INTERNAZIONALE
Il 5 luglio, nella prigione di Stato di Burdur (Turchia,
a 370 km da Istanbul) è stato perpetrato un nuovo massacro, con
il pretesto del rifiuto di 11 prigionieri politici al trasferimento ad
Izmir, carcere di massima sicurezza di tipo-F (carceri speciali, in cui
i prigionieri vivono in totale isolamento in celle-bara, munite di tre
porte e senza possibilità di comunicazione alcuna neppure tra loro).
Contemporaneamente, i prigionieri sociali rinchiusi a Bayrampasa (Istanbul)
si sono rifiutati al trasferimento in un altro carcere ed hanno preso in
ostaggio le guardie. A Bayrampasa, fortunatamente, nessun prigioniero è
stato ferito. Durante l'assalto a Bundur, durato per l'intera giornata,
le forze di polizia hanno sparato e lanciato bombe, distruggendo i muri
divisori delle celle. I prigionieri hanno resistito alla furia bestiale
degli aguzzini anche erigendo barricate. Dei 38 prigionieri politici feriti,
appartenenti al DHKP-C, al TKP-ML e al TIKB, 16 sono in condizioni gravi
ed uno (Veli Sacilik) ha perso un braccio. Mentre Veli è stato trasferito
all'Isparta Medical Faculty Hospital, gli altri prigionieri feriti sono
stati portati all'Ospedale di Stato di Burdur e successivamente riportati
in carcere, senza aver ricevuto alcuna cura medica, ed immediatamente messi
in isolamento, che non è stato risparmiato neppure a Veli, rientrato
oggi (8 luglio) in carcere. I funzionari del carcere rifiutano ogni informazione
riguardante le condizioni dei prigionieri feriti. Già dieci mesi
fa era stato anticipato che la prigione di Burdur sarebbe stato il prossimo
obiettivo da colpire e che sarebbe stata la "nuova Ulucanlar" (il carcere
Ulucanlar di Ankara è stato scenario del feroce massacro del 26
settembre 1999, durante il quale sono stati barbaramente uccisi 10 prigionieri
politici, sul cui cadavere si è poi infierito in modo inumano).
Dall'elenco (ancora parziale) dei feriti risultano diverse donne. Il 7
luglio i prigionieri politici di Burdur hanno iniziato uno sciopero della
fame. In loro appoggio, i prigionieri politici delle carceri di Umraniye
e Ceyhan si rifiutano di partecipare alla "conta", mentre i prigionieri
di Bayrampasa hanno occupato il corridoio della prigione. Non si conoscono
ancora le conseguenze di queste azioni. Il prigioniero Sadik Turk, in gravissime
condizioni, è stato trasferito nell'Ospedale di Stato di Antalya.
Sadik era sopravvissuto al massacro di Ulucanlar ed era stato trasferito
a Burdur. Dopo il massacro di Ulucanlar ha dovuto subire un'operazione
al cervello e adesso, dopo l'attacco di Burdur, è stato operato
per la seconda volta. Sempre il 5 luglio, la manifestazione di protesta
indetta dalla Tayad (Associazione di Solidarietà delle Famiglie
dei Prigionieri) a piazza Kadiköy, Istanbul, è stata interrotta
dalle forze di polizia, che hanno arrestato numerosi familiari e amici
dei prigionieri politici; il rilascio dei militanti della Tayad è
avvenuto il 7 luglio. La mostra sulle carceri di tipo-F allestita dall'Associazione
è stata sequestrata. Più tardi è stata poi presa d'assalto
la sede dell'Associazione che è stata totalmente devastata dopo
il sequestro di video, posters, fotografie ed altro materiale riguardante
la situazione carceraria in Turchia. La Tayad voleva convocare una manifestazione
per domenica 9 luglio, ma la polizia l'ha proibita adducendo che "la questione
è già stata discussa ampiamente e la manifestazione potrebbe
provocare un aumento della tensione". Con le carceri di tipo F lo Stato
fascista turco intende annientare i rivoluzionari prigionieri che resistono
e lottano per mantenere intatte le loro idee e contro le disumane condizioni
cui vengo costretti a vivere. Con l'attacco alle famiglie dei prigionieri
e alla loro associazione, non solo è evidente che la "libertà
di espressione" è una presa in giro, ma che si intende castigare
e distruggere il movimento di solidarietà con i prigionieri politici.
E tutto questo accade con la complicità dei governi e dei mass media
degli Stati "democratici" come quello italiano che chiudono bocca, occhi
ed orecchie di fronte a questa atrocità per salvaguardare i loro
interessi militari ed economici in Turchia.
LA RESISTENZA DEI RIVOLUZIONARI
PRIGIONIERI E' PER NOI MOTIVO DI ORGOGLIO:
NON PERMETTIAMO CHE VENGA ANNIENTATA!
IL MASSACRO NON PUÒ RESTARE IMPUNITO
LA LOTTA PER I DIRITTI DEI PRIGIONIERI È LA
LOTTA PER LA GIUSTIZIA, LA LIBERTÀ E
L'EMANCIPAZIONE DELL'ANATOLIA DALLA TIRANNIDE FASCISTA!
SOLIDARIETÀ CON I PRIGIONIERI POLITICI!
PROTESTIAMO CONTRO LA PROIBIZIONE IN TURCHIA DI OGNI
ATTIVITÀ DI
SOLIDARIETÀ CON I PRIGIONERI POLITICI E PER
LA LIBERTÀ DI ESPRESSIONE!
AFAPP ITALIA - ASP- VOCE OPERAIA
scrivete a linearossa@virgilio.it
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(luglio-agosto
2000)