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UNITA' DELLE FORZE COMUNISTE E DELLA SINISTRA ANTICAPITALISTA
Newsletter del direttore dell'Ernesto dopo il VII Congresso del Prc sul processo di unità dei comunisti
----- Fosco Giannini -----
Pochi giorni prima delle elezioni
d’aprile Fausto Bertinotti – attraverso una grave ( sul piano politico, etico ed
elettorale), personalissima e mai sufficientemente stigmatizzata scelta –
asseriva che il comunismo, da lì a poco, si sarebbe ridotto al ruolo di tendenza
culturale. Una foglia secca nelle pagine di un libro di storia. Debbo dire che
la perentorietà idealistica di quell’asserzione mi ha spinto sin da subito ad
accomunare Bertinotti al Fukuyama della “Fine della Storia”: sia nel comunismo
come tendenza culturale – infatti - che nella “ratifica” della fine della storia
sembrano chiaramente prevalere ( più che analisi scientificamente comprovate )
alcune pulsioni intellettuali personali, rappresentative, in Fukuyama,
dell’illusione del capitalismo di essere eterno e “naturale”, e rappresentative,
in Bertinotti, del desiderio storico della classe dominante, volto a sostituire
il comunismo con la socialdemocrazia e le sue varianti, ed un pensiero ed una
prassi rivoluzionaria con un pensiero ed una prassi conciliante e subordinata.
Il VII congresso nazionale del PRC ed il suo esito rappresentano una prima e
probante smentita (in Italia, poiché l’ampiezza ed il ruolo pesante ed
importante dei partiti comunisti nel mondo rendevano già l’affermazione di
Bertinotti illusoria e velleitaria) alla tesi del comunismo come “tendenza
culturale”. La maggioranza delle compagne e dei compagni di Rifondazione,
infatti, liberatesi dalla cappa del comando bertinottiano e messi di fronte
all’aut aut “costituente di sinistra o autonomia comunista ” hanno scelto la
seconda, nonostante l’apporto, per il fronte vendoliano, di una montagna di voti
ottenuti da un abnorme e “ strano ” tesseramento.
Il documento politico finale con il quale i comunisti del PRC hanno battuto
l’asse Bertinotti-Vendola è, peraltro, qualitativamente significativo. In esso
si rilancia Rifondazione come partito comunista autonomo; si cancella il
progetto e l’orizzonte della costituente di sinistra e il ritorno di un
arcobaleno mascherato; si da un giudizio severo sull’involuzione liberista del
PD e si dichiara che i comunisti sono alternativi ad esso; si lancia una
verifica attenta sugli Enti Locali, nella consapevolezza che lì si va
perpetuando una politica – del PRC – di tipo involutivo e governista; si
rilancia l’esigenza di un vasto movimento di lotta contro le guerre imperialiste
e contro le basi NATO e americane in Italia, così come l’esigenza di un nuovo
ciclo di lotte sociali a fianco e alla testa del movimento operaio complessivo
che, a partire dalla lotta contro il governo Berlusconi, punti al necessario
rovesciamento dei rapporti di forza sociali, oggi sfacciatamente favorevoli al
capitale (“Dentro questa prospettiva – cita il documento politico uscito
vincente – è indispensabile rafforzare la sinistra di alternativa, avviando una
collaborazione fra le diverse soggettività anticapitaliste, comuniste e di
sinistra”).
Come dato nuovo ed importante, dunque, si pone come dirimente la questione
dell’unità – attraverso le lotte e l’impegno comune – delle forze comuniste e
anticapitaliste. Significativo, a questo proposito, è il passaggio relativo alle
elezioni – e alla lista elettorale - per il Parlamento europeo del 2009, in cui
si parla chiaramente di “ricerca di convergenze tra forze anticapitaliste,
comuniste e di sinistra, sulla base di contenuti contrari al Trattato di Lisbona
e all’impostazione neoliberista e di guerra dell’Unione Europea”.
Con l’esito del VII congresso nazionale del PRC – e l’elezione del compagno
Paolo Ferrero alla segreteria nazionale - siamo ad una svolta, densa di positive
possibilità per il superamento dell’ormai troppo vasta diaspora comunista
italiana e la costituzione, sul campo e nelle lotte, di una forte sinistra
anticapitalista volta alla trasformazione sociale.
L’autunno che verrà potrà offrire le basi materiali di questa unità,
innanzitutto tra comunisti e comuniste, ma anche dell’intera sinistra di
alternativa. Dovremo riempire le piazze – dalle metropoli alle periferie – di
bandiere rosse; dovremo portare alle lotte i lavoratori, i giovani, le donne,
gli immigrati, i movimenti, le forze sindacali; dovremo tornare tutti insieme
davanti e dentro le fabbriche, lottando contro la Legge 30, per il contratto
nazionale di lavoro , per il ritorno della scala mobile, contro le leggi
razziali, la definitiva distruzione del welfare e la dittatura personale di
Berlusconi, volta a sottomettere anche la magistratura per salvarsi dai
processi. Dovremo cominciare di nuovo a fare male ai padroni e far tremare il
governo Berlusconi.
I compagni e le compagne del PRC e del PdCI e di altre forze comuniste si
cerchino, si ritrovino nelle piazze e nelle lotte: sotto l’unica bandiera ideale
della falce e il martello si uniscano nel movimento reale che abolisce la
divisione comunista, costruendo dal basso, attraverso il conflitto sociale
unitariamente sostenuto, contro i padroni e contro le guerre imperialiste, il
nuovo partito comunista, quello che esiste nella realtà concreta ed operativa
ancor prima che nell’organizzazione comune; quello che nasce nella società e
dentro il cuore e la coscienza dei militanti .
I gruppi dirigenti comunisti si incontrino. Ma è innanzitutto sull’onda delle
lotte comuni , della passione ritrovata e del ritrovato orizzonte di cambiamento
che potrà costituirsi – sul quel campo vivo e rigenerante – l’unità dei
comunisti e della sinistra anticapitalista e antiliberista.
Fosco Giannini, agosto 2008
Articolo per "L'Ernesto" e per "La Rinascita della Sinistra"