linea Rossa
LA MEMORIA RITROVATA
QUEL GENNAIO DI SANGUE
Il dopoguerra è stato quello del "centrismo" di De Gasperi, della polizia del ministro degli Interni Mario Scelba. Ma è stato anche quello dei lavoratori di Modena e dei braccianti del Sud.
di Claudio Grassi
(direzione nazionale PRC)
Modena, 9 gennaio 1950. La polizia, in un'epoca in cui prefetti e commissari erano spesso gli stessi del ventennio fascista, faceva fuoco su una manifestazione operaia indetta per protestare contro la serrata delle Fonderie Riunite, di proprietà di padron Orsi: sei lavoratori - tre dei quali giovanissimi, di soli ventuno anni -restavano sulla strada privi di vita, insieme a decine di feriti.
Nell'Italia della ricostruzione, quelle Fonderie non erano affatto in difficoltà: nel corso dell'anno precedente la produttività era aumentata (da 1800 a 2500 quintali al mese) così come i profitti (in un anno, 222 milioni delle lire di allora). Anche gli straordinari avevano subito un netto incremento (complessivamente fino a 8000 ore mensili), mentre le retribuzioni erano diminuite.
Eppure - scavalcando unilateralmente la
Camera del lavoro e l'Ufficio di collocamento - la direzione aziendale
annunciava il licenziamento dei 565 dipendenti, assicurando nel contempo
la riassunzione di 250 di essi e l'ingresso di un centinaio di nuovi assunti.
L’evidente intento era quello di ripulire la fabbrica, di far fuori gli
"attaccabrighe" della commissione interna e tutti quelli sindacalmente
e politicamente impegnati. Il padrone dimezzava già il premio di
produttività a quanti parlavano nelle riunioni di reparto, a chi
era sorpreso a diffondere il giornale di fabbrica, a chi scioperava: questa
volta voleva una resa dei conti definitiva. I lavoratori in sciopero stavano
dunque difendendo il loro posto di lavoro e quello dei loro compagni; ma
anche la libertà di pensiero, di associazione, di lotta per i loro
diritti. In quei mesi, l'eccidio di Modena fu l'ultimo di una tragica
serie:
il 30 ottobre del ‘49, a Melissa in Calabria,
la Celere di Scelba aveva scaricato le sue mitraglie sugli occupanti di
un fondo del marchese Berlingieri, proprietario di 2l mila ettari di terra,
lasciando uccisi sul terreno due giovani braccianti. Nelle settimane successive,
a Torremaggiore (Puglia), un commissario ex repubblichino ordinava la carica
contro una manifestazione di braccianti che si opponevano alla decisione
di ridurre l'imponibile di mano d'opera a carico dei proprietari terrieri,
con conseguente aumento della disoccupazione bracciantile: anche qui, il
prezzo fu di due morti. Pochi giorni dopo, a Montescaglioso in provincia
di Matera, ancora dei braccianti poveri che avevano occupato pezzi di latifondo
entravano nel mirino dell'azione repressiva. Risultato: altri due occupanti
uccisi. Nel giro di due mesi, quattro eccidi, dodici morti, centinaia di
feriti, decine di arresti.
L'opinione pubblica, non solo italiana, fu scossa da questo massacro di lavoratori. La C.G.I.L., quella di Di Vittorio, levò la sua voce contro il governo e la protervia del padronato. Nel vivo di un duro confronto tra le classi, si trattava di rendere operanti dei principi elementari di democrazia sostanziale: la terra va a chi lavora, lo sciopero (ma non la serrata) è uno strumento lecito e garantito dalla Costituzione, le armi di polizia e carabinieri devono essere bandite dalla gestione della piazza nel corso dei conflitti di lavoro.
Il movimento operaio guadagnava altresì
il consenso di parte della grande stampa borghese. Così, sul Corriere
della Sera si poteva leggere:
"C'è una realtà disonorevole
per il nostro Paese: la rivoltante uccisione di contadini affamati, la
Celere come capitolo della scienza economica, mentre proprietari di immense
terre, non sufficientemente coltivate, ma pur sempre, data l'estensione,
altamente redditizie, se ne stanno a Roma o a Capri, a intrigare con la
politica e l'alta società".
Anche dall'estero arrivavano giudizi significativi,
come quello espresso da Elisabetta Wiskermann sulla rivista inglese Illustratect
"il governo democristiano ha creato
una polizia organizzatissima e violenta (arruolando molti degli appartenenti
alla polizia di Mussolini) e così la classe dei ricchi si è
sentita sicura".
Il dopoguerra è stato quello del
"centrismo" di De Gasperi, con la pacificazione post fascista, la ricostruzione
sotto la tutela a stelle e strisce del Piano Marshall, la politica deflazionistica
e di contenimento della spesa pubblica di Luigi Einaudi, la polizia del
ministro degli Interni Mario Scelba. Ma è stato anche quello dei
lavoratori di Modena e dei braccianti del Sud. Quello che descriviamo nel
nostro inserto è un pezzo della storia di popolo che i comunisti
rivendicano come propria: il sacrificio di quegli anni ha segnato il percorso
di lotta, le conquiste di libertà e democrazia dei lavoratori nel
nostro Paese. Se ha un senso la nozione di democrazia "sostanziale" - in
quanto contrapposta alle ipocrisie del formalismo giuridico borghese -
allora non si può misconoscere che i comunisti, con le loro idee
e le loro lotte, hanno contribuito a inverare, a riempire di contenuto
progressivo il principio della libertà. Questa storia è parte
essenziale di una convivenza solidale, civile, democratica; rispetto ad
essa non ci sentiamo affatto degli "ex" per riprendere l'infelice espressione
del presidente del Consiglio.
Certo, oggi sappiamo che la storia non
è lineare, che può anche riservare delle brusche retromarce:per
convincersene, basta dare un'occhiata al contenuto pesantemente regressivo
dei referendum proposti oggi da Pannella e Bonino. In ogni caso, per comprendere
il presente, è bene tenere a mente il passato: senza memoria non
si costruisce il futuro.
da Liberazione
domenica, 9
gennaio 2000
Modena 1950,
gli operai protestano contro i licenziamenti ingiustificati alle Fonderie Riunite, la polizia risponde sparando. Una azione preordinata che provocherà la morte di sei lavoratori:
Angelo
Appiani di 30 anni, Renzo Bersani di 21 anni, Arturo Chiappelli di 43 anni,
Ennio Garagnani di 21 anni, Arturo Malagoli di 21 anni, Roberto Rovatti
di 36 anni
scrivete a linearossa@virgilio.it
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2000)