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 UNITA' DEI COMUNISTI, UN PASSAGGIO NON SOLO ELETTORALE

 Il processo di unità dei comunisti andrà avanti se saprà svilupparsi a livello politico e nella pratica del conflitto sociale, non può essere solo un passaggio elettorale a determinare una aggregazione politica 

----- Fosco Giannini-Vladimiro Merlin -----

Le elezioni europee ed amministrative di giugno assumono una valenza politica che oltrepassa le normali connotazioni di un passaggio elettorale pure così rilevante.

Due sono i fattori che interagiscono in questo passaggio: la crisi economica che sta sempre più fortemente impattando con la condizione sociale e il tentativo di consolidare un sistema bipolare/bipartitico che impedisca al conflitto sociale ed alle forze del cambiamento, e quindi prima di tutto ai comunisti, di avere  spazio nelle istituzioni.

Il secondo aspetto è legato al primo in quanto è il tentativo di “gestire” le contraddizioni che il sistema capitalistico genera convogliandole nell’ambito dell’alternanza o relegandole a periodiche esplosioni di “rabbia sociale” facili da circoscrivere e da reprimere.

Gli operai che in una recente trasmissione televisiva ammettevano di aver votato Berlusconi con la speranza che salvasse l’azienda e quindi il posto di lavoro, o quelli che al nord votano Lega, o sperano di trovare rifugio nella tutela del sindacalismo di destra, dimostrano che le contraddizioni sociali non sfociano automaticamente in una critica del sistema, ma possono, se manca un soggetto politico in grado di trasformarle in coscienza di sé, essere usate a vantaggio di quelle classi sociali che le hanno generate.

Non è una novità di questi tempi; il consenso sociale di alcuni regimi fascisti ( da quelli europei a quelli latinoamericani ), il modo con cui i colonialismi costruivano un consenso interno mentre sfruttavano i  ceti popolari , per massacrare e dominare i popoli di altri paesi, sono solo due esempi del fatto che non vi è mai stato un qualche automatismo tra condizione sociale e comprensione della necessità del cambiamento.

Ma anche la falsa alternativa tra due poli ( o partiti ) dell’alternanza fa parte di questo tentativo di gestione delle sue proprie contraddizioni piegandole ad una continua internità al sistema , facendo oscillare il malcontento tra l’ uno o l’ altro dei due partiti ( o poli ) che comunque hanno alla base l’accettazione degli attuali rapporti economici e sociali, oppure costringendolo verso l’astensione.

Vista la partita che è in gioco ed il grave quadro sociale che si prospetta, la capacità da parte dei comunisti e delle forze anticapitaliste di costruire un’alternativa, prima di tutto nei contenuti e nel conflitto sociale, ma anche nel passaggio elettorale che abbiamo davanti è fondamentale.

Per questo riteniamo che la costruzione di una lista unitaria tra i comunisti e le forze anticapitaliste per le elezioni europee sia una scelta giusta ed importante, ma proprio per questi motivi tale scelta non può essere , e non può apparire solo come una scelta motivata dallo sbarramento del 4%: ne risulterebbe minata la credibilità verso la nostra base sociale, mancherebbe di forza ed attrattiva politica, non si distinguerebbe di molto da altre aggregazioni che usano l’etichetta della sinistra anche se abbinata al concetto ambiguo di “libertà”.

Né sarebbe comprensibile perché le stesse forze politiche nel passaggio delle elezioni amministrative compiano scelte diverse, tanto più in situazioni che non vedono forti divergenze politiche, di programma o di collocazione rispetto alle alleanze, o che addirittura le vedano collocate in una stessa coalizione elettorale.

Per questo motivo riteniamo importante che in tutte le situazioni in cui è possibile anche a livello di elezioni amministrative si presenti una sola lista con lo stesso simbolo delle elezioni europee.

Anche un bambino capisce che in questo modo la connotazione coerente di alternativa ovviamente alla destra ma anche all’impostazione del Pd ne risulterebbe enormemente rafforzata e ben più chiara agli elettori che si troverebbero davanti una proposta che a partire dalla propria realtà territoriale si articola fino al livello dell’Europa, mentre di converso farebbero ben fatica a capire come le stesse forze che gli propongono un voto unitario a livello europeo poi si contendano il suo stesso voto in ambito locale.

Alcuni dentro il partito rifiutano questa proposta perché temono che prefiguri un processo di riaggregazione dei comunisti che non condividono, ma questo sì che è un pregiudizio ideologico che rischia di compromettere un risultato politico.

Noi sosteniamo da tempo la necessità della riaggregazione dei comunisti, lo abbiamo fatto anche nell’ultimo congresso, ma sappiamo bene che tale processo andrà avanti o meno se saprà svilupparsi a livello politico e nella pratica del conflitto sociale, non può essere solo un passaggio elettorale ( come qualcun altro pensava per l’arcobaleno ) a determinare una aggregazione politica, ma di converso chi rifiuta di costruire liste unitarie nelle elezioni amministrative dimostra di continuare a riprodurre la stessa mentalità politica che vede il determinarsi dei processi principalmente nell’ambito politico ed elettorale e pensa di impedirli o ostacolarsi principalmente attraverso le scelte elettorali.

Nessuno, a parole, teorizza la semplice autosufficienza del PRC, è evidente vista la situazione difficile e complessa in cui ci troviamo, ma come si può pensare di costruire alleanze ed aggregare forze se non si riesce neppure a produrre elementi di unità a partire dai comunisti, e quando diciamo questo non pensiamo solo ai due partiti ( PRC e PDCI ) ma soprattutto a quelle centinaia di migliaia di compagni che sono passati in questi anni per i due partiti ed oggi sono il cuore dei conflitti sociali, dei comitati e delle associazioni che animano quel mondo “in basso a sinistra” cui spesso ci riferiamo.

 Fosco Giannini-Vladimiro Merlin,

29 aprile 2009