LA STORIA DEL PCI E DEI COMUNISTI NON SI PROCESSA
Cronaca di un ottobre dedicato all’anticomunismo e alla caccia alle streghe maccartista
Ottobre 1999 è stato un mese votato in Italia
alla controffensiva ideologica, fanatica e totalitaria, da parte dei ceti
dominanti e dei loro rappresentanti politici. Per scagliare un ennesimo
attacco di piccolo cabotaggio al languente governo D’Alema, gli arnesi
de Il Giornale di Mario Cervi e tutta la corte dei miracoli del
centro-destra, hanno varato l’operazione “affare Mitrokhin-Kgb”, una patacca
per dimostrare l’assunto: i mali del paese erano le ‘spie’
di Mosca. Naturalmente i comunisti (di ‘vero’ comunista nella Mitrokhin-List
neanche uno, ovvio, anzi stimati giornalisti borghesi da tempo mandarini
del potere insieme a personaggi di quarta serie); dunque, processiamo i
comunisti, mettiamoli alla gogna, magari incarceriamoli, chessò
fuciliamoli, come ai bei tempi andati. E siccome gli ‘eredi’ (sic!) dei
comunisti italiani sono al governo, tolgano il disturbo che vogliamo andarci
noi al governo, con delle belle e sane idee, come quelle di Fini (un campione
della liberaldemocrazia) che vuole il ricovero coatto dei tossicodipendenti
e i lavori forzati per i detenuti. No, risponde Veltroni, impegnato a scrivere
le tesi congressuali per i Ds-Cosa 3-l’Ulivo; noi siamo tutt’altra……..
cosa, appunto; ripudiamo, ci ripugna il comunismo, esso è incompatibile
con la libertà (intervista alla Stampa del 13 ottobre). Lo
segue a ruota naturalmente D’Alema e il duo, che poggia le sue fortune
sul meraviglioso patrimonio politico, culturale e ideale del PCI, come
prostitute avvizzite mettono in vendita al miglior offerente la mercanzia
ereditata dagli avi. Mercanzia che è finita e che non soddisfa le
brame orgasmiche degli accattoni dell’anticomunismo nostrano, non solo
il Berluska che ne ha ben donde, dovendo difendere l’ingente accumulo di
denaro e i suoi interessi leciti e meno leciti, ma anche tutta quella pletora
di scribacchini di regime, atteggiati a opinion-leader, che, nei mass-media
asserviti al padrone, dimenticano la manifestazione di Rifondazione del
16 (oltre 70.000 compagni in p.zza del Popolo a Roma) e vomitano ingiurie
e contumelie sulla storia e sul presente di chi marxista, coerente e non
pentito, non ha mai cessato di essere.
E poi la stolta repressione: il 19 ottobre scatta
un’operazione di ‘sciacallaggio guiridico’ in grande stile, con centinaia
di perquisizioni, alcune delle quali davvero inammissibili come ai compagni
del circolo ‘Pietro Secchia’ di Roma, con il pretesto di cercare collusioni
o addirittura complicità con gli assassini del prof. D’Antona: perquisizioni
a tappeto negli ambienti legati al Carc, Comitati di Appoggio e di Resistenza
per il Comunismo, a Milano, Roma, Udine, Firenze, Pistoia, Napoli, Reggio
Emilia e Modena. I blitz miravano a ‘incastrare’ esponenti della sinistra
antagonista e dei centri sociali. Naturalmente nessuna arma rinvenuta,
nessuna persona rinviata a giudizio, ma il più che fondato sospetto
che queste operazioni ottuse di repressione dimostrano:
a) che gli inquirenti brancolano nel buio più
totale;
b) che c’è il rischio che siano controproducenti,
in quanto allargano e non restringono la base di consenso della lotta armata;
c) che nell’omicidio D’Antona ci sia lo zampino
dei vecchi servizi segreti ‘deviati’ per colpire in realtà tutta
l’area della sinistra antagonista.
Un altro regalo delle social-liberal-‘democrazie’ veltron-d’alemiane al governo?
