IL PARTITO- Linea Rossa
IL LIBRO NERO DELL'ANTICOMUNISMO IN ITALIA (dalla recensione de 'Il Circolo Lenin informa…'nr.7/98 al libro di Cesare Bermani: Il nemico interno, Odradek ed.) |
'Circolo Lenin informa..', è pubblicazione a cura del Circolo Lenin, via Campofranco 89, Catania
"Quanto alle armi, voglio ricordare che anche i nostri volontari della libertà le avevano. Eravamo pronti ad usarle, se necessario". "Solo dopo la vittoria democristiana alle elezioni le armi vennero consegnate", ricorda Taviani (intervista a Paolo Emilio Taviani, Avvenire dell'1/4/1998, pag.22).
"Il disarmo democristiano lo decidemmo alla fine dell'estate 1948". Questa versione è confermata anche da Breganze, allora presidente dell'associazione diocesana vicentina che ha dichiarato al Corriere della Sera:
"Sapevo che i partigiani bianchi avevano conservato delle armi. Nei giorni precedenti al 18 aprile 1948 vi era una grossa preoccupazione. Le armi furono custodite fino a quando gli organi centrali della Dc diedero direttive di consegnarle alle forze dell'ordine. Ciò avvenne dopo il 1948".
(G.A. Stella, Corriere della Sera del 12/12/1997).
Nel dopoguerra nacque una democrazia 'blindata' dall'asse DC-USA, dove gli americani unirono al ricatto economico (la minaccia di far finire gli aiuti del piano Marshall) la predisposizione ad un intervento con 200.000 uomini, aerei e navi, ipotizzando pure la costituzione di un governo filo-americano in Sicilia, se il Fronte Popolare avesse vinto le elezioni.
1919-1924
2500 proletari uccisi - 2000 sedi (comuniste, socialiste, anarchiche) distrutte
1927-1943
4596 condannati dal Tribunale speciale a 28.643 anni di carcere e a 43 pene capitali
1948-1954
TOTALE DELLA REPRESSIONE POLIZIESCA:
70 morti, 5104 feriti, 148.269 arrestati, 61.243 condannati, 20.426 anni di carcere, 18 ergastoli. Nello stesso periodo in sole 38 province italiane sono stati arrestati 1697 partigiani, dei quali 884 furono condannati a complessivi 5806 anni di carcere.
1955-1963
25 dimostranti uccisi dalle forze di polizia
1968-1975
21 dimostranti uccisi dai tutori dell'ordine
1976-1979
6 manifestanti assassinati dalle forze dell'ordine.
Vittime della legge Reale:
254 morti e 351 feriti dal 28 maggio 1975 al 30 giugno 1989
1989 in poi
altri 175 morti
Da questi dati rileviamo che almeno un migliaio di proletari e di comunisti sono stati assassinati nella guerra di classe tra il 25 luglio del 1943 e la fine degli anni '70.
Aggiungiamo anche, come traspare in tutta evidenza che i "democratici" tribunali del dopoguerra hanno emesso, nel solo periodo 1948-1954 un numero maggiore di condanne di quante ne abbiano emesso i tribunali speciali in tutto il ventennio fascista. Con tanti saluti alla tanto vantata "democrazia borghese".
La Resistenza non può essere assimilata al Risorgimento. Come ricordava Secchia:
"Non è la stessa cosa se la lotta per la liberazione nazionale è diretta dalla borghesia, dai conservatori, dai liberali - come è avvenuto nel 1° Risorgimento - oppure se la dirigono i comunisti, i socialisti, il Partito d'Azione, come è avvenuto nella Resistenza. Inoltre in che misura nel 1° Risorgimento le masse vi parteciparono come forza attiva, cosciente ed operante in che misura concorsero a dirigere e a porre determinati obiettivi?".
Resistenza quindi, come rottura con il passato, per andare al di là del fascismo (vedi pag.24) e investisse anche il sistema capitalistico che aveva fortemente voluto l'avvento della dittatura fascista. Secchia non manca di rilevare il nesso tra la guerra civile imposta al Paese dai fascisti dopo il 1943 e la precedente guerra civile che portò alla dittatura fascista: una guerra civile che iniziò con l'aggressività armata degli agrari e degli industriali e continuò almeno fino alle leggi eccezionali del '26, provocando 3000/3500 morti.
Articolo pubblicato integralmente su Il Circolo Lenin informa.., Catania (Italia)
nr.7, ottobre 1998