redazionale
PRESENTAZIONE DE
"LA RESISTENZA ACCUSA ANCORA"
A Manduria (TA), l’ultimo lavoro storico di Dubla all’esame attento dei giovani comunisti di oggi
Il 27 aprile: una data altamente significativa per i comunisti italiani. Il 27 aprile 1937 moriva Antonio Gramsci, il fondatore del Partito Comunista d’Italia, dopo essere stato recluso nelle carceri fasciste e aver rifiutato la domanda di grazia. Il 27 aprile è stata anche la data scelta dal circolo PRC di Manduria (TA), per la presentazione dell’ultimo lavoro dello storico del movimento operaio Ferdinando Dubla “La Resistenza accusa ancora- Pietro Secchia e l’antifascismo comunista come liberazione popolare e lotta di classe (1943/45)”, Nuova Editrice Oriente.
Dopo
l’introduzione di Vanni Schiavoni, giovane segretario del circolo, la parola
è passata a Dubla che ha cercato di spiegare il senso complessivo della propria
ricerca: attualizzare i valori resistenziali per combattere la retorica imbelle
da una parte e il revisionismo storico e politico dall’altra. Dubla ha
dedicato il libro ad Angelo Gracci (il partigiano comandante ‘Gracco’ della
Brigata ‘Potente’ che liberò Firenze nell’agosto del ’44) per
l’intero esempio della propria vita: combattente allora, combattente sempre in
prima fila anche oggi per l’affermazione degli ideali comunisti e di
eguaglianza sociale. E il punto è proprio questo: quale Resistenza, come
ricostruire, attualizzandola, la Resistenza storica antifascista? L’autore ha
seguito la documentazione delle carte dell’Archivio Secchia, un protagonista
decisivo dell’antifascismo comunista, il più radicale e nello stesso tempo il
più efficace nella lotta contro il nazifascismo. Dunque il testo propone la
questione della preminenza militare delle Brigate ‘Garibaldi’ rispetto alle
altre componenti resistenziali, che non si tradurrà, se non in parte, in
egemonia politica per evidenti ragioni oggettive come la presenza nel nostro
paese delle truppe angloamericane. La “ricezione” della strategia
togliattiana dopo il marzo del ’44, da parte della direzione milanese del PCI
guidata da Luigi Longo e Pietro Secchia, fu funzionale alla vittoria militare
per spostare in avanti i rapporti di forza complessivi nella dialettica fra
moderatismo e rivoluzione, esemplificato dai CLN. E quale concezione muoveva i
comunisti per il carattere della lotta partigiana? Liberazione popolare, perché
dall’esempio delle avanguardie la lotta doveva essere allargata alle masse
popolari guidate dalla classe operaia: dunque lotta di classe. Solo così si
spiega la forza degli ideali resistenziali comunisti: si combatteva con il
popolo al servizio del popolo per costruire l’Italia socialista dei liberi e
degli uguali, senza ricadere nelle contraddizioni dello Stato liberale
prefascista e i lavoratori dovevano essere il perno della nuova Italia.
In
definitiva, la Resistenza comunista è l’antifascismo più coerente e
conseguente: cioè anticapitalismo e antimperialismo militante, per un processo
rivoluzionario in direzione del socialismo. Un carattere attualissimo oggi, se
questa disamina passa alle giovani generazioni, a cui volutamente si cerca di
annichilire la memoria: ecco perché il revisionismo nelle sue forme peggiori
passa al negazionismo e alla negazione (appunto) dei valori della Resistenza
comunista. E’ la ragione per la quale queste pagine di densa ricerca storica
(che ha comportato anni di lavoro) sono precedute in premessa da altre pagine
altrettanto dense e toccanti scritte da Luigi Longo, “La consegna dei nostri
morti”, tratto dal bellissimo Un popolo alla macchia: perché quel
testimone non sia lasciato cadere, ma preso nelle coraggiose e audaci teste e
cuori dei giovani militanti d’avanguardia. Ecco perché la Resistenza
“accusa ancora”: “La Resistenza accusa”, così titolò Secchia un suo
bellissimo discorso al Senato del 28 ottobre 1949, in cui denunciava la
persecuzione pretestuosa di partigiani nel dopoguerra, come quella, ad es., di
Cino Moscatelli. Mentre fascisti e collaborazionisti vari godevano di protezioni
e impunità. E questo fu il titolo da lui scelto per la raccolta dei suoi
scritti, edita da Mazzotta nel 1973.
E i giovani presenti, tanti, con le loro domande, hanno dimostrato che sì, è vero, la “Resistenza accusa ancora”. E continuerà ad accusare, fino a quando gli ideali di liberazione popolare e lotta di classe non si saranno inverati. Nelle battaglie di oggi per la nuova Italia socialista di domani.
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