"Editoriale"
ATTUALITA' DEL COMUNISMO
Nel capitalismo non c'è
salvezza:il socialismo unica prospettiva per la liberazione globale dell'umanità
dall'apartheid capitalistico
di GIAN MARCO MARTIGNONI
Da comunista impenitente non posso assolutamente condividere le dichiarazioni
di Veltroni sull'incompatibilità fra comunismo e libertà,
tanto meno l'equiparazione di comunismo uguale menzogna.
Vorrei perciò esporre le ragioni di questo mio radicale dissenso,
riconoscendo però al pensiero di Veltroni e compagni la coerenza
di aver traghettato il Pci in un sol decennio verso una formazione decisamente
più a destra della pur sempre criticabile socialdemocrazia. Ciò,
quindi, a riprova dell'insipienza di un ceto politico nichilista, opportunista
e provinciale quale quello pidiessino, che così agendo ha
fatto cadere qualsiasi argine rispetto all'anticomunismo nostrano, che
non perde occasione (ieri con il Libro Nero sul comunismo ed oggi con la
bufala del dossier Mitrokhin) per rilanciare un clima da "guerra fredda",
favorevole all'instaurazione di una fase reazionaria e autoritaria, mirante
alla piena realizzazione del piano P2 di Licio Gelli.
Non a caso, se guardiamo all'Europa nel suo complesso, proprio laddove
vi è stato il partito comunista più forte d'Occidente,
abbiamo lo smottamento sul piano sociale e culturale di più elevate
proporzioni e il rinnegamento di un'intera tradizione critica.
Rinnegamento che per l'appunto cancella l'insuperabile definizione
del comunismo contenuta nei "Manoscritti economico-filosofici del 1844"
di K.Marx:
"Il comunismo (...) è la vera risoluzione dell'antagonismo
tra la natura e l'uomo, tra l'uomo e l'uomo, la vera risoluzione della
contesa tra l'esistenza e l'essenza, tra l'oggettivazione e l'autoaffermazione,
tra la libertà e la necessità, tra l'individuo e la specie.
E' la soluzione dell'enigma della storia, ed è consapevole di essere
questa soluzione."
Il comunismo è quindi il dispiegamento di tutte le potenzialità
dell'umano, sino a ora negate dalla storia dell'alienazione economica,
e la realizzazione dell'uomo totalmente ricco sia materialmente che spiritualmente.
La caduta dei socialismi reali non decreta perciò la fine della
storia o del bisogno di comunismo, come vorrebbero i liberali o i neo liberali
di ogni specie, nè eternizza il modo di produzione capitalistico
o lo rende immune dalle contraddizioni esplosive che invece lo attraversano.
Basti guardare alle statistiche sulla distribuzione del reddito su
scala planetaria per verificare di quale profondità è il
conflitto sull'appropriazione delle risorse, tant'è che poco più
di un miliardo di persone vive nell'opulenza, disponendo dell'86 per cento
delle suddette risorse, mentre quasi 5 miliardi di persone non dispongono
nemmeno del restante 20 per cento, destinate in gran parte a vivere, per
dirla con Alex Zanotelli, nei sotterranei della storia.
E' solo, dunque sulla base di un inguaribile e provinciale
eurocentrismo che si può fare propria la falsa apparenza dell' equazione
capitalismo uguale libertà, quando la stessa libertà dal
bisogno non è soddisfatta da ampie fasce di popolazioni del nostro
globo.
Cose, d'altronde, che hanno presente i teologi della liberazione così
invisi a papa Wojtyla, i quali dopo la caduta del muro di Berlino non sono
capitolati intellettualmente come i post comunisti di casa nostra
e con L.Boff, su un numero della rivista "Amancer" del '91, sulla base
della semplice comparazione tra i Paesi socialisti che hanno fatto veramente
la rivoluzione della fame (vedi ad esempio la Cina oltre che l'Urss) e
alcune realtà capitalistiche (vedi ad esempio il Brasile, definito
una Svizzera con attorno cinque Biafra), avevano così profeticamente
titolato il loro punto di vista sulle iniquità del mondo e le prospettive
di fine secolo: "Nel capitalismo non c'è salvezza".
Ribadendo sostanzialmente la natura di teologia di morte, sacrificale,
insita nel sistema capitalistico (nel senso dello sterminio per vittime
di fame, guerre , ecc., prodotte dal suo ineguale sviluppo) e quello di
teologia di vita insita nel socialismo, visto quale unica prospettiva per
la liberazione globale dell'umanità dall'apartheid capitalistico.
Allora, altro che affermare "son passate le sbornie delle ideologie",
come sostengono gli apologeti di quella che viene definita l'ideologia
vincente del profitto e del capitalismo!
Ma come è noto, nel mercato capitalistico vigono esclusivamente
il culto egoistico del proprio "particolare" e la moda dell'effimero, unitamente
al tentativo di rimuovere una causa, il comunismo, per cui testardamente,
vale senz'altro la pena di battersi.
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L'articolo presente in questa pagina e' stato pubblicato
sul n.14 - gennaio-febbraio 2000 de 'IL PARTITO-LINEA ROSSA'
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