EUGENIO CURIEL DIRIGENTE COMUNISTA E COMBATTENTE ANTIFASCISTA

 

[Da La Via del Comunismo, nr.23-04]

 

 

Il 24 febbraio 2005 ricorre il 60° anniversario dell’assassinio fascista del compagno Eugenio Curiel, avvenuto a Milano nel 1945. La morte di Curiel fu la perdita più grave che il Partito Comunista e la classe operaia italiana subirono dopo la morte di Gramsci.

Assistente di fisica all’Università di Padova, Curiel aveva aderito, appena ventenne, al Partito Comunista e aveva organizzato una cellula clandestina all’interno dell’Università. Alla fine del ’36 allacciò i contatti con il centro estero del partito a Parigi. I diversi contatti che aveva con esponenti socialisti e di Giustizia e Libertà (su cui specularono gruppetti trotzkisti) si inserivano nella politica di consolidare, rafforzare e sviluppare il ruolo dirigente del Partito Comunista in Italia.

Curiel sottolineò spesso che solo il Partito Comunista era stato “sempre presente tra i lavoratori, fra i giovani e fra i soldati italiani” e che “negli anni più oscuri fu l’unico partito a raccogliere ogni voce di protesta e a guidare le lotte popolari (…) attraverso i suoi giornali, il suo apparato illegale, le sue cellule nelle officine e nei villaggi.”

Espulso dall’Università a causa delle leggi razziali promulgate dal fascismo, nel 1939 venne arrestato e condannato a 5 anni di confino a Ventotene. Qui entrò a far parte del collettivo comunista insieme a Secchia e Scoccimarro. Liberato dopo la caduta del fascismo si stabilì a Milano dove fu tra gli organizzatori della Resistenza. Nel fuoco della lotta egli emerse come uno dei maggiori dirigenti del partito. Venne incaricato di dirigere L’Unità e La Nostra Lotta, i due principali organi del Partito e di organizzare il Fronte della gioventù antifascista. Organizzazione, questa, che basata sull’unità di lotta dei giovani democratici, progressisti e comunisti, diede un decisivo contributo alla lotta di liberazione nazionale.

Ma Curiel non fu solo un valoroso combattente e un capace organizzatore; egli fu anche il dirigente comunista più consapevole della necessità di legare la lotta di liberazione nazionale alla prospettiva socialista. Con l’obiettivo di fare di una “nuova democrazia” l’inizio di un processo rivoluzionario ininterrotto, che sviluppando progressivamente la forza e la capacità di direzione dei comunisti e del proletariato, sfociasse nella rivoluzione socialista. In questo senso egli incarnava le aspirazioni dei partigiani e i valori più profondi della Resistenza per una società rinnovata che eliminasse lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.

Eugenio Curiel è sempre stato una figura scomoda. La sua opera e i suoi scritti, la costante indicazione di legare la lotta antifascista a quella per una democrazia progressiva, per portare avanti il processo rivoluzionario e avanzare verso la dittatura del proletariato, oggi più che mai suonano come implicita condanna per coloro che hanno cancellato il loro passato e che si accingono, senza strategia rivoluzionaria, a sostenere il potere borghese.



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