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nr.7 - nuova serie - febbraio 2003

Roberto Zanetti 

   LE IDEE DEI DOMINATI

  Può esistere un approccio di analisi che possa essere proposto al di fuori dell'ambito marxista? Le influenze delle idee dominanti sulla cultura dei dominati

 

La mia proposta parte da alcuni presupposti, fra i quali la constatazione
che l'interpretazione della realtà che ci circonda non è per nulla
intuitiva, e la buona volontà e l'intelligenza non sono sufficienti per
comprenderne la complessità. Inoltre, a complicare ulteriormente le cose vi
si inserisce la cultura della società in cui viviamo che, volenti o no, ci
trasmette modi comportamentali che, a nostra volta (quasi sempre
inconsapevolmente), assimiliamo e trasmettiamo agli altri in modo totalmente
inconscio. Ad esempio, moltissimi di noi (e io fra questi) conoscono molto
poco o per nulla il filosofo dell'antica Grecia Aristotele, eppure, il
nostro modo di pensare è, ancora oggi, fortemente influenzato dalla sua
filosofia. Mentre il Giappone (per fare un esempio), che affonda le sue
radici filosofiche in altri presupposti (che non eliminano le contraddizioni
come invece fa la filosofia aristotelica), deve essenzialmente a questa sua
realtà il fatto di essere all'avanguardia nella ricerca microelettronica.

L'evidente difficoltà di potersi liberare dalle influenze che, per il solo
fatto di vivere in un determinato contesto, inconsapevolmente ereditiamo,
non risparmia neppure le più grandi intelligenze, ad esempio: il grande
paleontologo Stphen Jay Gould (purtroppo scomparso prematuramente da poco),
ritenuto giustamente l'erede di Darwin e padre della teoria evoluzionistica
degli "equilibri punteggiati" (evoluzione tramite balzi e non graduale), si
è positivamente meravigliato nel venire a conoscenza che gli scienziati
sovietici sostenevano da tempo le medesime posizioni. È utile citare quanto
da lui scritto nel bellissimo libro "Il pollice del panda": «Se il
gradualismo rappresenta un prodotto della cultura occidentale, piuttosto che
un fatto di natura, allora dovremo cercare una nuova filosofia del
cambiamento per allargare il nostro orizzonte oltre i confini del
pregiudizio. In Unione Sovietica, ad esempio, gli scienziati si basano su
una teoria del cambiamento completamente diversa: le cosiddette leggi della
dialettica riformulate da Engels a partire dalla filosofia di Hegel. Le
leggi della dialettica hanno molto in comune con il concetto di equilibrio
dei punti. [...] Eldredge ed io siamo rimasti affascinati dalla scoperta che
molti paleontologi sovietici sostengono un modello molto simile ai nostri
equilibri punteggiati.»


Quindi Gould viene a conoscenza, in modo indiretto e molto superficiale,
della dialettica di Engels della quale, poco più avanti, senza accorgersi
del pregiudizio di cui è vittima, dice: «Le leggi della dialettica sono
ideologia in termini abbastanza evidenti».
Senza nemmeno considerare che
invece sono il risultato di una tenace e rigorosa ricerca scientifica.

Inoltre la società in cui viviamo ci induce all'idealismo, mentre una
visione corretta della realtà impone un approccio materialistico e, come se
non bastasse, intervengono fattori propri della nostra struttura di
pensiero, per cui un problema viene affrontato solamente con gli elementi di
cui dispone, dei quali il risultato è totalmente dipendente, per cui, l'
esito raggiunto avrà la sola prerogativa di essere consequenziale alle
nostre conoscenze, quindi, più queste saranno superficiali, incomplete o
distorte tanto più la nostra analisi sarà lontana dalla realtà.

Quindi, se i nostri interessi vanno oltre le necessità quotidiane di
sussistenza, allora diventa indispensabile il recupero del materialismo
dialettico e storico come elementi essenziali per poter analizzare la realtà
così com'è, senza aggiunte o deformazioni di alcun genere.

Ma come rapportarsi quotidianamente con gli altri? dove risiede l'origine
delle difficoltà comunicative e divulgative? Le innumerevoli discussioni
solitamente lasciano i contendenti sulle proprie originarie posizioni e
questo per una ragione semplicissima: ognuno è il prodotto di tutte le sue
esperienze, le quali, come un immenso puzzle, vengono elaborate dalla
struttura di pensiero, calcificandole in una ferrea convinzione che esclude,
salvo poche eccezioni, ogni altra ipotesi non propria. Per cui, le
elaborazioni degli altri, in assenza di una reale capacità di analisi, si
infrangono nella barriera protettiva delle sicurezze di ognuno: nessuno è
disposto a scambiare le proprie convinzioni con quelle degli altri.

E qui entro decisamente nel quesito che intendo proporre alla lista con
alcuni esempi illustrativi.

Noi, come comunisti, siamo convinti di avere ragione nelle nostre analisi,
esattamente così come chi difende l'attuale società capitalista ritiene di
essere nel giusto: anche il presidente Usa è convinto di avere ragione
quando decide di mettere a ferro e fuoco un paese, e con lui ci sono milioni
di cittadini in tutto il mondo a condividerne le idee, e non necessariamente
gli interessi! Sono anche convinto che Berlusconi creda veramente di essere
superiore agli altri, e d'altronde sono molti gli italiani a crederlo
insieme a lui, e non necessariamente appartenenti alla sua classe!

Se mettiamo a confronto un sostenitore del socialismo e un sostenitore del
capitalismo, per quanti argomenti uno dei due possa portare alla sua causa,
l'altro ne porterà altrettanti alla propria, senza poter raggiungere in
questo modo a nulla di risolutivo per entrambi!

Una fortissima maggioranza, composta anche di comunisti, misura i fatti
politico-sociali attraverso l'etica, ma per i nazisti e i fascisti era etico
e meritorio massacrare comunisti ed ebrei, così come è oggi etico e
meritorio per la politica di Israele annientare il popolo palestinese!

Potrei proseguire con altri esempi, ma credo che quelli esposti siano già
sufficienti per sollevare la riflessione sulle evidenti difficoltà e
diversità d'analisi, per cui la frantumazione delle idee diventa,
evidentemente, inevitabile.

Quindi, la domanda: può esistere un approccio di analisi che possa essere
proposto al di fuori dell'ambito marxista?

Certamente sarebbe improponibilmente ambizioso proporre  di
trovare soluzioni sui problemi posti, ma il discuterne con la finalità di
proporre alcune ipotesi di superamento dello stallo in cui ci troviamo non
può essere altro che produttivo. Naturalmente se si riterrà di dare seguito
a questa proposta esporrò, fra le altre, anche una mia ipotesi in proposito.

Roberto Zanetti



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