un editoriale dai versi di un romanzo
L'OROLOGIO
di Carlo Levi
Eravamo
partiti che volevamo la rivoluzione mondiale, poi ci siamo accontentati della
rivoluzione in Italia, e poi di alcune riforme, e poi di partecipare al Governo,
e poi di non esserne cacciati. Eccoci ormai sulla difensiva: domani saremo
ridotti a combattere per l’esistenza di un partito e poi magari di un gruppo o
di un gruppetto, e poi, chissà, forse per le nostre persone, per il nostro
onore e la nostra anima: cose sempre più piccole e più lontane, e
un’astratta passione, sempre uguale. E’ triste: ma vedrai che andrà così.
(..)
Ma
ci deve essere una strada; tanto più si può essere spregiudicati, quanto più
si sa quello che si vuole, e si è chiari e intransigenti.
(Carlo
Levi, L’orologio, 1951)
(nel riquadro, dipinto di C.Levi - "Confinato" - 1935)
vai all' index di Lavoro Politico nr.10 vai all'home Linea Rossa scrivi alla redazione webmaster