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Angiolo Gracci (fondatore):la vita, gli scritti
Ferdinando Dubla (direttore):biografia e opere

Alfredo Giusto: Libertà, 1972

 

RIVOLUZIONE E UNITA’

 ----- Massimo Giusto -----

 E’ la spinta propulsiva della Rivoluzione d’Ottobre a richiedere oggi l’unità dei comunisti

 La Rivoluzione d’Ottobre è stata, senza ombra di dubbio, tra i più grandi eventi della storia dell’umanità.

Essa – superando il capitalismo – ha dimostrato a tutti i popoli oppressi, all’intero proletariato mondiale, che i rapporti di produzione capitalistici non sono naturali e dunque eterni ed immutabili.

La Rivoluzione d’Ottobre  ha rappresentato una fase fondamentale di una lotta secolare che ha come scopo la soppressione di ogni forma di sfruttamento dell’uomo sull’uomo, di ogni forma di oppressione sociale e nazionale.  

In questo nostro tempo continua ad avere una importanza fondamentale soffermarsi sui fatti della rivoluzione  e dei suoi significati, oggi che la destra borghese e  il suo capitalismo “malato” nutre e si nutre di un sistema politico bloccato, e  se c’è oggi  un fantasma che si aggira per l’Europa, per parafrasare Marx, è sicuramente quello di questa nostra agonizzante democrazia.

Uno spettro che non spaventa nessuno, anzi è diventato un incubo, e soprattutto viene sistematicamente rimosso. Una democrazia che costantemente viene rianimata in termini ideologici, richiamata in termini politici propagandistici, trasformata in mero strumento nelle mani  del potere dei pochi sulle masse; si è esaurita la spinta propulsiva che seguiva le motivazioni strutturali della rivoluzione francese voluta e guidata dalla media borghesia e che sfruttò la forza delle masse contadine, prive di grandi obiettivi rivoluzionari.  

Essa è ancora oggi alla base degli attuale regimi liberal-democratici e come tale è costantemente glorificata e tradotta economicamente come becero liberismo assistito (sembra paradossale, ma è proprio così!) e politicamente utilizzata per  soddisfare il principale obiettivo della borghesia: legittimare come modello uno stato formato da classi determinate in base al patrimonio.

Noi Comunisti non vogliamo accettare passivamente questo stato di cose.

La rivoluzione d’ottobre non è un evento traumatico ormai relegato nei libri di storia ma è al contrario  un processo, ancora in essere, di cambiamento e crescita continua, personale e sociale, nella direzione della felicità collettiva senza di cui non potrebbe esserci nessun benessere individuale, ed è il proletariato  l’unico soggetto storico che possa, per la sua specifica collocazione nei rapporti di produzione vigenti, essere l’artefice di tale radicale cambiamento.

Si tratta certamente di un compito che non ha mai una conclusione, ma è sempre aperto ad un’evoluzione senza limiti.

Oggi più che mai è necessaria l’unità dei comunisti in un unico partito sempre più forte e laborioso, come strumento politico di classe capace di tradurre sul piano politico ed organizzativo le istanze di rottura con il capitale provenienti dalla oggettiva inconciliabilità degli interessi delle masse proletarie con quelli della borghesia: è qui che dovremmo cercare la spinta propulsiva della Rivoluzione d’Ottobre, nei nostri compiti di oggi, nelle sfide del presente.

Penso ad un partito comunista che abbia, o per meglio dire che ritorni ad avere, commissioni e che organizzi associazioni, che non perda di vista l'importanza di contaminarsi con la realtà, di essere, in buona sostanza, espressione della vita reale.

In questo  contesto storico è chiara e manifesta la necessità di un sponda politica forte capace di essere  punto di riferimento sia per le giovani generazioni, che positivamente stanno lottando contro l’attuazione di quel  processo involutivo e autoritario in atto nelle scuole e nelle Università,  sia per tutti quelle compagne e quei compagni che hanno abbandonato l’attività politica nell’uno e nell’altro partito. 

Quindi un partito unico dei comunisti che sia espressione della classe e che sappia rinvigorire la battaglia contro tutte le forme di sfruttamento sia dove sono chiare e palesi come nel terzo mondo ma anche in quei paesi economicamente avanzati dell'Occidente  in cui le forme più abiette di miseria sono, quando non economiche, di natura politico-culturale e in cui il capitalismo opera, come ha sempre operato dovunque, sfruttando la maggioranza della popolazione.

L'attacco che i comunisti stanno subendo è senza precedenti, e la realizzazione del progetto politico della riunificazione dei partiti è quanto mai necessaria ed urgente.

Ciò che differenzia noi comunisti da chi usa la politica è che abbiamo dei progetti, dei sogni forse,  ma sicuramente abbiamo voglia di dare voce ai bisogni di una società che vogliamo giusta e democratica, libera e ugualitaria, dove il dialogo vinca sull'intransigenza, dove il rispetto e la solidarietà siano gli aspetti del nostro vivere quotidiano.

 

Massimo (Decimo Meridio) Giusto, novembre 2008