Un ottobre se n’è andato, un altro ne verrà, forse come quello del ‘17. Vi presentiamo alcuni documenti di quest’ottobre 1999: alcuni stralci da Liberazione del 14 ottobre, subito dopo le carognesche dichiarazioni di Veltroni e il documento dei compagni del ‘Pietro Secchia’ di Roma, dopo l’abuso loro perpetrato all’alba del 19. Noi vogliamo ricordare tutto, non dimenticheremo mai la nostra storia, che non solo difenderemo per sempre, ma che costituisce l’attualità e l’impegno del nostro presente.
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Fausto Bertinotti, Alessandro Cardulli, Marcello C. Leone
“La storia del Pci non si processa perché non si processa la parte migliore della storia d’Italia. Come diceva Pasolini il Pci è stato un paese nel paese e ha fatto grande questo paese. (..) La posizione dei DS è l’ultima propaggine di un errore storico, che è quello di non avere difeso la storia dei comunisti italiani. Sta emergendo la volontà di fare piazza pulita della storia di lotte sociali grandi del dopoguerra e di metterci una pietra sopra, magari prendendosi lo sfizio di fare processare la grande storia comunista da Gladio. Quanto a Cossiga, pochi uomini sono stati così decisamente di parte e così impegnati in un campo come lui. Quindi è certo che non può avere l’equanimità, per discutere, poi di che cosa? Se dobbiamo discutere dei servizi segreti, discutiamone a partire da quelli deviati. Se invece vogliamo discutere della storia patria, apriamo un grande dibattito politico su chi è stato dalla parte del progresso e chi ha tentato di impedirlo. Credo che la storia dei comunisti del movimento operaio sia dalla parte del progresso e quella della DC dalla parte del regime. (..) O si difendevano i deboli, o gli interessi del capitalismo USA. La mia è una rivendicazione storica, etica e politica che appartiene a tutta la sinistra. (..) Se i comunisti avessero rivendicato con orgoglio quelle vicende, oggi non sarebbe possibile imbastire su quegli anni una offensiva politica, peraltro ridicola. (..) Quando l’ambasciatrice americana Claire Booth-Luce propose a Valletta una strategia comune contro il comunismo e i comunisti in Italia, facendogli capire che da questa intesa sarebbero dipese le commesse e le erogazioni di fondi alla Fiat, Valletta le assicurò che avrebbe provveduto a licenziare tutti i comunisti. Cosa che puntualmente fece con le rappresaglie degli anni Cinquanta. (..) Bisogna fare chiarezza anche sulle deviazioni dei nostri servizi segreti, che hanno messo in discussione la democrazia favorendo le stragi di Ustica, di Bologna, di piazza Fontana. Stragi sulle quali il nostro paese non ha ancora detto una parola. “
“Se l’aver collaborato giornalisticamente con organi di stampa dei Paesi che si definivano ‘socialisti’, se l’aver conosciuto giornalisti, funzionari, ambasciatori di quei paesi significa essere classificati come spie ‘volontarie o involontarie’, ebbene, allora noi siamo davvero degli spioni. Abbiamo scritto articoli, notizie per le agenzie, le radio, i giornali dell’URSS, dell’Ungheria, della Cecoslovacchia, della Bulgaria e via dicendo, in cui si parlava della situazione politica italiana e dei fatti avvenuti nel nostro Paese. Come dirigenti della Federazione della stampa abbiamo intrecciato e mantenuto rapporti con le forze politiche (in effetti una sola), con i sindacati dei giornalisti dei Paesi ‘socialisti’, con uomini di governo. Abbiamo addirittura operato perché si ristabilisse un clima di amicizia fra le organizzazioni dei giornalisti dell’est e dell’ovest. Da ‘spioni’ esprimiamo piena solidarietà ai colleghi giornalisti vittime di una indegna campagna nella quale è stata brutalmente violata la legge che garantisce la privacy. Sono stati diffusi elenchi di nomi senza il minimo accertamento della credibilità delle affermazioni contenute nei documenti. Riteniamo che l’Ordine nazionale dei giornalisti e la Federazione nazionale della stampa debbano svolgere un’azione di tutela nei confronti dei colleghi che sono stati così brutalmente messi alla berlina.”
