PROLETARI
E RADICALI
di
Antonio
Labriola
(..)
Quando si lusingano di non passare sotto le forche caudine del capitalismo, che è il solo, vivo, reale e
presente signore delle monarchie e delle repubbliche; quando sognano di dovere
essi soli, non si sa bene per quale eccezione alle regole della storia,
sopravvivere al fatale decadimento di tutta la borghesia; e, senza entrare
francamente e risolutamente nelle file dei socialisti, si atteggiano ad
antesignani, guidatori e correttori del nuovo moto proletario; oh! Allora sì
che i radicali politici, scambiando e tempi, e date e
circostanze, si fanno una assai strana illusione! Illusione finchè si tratti di
un manipolo di generosi, finchè si tratti di spiriti nobili, di spiriti eletti,
di idealisti impenitenti, ma irreprensibili! Chè se poi si dà il caso, che
intorno ad essi si schieri una folla, e dal tutto insieme ne nasca un governo,
l’illusione dei pochi diventa a breve andare, l’ipocrisia di una grande
moltitudine, con grave ritardo e ristagno del progresso, come è chiarito dai
frequenti esempi della Francia, il gran laboratorio di tutte le illusioni, il
gran museo di tutti i disinganni politici e sociali del secolo!
Contro
codesti pericoli di nuove illusioni e di nuovi disinganni, noi socialisti, che attingiamo l’ispirazione
nostra all’analisi rigorosa della vita storica, noi socialisti risolutamente
affermiamo: non avere il proletariato altra speranza di riuscita, da quella in
fuori di fidare unicamente in se stesso, e di organizzarsi in partito di
lavoratori, di non cedere né a lusinghe né a promesse di manipolatori
politici, perniciosi di intenzione se retrogradi, ma non meno perniciosi, per
quanto involontariamente, se Giacobini, se dottrinari, se idealisti.
[da
Proletariato e radicali, 1890]
Antonio
Labriola nasce a Cassino (FR) il 2 luglio del 1843. A Napoli è la sua
formazione universitaria e l’incontro con Bertrando Spaventa. Il primo
riconoscimento lo riceve nel 1871 dall’Accademia di scienze morali e politiche
dell’Università di Napoli con la memoria La dottrina di Socrate secondo
Senofonte, Platone e Aristotele e tre anni dopo ha il primo incarico universitario, a Roma,
come professore straordinario di filosofia morale e pedagogia. Oltre
all’incarico universitario, nel 1877 fu nominato dal Ministero della Pubblica
Istruzione a dirigere il Museo di istruzione e di educazione, a cui tenne
moltissimo per l’importanza da lui attribuita alla “pedagogica”, una
sensibilità intellettuale che gli veniva dagli studi di Herbart e dalla
passione per la didattica della storia. In questo senso, sua opera capitale può
essere considerata Dell’insegnamento
della storia, pubblicata nel 1876.
La prima svolta
politica si ha negli anni a cavallo del ‘79/’80, quando si avvicina ai
gruppi radicali e socialisti, fino ad accettare, nel 1886, la candidatura alle
elezioni politiche, che però non ebbe luogo. E’ di questo stesso periodo la
sua profonda (ma non a lungo) influenza nei confronti di Benedetto Croce.
Sempre a Roma
viene incaricato, nel 1887, dell’insegnamento di Filosofia della storia e la
sua prolusione di insediamento è proprio I problemi
della filosofia della storia, ma la sua non è vita da accademico tradizionale: cresce il
suo impegno politico, si attiva nelle celebrazioni su Giordano Bruno e il libero
pensiero, denuncia la crisi edilizia, aderisce al comitato permanente per la
pace, nel 1889 diventa vicepresidente del circolo radicale.
