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UN PARTITO COMUNISTA IN RELAZIONE COSTANTE CON LA VITA DELL’UOMO E LA CREATIVITA’

 In una rinnovata visione umanistica e radicata nel pensiero di Gramsci la necessità storica dei comunisti e della loro autonomia organizzativa

 

----- Massimo Giusto -----

 

In tempi come questi, la fuga pare essere l’unico mezzo per mantenersi vivi e continuare a sognare.

Questa affermazione del biologo e filosofo Henri Laborit si pone come la risposta adeguata (forse) all’attuale incedere di questa nostra contemporaneità.

Questa nostra società sempre più tecnocratica e sempre meno rispettosa della cultura e della nobile storia dell’uomo, propone e si propone innumerevoli  evasioni verso un futuro non meglio definito nel nome dello sviluppo tecnico e scientifico allontanandosi, sempre più, dal ben più interessante e appassionante progresso del dialogo e dell’incontro tra i popoli.

Si avverte un sentore di naufragio nella storia recente di noi comunisti, qualcosa che ha a che vedere con la nostra identità, il nostro ruolo in questa civiltà occidentale sempre più complessata da impellenti bisogni di sopravvivenza e che ci mortifica manifestandosi con personale politico arrogante e strenuamente invaso dal costante battere sui pochi obblighi da compiere e molti diritti da magnificare.

Ma non si deve interpretare questo annuncio di naufragio come una scommessa perduta o come una distribuzione insensata di pessimismo su qualsiasi cosa stia accadendo.

Non vi è e non vi deve essere cecità nei confronti del mondo e della vita che può essere altro, che può essere migliore, che può, ricordando Antonio Gramsci, addirittura liberare  l'animo umano dai pregiudizi, attenuando anche le più vive ed egoistiche passioni e i pregiudizi individuali e collettivi.

Oggi è quanto mai necessario scrollarsi di dosso questa tendenza ad assumere l’aria di una sorta di nefasta profezia, di una muta e rabbiosa risposta ai problemi .

La politica, per noi comunisti,  ha l’obbligo di  rendere la società migliore.

La continua  definizione dei rapporti tra politica  e comunicazione e politica e società, garantisce e deve garantire, una sempre  nuova e più efficace  interpretazione  dell’agire politico come  agire per le masse, tesa a giungere  al cuore stesso dei problemi, e prefigurando lucidamente scenari futuri possibili.

Il progetto politico necessario non può non prevedere un riferimento chiaro e manifesto di quel metodo di analisi sociale che è il materialismo storico, strumento unico ed indispensabile per  scuotere  le coscienze di noi tutti  localizzati ed abbattere quell’angosciante sensazione di non poter incidere efficacemente sugli eventi e  dallo sgretolamento dei valori morali e da un profondo senso di smarrimento.

In questa specie di  pandemia a cui non si sa trovare rimedio, l’impegno dei comunisti è quanto mai utile e necessario soprattutto mediante la propria partecipazione  al mondo mischiandosi con esso dando validi suggerimenti, dando prova di responsabilità intellettuale.

L’unico percorso possibile è quindi proprio quel riappropriarsi di quella capacità di comprendere la vita, il posto che vi teniamo, i nostri rapporti con gli altri (ancora Gramsci, dunque); insomma, con la coscienza di sè e del tutto.

Le alterazioni dell’agire politico della sinistra tutta degli ultimi anni è stata palesemente carente sia  nell’agire come coscienza critica della società sia nel condurre progetti capaci di  innescare nuovi e, se vogliamo, provocatori processi di trasformazione culturale.

In quel progetto che è stato e che forse sarà La sinistra l’Arcobaleno manca quel supporto concettuale di base fondamentale per una corretta lettura della realtà  che verte sull'universo delle interrelazioni umane e del contesto sociale in cui si svolgono e che implicano la partecipazione attiva in quell’intreccio di sempre nuove ed inedite condizioni che  collega il quotidiano dei ricercatori universitari precari e quello  degli operai dell’Ilva di Taranto, dei cittadini delle periferie, e degli edili ecc.

C’è un sistema di illegalità diffusa  nel mondo del lavoro dipendente, per il fatto che c’è un modo di intendere il lavoro basato solo sull’abbattimento del costo di produzione e ciò porta indubbiamente ad un abbattimento delle soglie di sicurezza. Se si deve risparmiare sul prezzo, si risparmia nel campo della sicurezza per i lavoratori, sia sulla sicurezza che sulla dignità del lavoro.

Qualsiasi analista politico, anche quello più rispettoso di altrui cultura, non credo possa demolire la portata del marxismo come fonte del sapere e come vera e unica alternativa al pensiero liberale, non certo come testimonianza, ma come innovativa forma di comunicazione e interpretazione  del lavoro contemporaneo che reclama nuove e più approfondite forme di democrazia economica e politica che pretendono  un partito, e nello specifico un partito comunista, capace di interpretare le nuove forme dell’antagonismo sociale, che sappia leggere l'intera società complessa, dinamica in continua evoluzione, dove pur persistendo il rapporto sfruttato/sfruttatore i confini non sono precisi, ben delineati.

Più che una sinistra non meglio definita, senza sovrastruttura, senza memoria, che si costringe ad una pratica politica estemporanea, ha più ragion d’essere un partito comunista in relazione costante con la vita dell’uomo, impegnato ad  incidere sul suo modo di pensare, di agire e di comportarsi e ponendosi, in qualche modo, come una via per migliorarne l’esistenza, capace di portare alla ribalta nuove forme dell'agire politico e sociale,  e di nuove pratiche di partecipazione democratica.

La storia è il risultato dell’azione dell’uomo e del suo processo creativo e quest’ultimo è il vero grande  mistero.

Esso è  qualsiasi cosa, da fare il pane  a disporre i fiori in un vaso a immaginare un mondo migliore a impegnarsi perché lo sia realmente ed è questo il mezzo, gentile Henri Laborit,  per mantenersi vivi e continuare a sognare.

 

 

Massimo Giusto, 3 luglio 2008

Intervento al V° Congresso del PdCI, Fed. di Taranto