Il cuore di Mao ha cessato di battere il 9
settembre del 1976. Quello è stato un giorno molto triste, non solo per il
popolo cinese, ma anche per tutti i popoli del mondo che aspiravano e aspirano
tutt'oggi alla liberazione dalla schiavitù salariata e dall'oppressione
imperialista. E’ stato un giorno molto triste anche per noi, studenti cinesi,
che grazie al marxismo-leninismo e con il fondamentale apporto e impulso del
pensiero di Mao abbiamo dato vita al glorioso Movimento Maoista Cinese.
Anche in noi oggi vi è tristezza perché sentiamo la grande mancanza di Mao
sotto il profilo politico, organizzativo e umano, ma nello stesso tempo questa
è una bella giornata, perché siamo qui, oggi, tutti riuniti, a rendere omaggio
e onore a Mao e a discutere su come i suoi insegnamenti e il suo esempio
possano servire ai giovani nella lotta per l'emancipazione.
I ragazzi che vogliono trasformare il mondo, ossia
cambiare radicalmente la situazione economica, istituzionale, giuridica,
sociale, culturale e morale dei loro paesi, non possono che seguire Mao e i
suoi insegnamenti. Perché Mao ha dimostrato come si fa. Egli infatti ha
cambiato il volto della Cina semifeudale e oppressa dall'imperialismo
attraverso la rivoluzione più lunga e complessa della storia. Fare come Mao, è
questa la parola d'ordine che dovrebbe ispirare le ragazze e i ragazzi di
oggi. E’ la realtà del mondo di oggi e le stesse condizioni dei giovani che lo
impongono.
Viviamo perciò in paesi dove esistono le classi,
le contraddizioni di classe, la lotta di classe, lo sfruttamento dell'uomo
sull'uomo, le disuguaglianze economiche, territoriali e di sesso, le
ingiustizie sociali, la disoccupazione, la povertà, l'emarginazione sociale
degli anziani, degli handicappati, dei giovani delle periferie urbane.
In un mondo in cui i pericoli di guerra sono sempre presenti.
Il nostro Paese è parte integrante
dell'imperialismo che, nonostante quello che dicono i politicanti borghesi
esiste ancora, eccome se esiste, ed è più forte che in passato, quando c'era
il campo socialista che lo contrastava e la rivoluzione avanzava in tutto il
mondo. Questi uomini di governo hanno dilapidato quasi interamente il
patrimonio di lotte e di vittorie del proletariato e delle masse popolari dal
dopoguerra fino alla grande rivolta giovanile del Settantasette, con grandi
sacrifici e patendo gravi lutti.
Tutte le conquiste ottenute sui fronti politico, sociale, sindacale,
pensionistico, della tutela e normativa sul lavoro, scolastico e sociale sono
diventate merce di scambio per l'entrata di tali voltagabbana nella ``stanza
dei bottoni'' e il loro assorbimento nel pantano delle istituzioni borghesi.
Non importa quanti sacrifici dovremo fare, quante
privazioni dovremo sopportare; non importa il parziale e momentaneo
isolamento, la repressione di qualsiasi natura essa sia: poliziesca, sul
lavoro, scolastica, familiare; non importa se subiremo delle sconfitte durante
il nostro percorso, ci rialzeremo ogni volta a testa alta e con maggior
determinazione, impugnando la rossa bandiera della rivoluzione socialista e
dell'internazionalismo proletario, procederemo per la nostra strada sicuri che
il socialismo è il futuro della classe operaia.
Mao dice che ``il popolo, e solo il popolo, è la
forza motrice, che crea la storia del mondo'', e noi siamo sicuri che il
nostro popolo ci seguirà, i giovani ci seguiranno una volta che avranno capito
che cosa bisogna veramente fare per cambiare il mondo e se stessi.
Noi abbiamo fiducia negli operai, nei lavoratori,
nei disoccupati, negli studenti, nelle donne; abbiamo fiducia nei contadini
poveri, negli intellettuali, negli emarginati e nel sottoproletariato se si
sapranno mettere al servizio della causa del proletariato; abbiamo fiducia
nella piccola borghesia rivoluzionaria se saprà rinunciare all'individualismo,
alla velleità di essere la classe dirigente della lotta di classe e
all'avventurismo.