Ma il
radicalismo gli sta sempre più stretto e nel 1890 è la svolta più importante
della sua biografia: diventa socialista marxista e inizia una fitta
corrispondenza con F.Engels. E’ nell’ultimo decennio della sua vita che
scrive le opere e i saggi che lo resero un vero e proprio maestro del marxismo
italiano, dopo la sua aspra battaglia politica contro Crispi e in polemica con i
gruppi dirigenti del Partito Socialista (nato nel 1892) e in particolare con la
corrente turatiana:
-
1895, In memoria del
Manifesto dei comunisti
-
1896, Del
materialismo storico. Dilucidazione preliminare
-
1898, Discorrendo di
socialismo e filosofia
tutti con le
ed. Loescher
Nel 1896 aveva
tenuto un importante discorso all’Università di Roma su L’Università
e la libertà della scienza.
Morì
a Roma il 2 febbraio 1904, colpito da un male alla gola, che gli aveva
impedito, negli ultimi quattro anni, trasferito alla cattedra di Filosofia
teoretica, di tenere le sue lezioni oralmente.
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Cfr.
la Nota
bio-biliografica
(migliorata e aggiornata da N.Siciliani de Cumis) in: A.Labriola, Saggi
sul materialismo storico,
a cura di V.Gerratana e A.Guerra, Editori Riuniti, 1977 (3^ ed.)
Benedetto
Croce, che alla morte di Labriola
aveva già chiuso i suoi “conti” con il marxismo (il suo saggio Materialismo
storico ed economia marxistica
era stato pubblicato nel 1900, un anno dopo l’opera di Giovanni Gentile La
filosofia di Marx)
curò per la Laterza nel 1938 La
concezione materialistica della storia
(scrivendo un’appendice antimarxista poi rimasta celebre Come nacque e
come morì il marxismo teorico in Italia) e
Discorrendo
di socialismo e filosofia
nel 1939.
Il
Partito Comunista d’Italia non fu inerte e, curati da Giuseppe Berti, pubblicò
agli inizi degli anni ’40 su Lo
Stato Operaio
i Materiali in
preparazione del centenario di Antonio Labriola.
Ma
nel secondo dopoguerra, fu soprattutto Palmiro Togliatti che, in una serie di
articoli su Rinascita
– Per una giusta
comprensione del pensiero di Antonio Labriola – nn.4/5/6/7-1954), rivendicò l’eredità
labrioliana in chiave di storicismo marxista. Successivamente le ed. Avanti!
curarono nel 1960 l’edizione di In
memoria del Manifesto dei comunisti con
l’aggiunta della traduzione del Manifesto
di Marx ed Engels, pubblicazione ripresa nel 1973 dalle ed. Newton Compton con
l’introduzione di U.Cerroni.
La
Laterza, invece, ripubblicò La
concezione materialistica della storia
nel 1965, a cura e con introduzione di E.Garin.
In
chiave pedagogica, sono fondamentali due volumi di scritti:
-
Scritti
di pedagogia e di politica scolastica,
a cura di Dina Bertoni Jovine, Ed.Riuniti, Roma, 1961
-
Pedagogia
e società, Antologia degli scritti educativi
a cura di D.Marchi, La Nuova Italia, Firenze, 1970.
della
figura del cassinate, Antonio
Labriola. La vita e il pensiero,
poi ripreso in L.Dal Pane,
Antonio Labriola nella politica e nella cultura italiana,
Einaudi, 1975.
Le
lettere
a Engels
furono pubblicate per la prima volta dalle ed.Rinascita nel 1949.
Sull’importanza
di Labriola come filosofo marxista è fondamentale il saggio di V.Gerratana, Antonio
Labriola e l’introduzione del marxismo in Italia,
in AA.VV., Storia
del marxismo,
vol.II: Il
marxismo nell’età della Seconda Internazionale,
Einaudi, 1979, pp.622-57 e interessante è lo studio di M.Proto, Labriola
politico,
con introduzione di Antimo Negri, Lacaita, 1967.
Sul
confronto Labriola-Gramsci, cfr. A.Bertondini, Gramsci e
Labriola, in
La città
futura. Saggi sulla figura e il pensiero di A.Gramsci, a cura di G.Scalia e A.Caracciolo, Feltrinelli,
1959, pp.163-86 e, recentemente, il lavoro seminariale
Antonio
Labriola (a
cura di Ferdinando Dubla), con appendice testuale dello scritto sulla questione
universitaria in
http://www.dubladidattica.it/materiali/labriola.htm
(fe.d.)
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