E' morto il 29 dicembre 2004, all'ospedale Policlinico di Roma, Eliseo Milani, comunista indipendente.
Milani, che il 16 febbraio di quest'anno avrebbe compiuto 78 anni, era nato a Ponte San Pietro, in provincia di Bergamo, e proprio nella provincia bergamasca aveva cominciato la sua attività lavorativa, facendo l'operaio. Nel 1968 fu eletto deputato nelle file del PCI, carica che confermò per altre tre legislature. Infine, fu eletto senatore; ma già nel 1969 il rapporto tra Milani e il PCI si era rotto: essendo stato, insieme a Rossana Rossanda, Luigi Pintor, Lucio Magri e Aldo Natoli fondatore del "Manifesto", fu radiato in quanto appartenente al gruppo "eretico". Da quel momento in poi rifiutò sempre di tornare al PCI, diventando dirigente di spicco del PDUP e non accettando di tornare al partito allora di Natta neanche nel 1984, quando la maggioranza del PDUP ne confluì. Rimase quindi senatore della sinistra indipendente, ma le precarie condizioni di salute gli imposero un gradulae abbandono della politica: non volle comunque rinunciare alla collaborazione con il "Centro di riforma dello Stato" di Pietro Ingrao. Con la sua azione e le sue numerose battaglie parlamentari ci ha insegnato, che le idee di un comunista possono essere dignitose, civili e "giuste" anche se sono nettamente di minoranza.
Ho conosciuto Eliseo Milani |
Il ricordo di Alfonso Gianni sulle colonne di Liberazione del dirigente comunista tra i fondatori del 'Il Manifesto' |
Ho conosciuto
Eliseo Milani tardi. Tardi, relativamente alla sua lunghissima militanza
politica. Ormai è passato esattamente un quarto di secolo che non è certo
poco nella frequentazione tra persone. Lo conobbi che lui era già
un'autorità nel variegato campo della sinistra alla sinistra del Pci. Per di
più aveva avuto un passato importante nel Pci, particolarmente in quel di
Bergamo; aveva fatto parte del gruppo storico del Manifesto; era un
dirigente del Pdup. Lo conobbi in una circostanza tra le meno propizie, nel
corso di una trattativa che per quanto limitata fu anche aspra e che ci
vedeva di fatto contrapposti, ognuno a rappresentare gli interessi legittimi
della propria organizzazione. Si trattava di decidere gli accordi elettorali
tra Pdup e Mls per le elezioni politiche del 1979. Eliseo incuteva un certo
timore, aveva fama di uomo burbero e comportamenti spesso scontrosi. Non
faceva grandi giri di parole e andava al sodo. La circostanza era quindi
quella dove può nascere un odio o un amore, l'indifferenza era esclusa. Da
parte mia nacque una stima e un affetto profondi. Che solo un comprensibile
ritegno mi impediscono di definire con un sostantivo più impegnativo. Quella
stima e quell'affetto si sono rafforzati negli anni, nel lavoro politico e
parlamentare, nella frequentazione privata, quest'ultima diventata
particolarmente intensa quando le condizioni di salute lo costrinsero ad
abbandonare la politica attiva. Ma Eliseo non abbandonò certo il filo di un
lungo ragionamento politico che egli continuamente proponeva, fornendo
consigli sempre dettati da un grande senso della realtà. Chi ritenesse che
Eliseo non sia stata prevalentemente un teorico, direbbe il vero; ma chi
pensasse che egli sia stato essenzialmente un buon organizzatore ed un
tenace uomo di partito, coglierebbe solo un piccolo aspetto della sua più
complessa personalità.
Eliseo è stato un uomo e un dirigente politico a tutto tondo. La grande politica era la sua passione. La politica comunista, quella che non può nemmeno essere pensata senza una profonda conoscenza dei movimenti reali della società, senza una intensa connessione sentimentale con il popolo. Qui stavano le radici di Eliseo. Lo dimostravano anche i suoi racconti, quando parlava della vita concreta di tanti anni fa, nelle valli bergamasche, di quella dignitosa ma severa povertà, che egli ricordava senza lacrimosità né retorica, anzi con quella ironica nostalgia che caratterizza le persone che hanno il senso della storia e della complessità delle vicende umane. Se vi capitasse di entrare nell'ultima casa abitata da Eliseo a Roma, la trovereste pieni di libri di storia e di storia delle idee, più che di cronache politiche. Ma proprio queste letture, conquistate senza avere avuto la fortuna di una formazione scolastica adeguata a quella che è stata la sua vita, gli permettevano di alimentare fiuto ed intuito politico e di meritare una considerazione anche in ambiti molto diversi dai nostri che non è mai venuta meno. La sua vicenda politica appare, almeno a me, paradigmatica ed invidiabile. Eliseo è stato un costruttore del comunismo italiano, ma non si è mai adagiato sui suoi risultati. Ha sempre scelto una strada in salita e scomoda, guardando in avanti e non indietro a quello che lasciava, e l'ha percorsa con intelligenza, coraggio e grande umanità, appena velata, forse per atavico pudore, dalle spigolosità del carattere. Ora questa vita si è conclusa. La sua fine non ci giunge inattesa, ma non per questo meno dolorosa. Negli ultimi tempi la sua esistenza era come una corda che si tendeva sempre di più, pronta a spezzarsi in ogni momento, ma la forza del suo animo e persino del suo umore non l'hanno mai abbandonato. Le nostre ultime conversazioni erano all'insegna del futuro, sia per le grandi come per le piccole cose. Posso pensare, perciò, che si sia spento sereno. Sono convinto che l'ha fatto anche per non farci soffrire. Ciao, Eliseo. Alfonso Gianni, 29/12/04 |
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