la

sociologia, ci chiediamo quanti iscritti possa riuscire ad attrarre un liceo incentrato

prevalentemente sulla storia della pedagogia.

3) La mancanza di una trattazione sistematica di psicologia e sociologia, inoltre,

priva lo studente di strumenti indispensabili per affrontare con competenza e serenità la

complessità del mondo attuale, le relazioni sociali ed i legami affettivi. Dunque non

consente proprio quella formazione umana interiore che tale liceo dovrebbe per

eccellenza promuovere.

Per tutelare il valore dei nostri istituti ci sembra essenziale, quindi, avanzare alcune proposte.

1) Chiediamo di reinserire le discipline di indirizzo anche nel biennio, affrontando

nei primi due anni un programma simile a quello previsto dai progetti “Brocca” del sociopsico-

pedagogico (“Elementi di psicologia e sociologia”), già testato con successo da

quasi un ventennio; permette infatti di introdurre le scienze umane attraverso temi

molto vicini ai vissuti quotidiani degli studenti, stimolando il loro interesse e quindi

l’apprendimento.

2) Chiediamo di assegnare le ore di scienze umane del triennio allo studio

sistematico di psicologia e sociologia, dedicando eventualmente il quinto anno ad

attività laboratoriali di ricerca attiva, che permettano di esercitare ed applicare le

conoscenze apprese trasformandole in solide competenze pratiche (esattamente come

avveniva con la disciplina di “Metodologie della ricerca” nel socio-psico-pedagogico).

3) Proponiamo, infine, di associare l’insegnamento di pedagogia a quello di

filosofia. (..)

Gli elementi critici dell’opzione economico-sociale e le nostre proposte

L’opzione economico-sociale riprende ampiamente il liceo delle scienze sociali, dunque un

curricolo ormai solido e ben sviluppato. Rispetto alle sperimentazioni attuali la disciplina che

risulta più penalizzata è senza alcun dubbio quella delle scienze sociali, che perde quasi metà

delle ore finora assegnatele. Colpire in questo modo proprio la disciplina caratterizzante toglie

sicuramente forza a questo indirizzo e mina la sua efficacia formativa.

1) Perciò chiediamo di incrementare nell’opzione economico-sociale le ore di

scienze sociali, soprattutto al biennio nel momento cioè in cui si formano le abilità

di base dello studente.

2) Ci sembra poi necessario mantenere una stretta correlazione tra filosofia e scienze

sociali assegnando entrambe le discipline al medesimo docente, in modo da legare

l’insegnamento della filosofia ai temi fondamentali di tale indirizzo piuttosto che a storia.

(..)

Limitare gli esuberi nella classe di concorso A036 per razionalizzare la spesa

Il pesante taglio nelle discipline di indirizzo previsto dalla riforma Gelmini e l’assegnazione

dell’insegnamento di filosofia nel liceo delle scienze umane ai soli docenti della A037 comportano una drastica riduzione del personale della classe di concorso A036 (filosofia, psicologia e scienze umane). Dal 40 al 50% di questi docenti perderà il suo posto di lavoro; molti di loro, essendo ormai assunti in ruolo, non potranno essere licenziati.

Le nostre proposte, oltre a migliorare l’efficacia didattica e formativa del liceo delle scienze

umane, consentono anche, dal punto di vista del mero calcolo finanziario, di limitare il numero di docenti in esubero nella classe di concorso A036, traducendosi immediatamente in una maggior razionalizzazione della spesa pubblica.

 

 

 

 

 

 

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