linea Rossa
(nr.16 - luglio-agosto 2000)

 

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Una nota dei compagni di Aginform sulla polemica interna al gruppo dirigente del PRC inerente la politica internazionale, la concezione dell'imperialismo, il ruolo di paesi come la Cina che si richiamano al socialismo. Per comprendere il "dietro le quinte"

L'IMPERIALISMO REALE

A margine della polemica Sorini-Mantovani


 


La polemica scoppiata tra Ramon Mantovani e Fausto Sorini (Liberazione del 17 e 19 maggio), responsabile della commissione internazionale del PRC l’uno e membro autorevole della medesima l’altro, ha avuto il merito non solo di mettere in luce delle divergenze di vedute sulle questioni internazionali, facendo emergere posizioni più articolate e interessanti di quelle che normalmente si possono leggere su Liberazione, ma anche di aprire prospettive nuove nella discussione all’interno della sinistra.
L’attacco violento di Mantovani a Sorini, probabilmente frutto di una lunga incubazione all’interno del partito, è basato sull’ipotesi, oggi corrente all’interno della cosiddetta sinistra antagonista, che ci troviamo di fronte a una globalizzazione del conflitto mondiale, per cui ogni ipotesi tattica e ricerca dii un blocco di forze teso a contrastare questa globalizzazione è frutto di una visione arretrata dello scontro e dei mezzi con cui farvi fronte. Anzi, certe ipotesi di alleanze diventerebbero il brodo di cultura per nuove avventure reazionarie che sarebbero un rimedio peggiore del male.
La posizione di Mantovani a noi sembra una riproposizione di una teoria già ben conosciuta, quella della rivoluzione permanente di trotskiana memoria. Egli, in luogo di individuare i processi reali che caratterizzano lo scontro con l’imperialismo, teorizza una rivoluzione mondiale mutuata dall’immaginario di Seattle, fino alla nostra versione casereccia di Bologna.
Solo questa visione delle cose ha, per Mantovani, la dignità di un confronto vero con i processi di globalizzazione e rappresenta una sfida a questi processi. Senza individuare forze reali e passaggi di una rivoluzione globale per la trasformazione dell’esistente, Mantovani va giù duro contro Sorini e contro quelle posizioni che cercano di individuare, nella realtà e non nelle fumisterie del subcomandante Marcos, le possibilità di uscita da questa situazione dominata dalla iniziativa strategica dell’imperialismo USA e dei suoi alleati. Così facendo Mantovani trascura alcuni “particolari” che nel suo discorso non possono essere facilmente collocati. Questi “particolari” si chiamano progetto di scudo stellare (ora sistema antimissile), guerra all’Iraq, guerra alla Jugoslavia, e così via. Che motivazioni avrebbero gli USA e la NATO di lavorare a un sistema antimissile o di aggredire la Jugoslavia e l’Iraq o di intervenire per interposta persona nel Congo, se la globalizzazione è compiuta e tutti i sistemi esistenti nel mondo sono omologati?
Se Mantovani uscisse da quegli schemi devastanti della sinistra antagonista e del neotrotskismo, si accorgerebbe che dopo la fine dell’URSS, altro fatto insignificante per i trotskisti, si sta svolgendo sotto i nostri occhi uno scontro, dentro il quale ci sentiamo impegnati ovviamente anche noi, in cui l’imperialismo USA e NATO (e dentro questo imperialismo c’è la sinistra plurale francese) cerca di imporre il proprio dominio. Per fortuna di tutti, questa volontà di dominio cozza contro resistenze e contraddizioni che ogni comunista e ogni combattente antimperialista deve saper analizzare e utilizzare.
Oggi queste contraddizioni si chiamano volontà di pace dei popoli, rispetto dell’indipendenza nazionale, collaborazione paritaria tra le nazioni, fine dei patti militari aggressivi, sviluppo economico equilibrato e non distruzione delle risorse finalizzata al profitto. E’ dentro questi riferimenti che occorre definire un programma di unità e di lotta contro la cosiddetta globalizzazione e il suo braccio armato NATO.
Contrapporre discorsi “avanzati”, frutto di suggestioni intellettualistiche, alla definizione concreta di un programma vero di lotta contro l’imperialismo e di unità delle forze interessate a combatterlo, non ci aiuta certamente e, spesso, favorisce quelle subdole campagne filoimperialiste e di matrice trotskista che ritroviamo puntualmente contro la Cina e altri paesi “barbari” che resistono alla omologazione.

da Aginform nr.12 – giugno 2000


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