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nr.5 - nuova serie - maggio 2002

redazionale

PRESENTAZIONE DE "LA RESISTENZA ACCUSA ANCORA"

A Manduria (TA), l’ultimo lavoro storico di Dubla all’esame attento dei giovani comunisti di oggi

Il 27 aprile: una data altamente significativa per i comunisti italiani. Il 27 aprile 1937 moriva Antonio Gramsci, il fondatore del Partito Comunista d’Italia, dopo essere stato recluso nelle carceri fasciste e aver rifiutato la domanda di grazia. Il 27 aprile è stata anche la data scelta dal circolo PRC di Manduria (TA), per la presentazione dell’ultimo lavoro dello storico del movimento operaio Ferdinando Dubla “La Resistenza accusa ancora- Pietro Secchia e l’antifascismo comunista come liberazione popolare e lotta di classe (1943/45)”, Nuova Editrice Oriente.

Dopo l’introduzione di Vanni Schiavoni, giovane segretario del circolo, la parola è passata a Dubla che ha cercato di spiegare il senso complessivo della propria ricerca: attualizzare i valori resistenziali per combattere la retorica imbelle da una parte e il revisionismo storico e politico dall’altra. Dubla ha dedicato il libro ad Angelo Gracci (il partigiano comandante ‘Gracco’ della Brigata ‘Potente’ che liberò Firenze nell’agosto del ’44) per l’intero esempio della propria vita: combattente allora, combattente sempre in prima fila anche oggi per l’affermazione degli ideali comunisti e di eguaglianza sociale. E il punto è proprio questo: quale Resistenza, come ricostruire, attualizzandola, la Resistenza storica antifascista? L’autore ha seguito la documentazione delle carte dell’Archivio Secchia, un protagonista decisivo dell’antifascismo comunista, il più radicale e nello stesso tempo il più efficace nella lotta contro il nazifascismo. Dunque il testo propone la questione della preminenza militare delle Brigate ‘Garibaldi’ rispetto alle altre componenti resistenziali, che non si tradurrà, se non in parte, in egemonia politica per evidenti ragioni oggettive come la presenza nel nostro paese delle truppe angloamericane. La “ricezione” della strategia togliattiana dopo il marzo del ’44, da parte della direzione milanese del PCI guidata da Luigi Longo e Pietro Secchia, fu funzionale alla vittoria militare per spostare in avanti i rapporti di forza complessivi nella dialettica fra moderatismo e rivoluzione, esemplificato dai CLN. E quale concezione muoveva i comunisti per il carattere della lotta partigiana? Liberazione popolare, perché dall’esempio delle avanguardie la lotta doveva essere allargata alle masse popolari guidate dalla classe operaia: dunque lotta di classe. Solo così si spiega la forza degli ideali resistenziali comunisti: si combatteva con il popolo al servizio del popolo per costruire l’Italia socialista dei liberi e degli uguali, senza ricadere nelle contraddizioni dello Stato liberale prefascista e i lavoratori dovevano essere il perno della nuova Italia.

In definitiva, la Resistenza comunista è l’antifascismo più coerente e conseguente: cioè anticapitalismo e antimperialismo militante, per un processo rivoluzionario in direzione del socialismo. Un carattere attualissimo oggi, se questa disamina passa alle giovani generazioni, a cui volutamente si cerca di annichilire la memoria: ecco perché il revisionismo nelle sue forme peggiori passa al negazionismo e alla negazione (appunto) dei valori della Resistenza comunista. E’ la ragione per la quale queste pagine di densa ricerca storica (che ha comportato anni di lavoro) sono precedute in premessa da altre pagine altrettanto dense e toccanti scritte da Luigi Longo, “La consegna dei nostri morti”, tratto dal bellissimo Un popolo alla macchia: perché quel testimone non sia lasciato cadere, ma preso nelle coraggiose e audaci teste e cuori dei giovani militanti d’avanguardia. Ecco perché la Resistenza “accusa ancora”: “La Resistenza accusa”, così titolò Secchia un suo bellissimo discorso al Senato del 28 ottobre 1949, in cui denunciava la persecuzione pretestuosa di partigiani nel dopoguerra, come quella, ad es., di Cino Moscatelli. Mentre fascisti e collaborazionisti vari godevano di protezioni e impunità. E questo fu il titolo da lui scelto per la raccolta dei suoi scritti, edita da Mazzotta nel 1973.

E i giovani presenti, tanti, con le loro domande, hanno dimostrato che sì, è vero, la “Resistenza accusa ancora”. E continuerà ad accusare, fino a quando gli ideali di liberazione popolare e lotta di classe non si saranno inverati. Nelle battaglie di oggi per la nuova Italia socialista di domani.

redazionale Lavoro Politico

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