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 BREVI NOTE STORICHE SUL CONGRESSO DI LIONE

 

 

 

  Il vero partito comunista italiano a cui ricollegarsi nell'esperienza politica è nato a Lione nel 1926

 

----- Davide Ettorre -----

 

  

Non c’è dubbio che una figura di spicco nei primi anni di vita del partito comunista italiano è stata Antonio Gramsci. Fin dai tempi della nascita in seno al PSI della frazione comunista fino al congresso di Livorno, il suo ruolo diventa fondamentale grazie alla proposta del titolo “L’Unità” per il quotidiano dei comunisti italiani fino ad una forte linea politica priva di cedimenti ed alleanze, in particolar modo con la borghesia.

Verso la metà del 1925, Gramsci inizia a muovere notevoli critiche alla politica del segretario Amedeo Bordiga, reo di essere troppo lontano dalle grandi esperienze del comunismo internazionale. Cosi, in breve tempo, il suo grande carisma politico e caratteriale porta gran parte dei dirigenti federali ad abbandonare posizioni filo-bordighiane per sposare la sua linea, decisamente più valida ed efficace nell’affrontare i problemi del paese.

Cosi, mentre la violenza fascista e le azioni squadriste si moltiplicano grazie alla “legalizzazione” di questi atti da parte del governo Mussolini, i comunisti preparano il loro terzo congresso, che si svolge a Lione per eludere la dura repressione presente in Italia.

Gli argomenti principali discussi sono l’obiettivo di attuare la strategia leninista in Italia e una forte lotta al fascismo, definito l’organismo unitario di tutte le forze borghesi per poter salire al potere.

Nelle tesi di Lione si affronta anche la questione meridionale (alla quale Gramsci dedica un saggio) e l’abbandono della politica attuata da Bordiga, formando, cosi, una nuova classe dirigente preparata ad affrontare un periodo denso di incognite e di difficoltà, raccolto intorno alla figura di Gramsci.

Cosi, se il 1921 ha significato una costituzione embrionale e provvisoria del PCdI, possiamo affermare che il vero partito Comunista sia nato a Lione.

Il congresso di Lione è del gennaio 1926. Alla fine dell’anno il regime fascista promulga una serie di leggi atte a limitare tutti i diritti civili e cancellare le libertà democratiche.

Il partito comunista subisce, cosi , una ondata di persecuzioni e di arresti, che colpisce un gran numero di militanti, deputati e addirittura dirigenti di primissimo piano, come lo stesso Gramsci.

Tuttavia, nonostante le perdite subite, il PCI continua la propria lotta a fianco dei lavoratori, cercando di organizzare una forma di resistenza che possa impedire una totale fascistizzazione di tutti gli organi burocratici ed amministrativi del paese.

 

Davide Ettorre (segr. FGCI – Taranto)

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