Di seguito pubblichiamo il documento dell'Associazione
Politico Culturale "Pietro Secchia" di Roma in merito alle perquisizioni
di martedì 19 ottobre 1999
Grazie NATO, grazie DIGOS
DICHIARAZIONE
Circolo "Pietro Secchia" - Via Corinto 5 - Roma
- Tel/Fax 065433250
La borghesia ha il terrore del comunismo e scatena la caccia alle streghe! Decine di perquisizioni in tutta Italia con l'obiettivo di attaccare chi lotta e lavora per la ricostruzione del partito comunista.
PRIMA PARTE
Nel riprendere integralmente le prime righe del comunicato
dei CARC a seguito dell'operazione poliziesca messa in atto la mattina
di martedì 19 ottobre 1999, il Circolo "Pietro Secchia" dichiara
di assumere in proprio il contenuto politico del suddetto comunicato dei
CARC, che riteniamo allegato alla presente dichiarazione.
Il Circolo "Pietro Secchia" di Roma (e l'abitazione
privata di due suoi militanti) essendo stato beneficiato dall'operazione
"19 Ottobre", (sequestro di computer, agende telefoniche, riviste e volantini)
ritiene opportuno fare alcune precisazioni politiche a chiarimento
e utilità di se stesso, del movimento comunista e pseudocomunista,
e delle "autorità" tutte.
Lenin, a proposito del terrorismo, ci ha lasciato un grande
insegnamento. Alla morte di un suo fratello che aveva intrapreso questa
strada, pur assolvendolo, gli aveva detto e aveva detto al proletariato
mondiale:
"Noi seguiremo un'altra strada".
Noi siamo leninisti e quindi nella costruzione del nuovo
partito comunista seguiremo un'altra strada, l'unica strada esistente.
Nel movimento comunista attuale che sinceramente lotta
per la ricostruzione del nuovo partito comunista (che non può che
essere operaio) l'insegnamento leninista che abbiamo sopra riportato è
profondamente radicato.
Nessun comunista quindi segue la strada lungo la quale
le autorità giudiziarie e la DIGOS ci stanno indagando. Se qualcuno,
autonomamente nel movimento, ha deciso di intraprendere la strada del terrorismo
sono fatti che esulano completamente da quello che e' il movimento comunista
che lotta e lavora per la costruzione di un nuovo partito comunista
che sia espressione e difesa dei diritti dei lavoratori e di tutti i ceti
più deboli, mai come in questo momento calpestati in questo
cosiddetto "ordine democratico italiano" (ci fa sorridere l'accusa di eversione
dell'ordine democratico).
Dichiariamo, a chiunque fosse, che DA SOLO
HA DECISO, DA SOLO SE LA
SBRIGA:
"Noi seguiamo un'altra strada".
SECONDA PARTE
Per quanto riguarda la detenzione di un certo opuscolo,
che sembrava avere tanto interesse per la DIGOS, denominato - La
VOCE del (nuovo) partito comunista italiano - ribadiamo che è
un opuscolo che ci è pervenuto tramite le poste italiane (il che
ci ha fatto riflettere) e verso il quale, nonostante le nostre umili forze,
stavamo indagando. Per esempio se ne avessimo avuto la disponibilità,
saremmo andati subito nella sede della tipografia che ha stampato gli opuscoli
di cui sopra e che, ALLA FACCIA DELLA CLANDESTINITA' risultava impressa
in stampa (sede che ora non possiamo qui riportare in quanto l'opuscolo
ci è stato sequestrato).
Una ultima parola. Rivolgiamo un saluto particolare a
tutti quei "rivoluzionari", singoli o di gruppo, che ampiamente informati
della vicenda dalla TV di Stato o personalmente, non si sono minimamente
fatti sentire.
E' meglio starsene alla larga da chi é indagato
di terrorismo anche se si conosce da venti anni o più.
CONCLUSIONI
La guerra della NATO contro la Yugoslavia e questa
vicenda hanno fatto venire allo scoperto tanti pseudocomunisti.
Grazie NATO, grazie DIGOS !!
e-mail:dubla@planio.it
This page was last modified on October 26, 1999
L'articolo presente in questa pagina e' stato pubblicato
sul n.13 - ottobre-novembre 1999 de 'IL PARTITO-LINEA ROSSA'
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