I movimenti e la giustizia, ieri e oggi


L'uscita di un interessante libro: "La generazione degli anni perduti - storie di Potere Operaio" di Aldo Grandi,edizioni Einaudi - si presta per alcune  riflessioni su una sorta di "costante  storica", il rapporto che si instaura cioè tra movimenti anticapitalistici e repressione giudiziaria. E' vero che questo avviene sin dall'inizio del movimento operaio comunista - e Marx ed  Engels sono i primi a vedere nella repressione l'espressione di una "giustizia di classe" "Maledetto sia giugno!", scrivevano già nel giugno del 1848, allorché gli operai di Parigi, dopo i cannoni del generale Cavaignac, dovettero fare i conti con le sentenze di d condanna dei Tribunali e del resto anche durante la Resistenza ai Partigiani veniva riservato l'appellativo di "fuori legge", però nella repressione degli anni '70 c'è un carattere nuovo che la lega ai movimenti dei nostri giorni.

Un'annotazione preliminare: già nel 1973, in occasione del più grave (per allora) dei processi contro militanti di Potere Operaio, ebbero occasione di : partecipare nel collegio di difesa l'autore di questa rubrica, quale praticante: procuratore, e l'ingegner Vincenzo Brandi, membro del Comitato Scientifico del G.A.MA.DI., quale consulente tecnico di parte.

Il libro si snoda attraverso la narrazione della formazione di quello che viene generalmente indicato come il più radicale ma anche il più rigoroso teoricamente dei gruppi extraparlamentari di quegli anni, tra il '68 e il 1973, anno in cui si sciolse come organizzazione nazionale. Gli eventi e le lotte di quegli anni sono indubbiamente importanti: basti pensare al '68, al Maggio francese, all'Autunno Caldo ecc.
La storia che forse colpisce di più è la lotta degli operai della FIAT a Torino, prima, durante e dopo l'Autunno Caldo. E' qui che la nuova classe operaia, già protagonista come forza produttiva del "boom" economico degli anni '50 e '60, dà il meglio di se stessa e getta le basi non solo per la nuova organizzazione sindacale di massa, ma prefigura il superamento del modo capitalistico di produzione, n'allusione concreta al "potere Operaio", cioè a una società comunista nella quale il lavoro comanda sul profitto.
Ciò che colpisce è la contraddizione tra una lotta di classe che investe per mesi decine di migliaia di lavoratori di una grande fabbrica e il "silenzio" o le distorsioni dei mass media, come se fosse una "non notizia" il fatto che la FIAT, come recita un altro libro sull' argomento, fosse "in mano agli operai".
Questo, a indicare come il potere padronale non si limita al comando in fabbrica, ma influenzando i mass media - investe l'intera opinione pubblica, impedendo così una socializzazione efficace delle lotte di classe.

 Sulla base di questi "silenzi" interessati si inserisce poi l'operato repressivo di poliziotti e magistrati, perché gli operai e gli studenti in lotta nonostante le dimensioni di massa delle lotte, nonostante il carattere sostanzialmente emancipativo e democratico delle stesse, vengono dipinti come fastidiosi contestatori (siamo nel 1969 e il termine "terrorista" non è ancora in voga), un po' come potenziali   banditi dell'epoca partigiana.

TRE LUGLIO '69
La manifestazione di corso Traiano: Erano 55 giorni che gli operai della FIAT scioperavano e un po' come nel 2003 per il referendum sull'art. 18 - tutte le più importanti forze politiche di destra, di centro e di sinistra, unitamente alle forze padronali, erano contrarie alle lotte operaie.

Gran parte dei sindacati ufficiali era assente. Non era dunque scontato che la manifestazione convocata ai cancelli della FIAT riuscisse. Tanto più che, anche allora, i leaderini studenteschi più "famosi" erano più contrari che favorevoli a scendere in piazza.
Gli operai, invece, risposero in massa e fu una delle manifestazioni più riuscite del movimento operaio italiano.
La polizia pensò bene di rovinare quella festa di popolo caricando il corteo pacifico: erano le 15 del 3 luglio, ma solo all'alba del 4 luglio gli operai decisero di tornarsene a casa. Così la classe operaia torinese, in massa, dimostrò la sua maturità ; politica, oltre che sindacale.

Ovviamente, a questa prova di maturità di massa viene risposto con arresti e processi. Ma fu un "boomerang" per gli organi repressivi e per i capitalisti. Di li a pochi mesi la lotta degli operai FIAT di venne l'autunno caldo di tutti gli operai italiani. Ai padroni rimase la "carta" del terrorismo e, con Piazza - Fontana, se la giocarono cinicamente. Ma invano: la lotta di classe operaia era troppo giusta e così l'intera è società, per oltre un decennio, solidarizzò, con beneficio per tutti. Basti pensare che non solo la repressione non passò, ma venne approvato lo Statuto dei Lavoratori, ci fu la  vittoria sul divorzio, i magistrati la costruirono Magistratura Democratica, gli avvocati il Soccorso Rosso: un esempio per l'oggi, mi pare.

Pasquale Vilardo

da "La Voce del GAMADI" di settembre 2003
Diritto e Società
Avv. Pasquale Vilardo

http://www.resistenze.org/ - osservatorio - italia - politica e società - 21-09-03



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