Abbiamo fiducia in particolare nella giovane
classe operaia, negli studenti, nelle ragazze progressiste e rivoluzionarie,
poiché i giovani sono i più sensibili alle ingiustizie sociali e i primi a
gettarsi nella lotta di classe.
Un grosso onere e onore poggia sulle loro spalle, da essi dipenderà, in una
certa misura, per quanto tempo ancora il nostro popolo dovrà languire sotto le
forche del capitalismo che, contrariamente a quanto vogliano farci credere, è
ancora una realtà.
E’ la realtà degli studenti costretti a studiare
in scuole e università inadeguate e a volte fatiscenti, con programmi di
studio basati sulla metafisica, sul nozionismo borghese e sull'idealismo
religioso, con professori molte volte barricati dietro le loro cattedre come
fossero gli unici a sapere qualcosa, dovendo poi affrontare mille difficoltà,
dal reperimento dei libri di testo e del materiale didattico ai trasporti,
all'alloggio, alle rette per poter frequentare l'università. E’ la realtà dei
giovani lavoratori sempre più ``atipici'' e supersfruttati e sempre meno
tutelati. E’ la realtà dei giovani che vivono in periferie degradate,
fatiscenti e abbandonate dalle istituzioni, tanto vicine a parole alle masse
in campagna elettorale per poi disattendere le promesse dei politicanti
borghesi appena sono stati eletti. E’ la realtà dei minorenni supersfruttati e
fatti oggetto di turpi violenze fisiche e sessuali. E’ la realtà dei giovani
che non hanno luoghi dove ritrovarsi e instaurare sani rapporti sociali invece
dei soliti videogiochi e delle discoteche; che non hanno a disposizione spazi
attrezzati dove poter fare sport, coltivare i propri interessi, dove poter
soddisfare e sviluppare le proprie attitudini artistiche ed espressive nella
musica, nella grafica, nella recitazione, nella letteratura, ecc. ; che non
hanno a disposizione biblioteche ben fornite dove poter soddisfare la
curiosità, la sete di conoscenza che c'è in ogni giovane.
Questa è la realtà della situazione dei giovani, che noi vogliamo cambiare
assieme a loro, non certo quella dei giovani “figli di papà” con la loro vita
mondana, che sfoggiano macchine di gran cilindrata, denaro e successo.
L’ emancipazione che cerchiamo non vuol dire
egoismo, ricerca esclusiva del benessere personale, arricchirsi e fare
carriera sfruttando i lavoratori, bensì cancellare ogni forma di ingiustizia
sociale e di disuguaglianza sociale e territoriale, nella lotta incessante per
migliorare le condizioni di vita e di lavoro delle masse e per trasformare il
mondo e se stessi.
Se i giovani vogliono far ciò non possono che
ispirarsi a Mao ed emulare le sue gesta.
Mao, per come è vissuto, per quello che ha fatto e insegnato, è un esempio per
tutti i giovani rivoluzionari della Terra che vogliono un nuovo mondo. Egli è
un esempio di abnegazione, di combattività, di coerenza marxista-leninista, di
internazionalismo proletario. Egli è un maestro di rivoluzione, un educatore
proletario rivoluzionario, un modello di marxista-leninista, un punto di
riferimento insostituibile per i giovani che vogliono veramente lottare contro
il capitalismo, l'imperialismo, il colonialismo, il fascismo, il razzismo.
Per tutta la vita Mao ha servito umilmente la
causa del socialismo, il Partito e le masse cinesi, dando sempre tutto se
stesso e non ricercando nulla per sé.
Mao ha indicato al popolo cinese e a quelli di tutto il mondo la via della
liberazione dal capitalismo e dall'imperialismo, e fin quando i popoli l'hanno
seguito, applicando i suoi insegnamenti, hanno ottenuto grandissimi successi e
il vento rivoluzionario dell'Est prevaleva su quello borghese e revisionista
dell'Ovest. Poi purtroppo, dopo la sua morte, la via che Mao aveva percorso e
indicato è stata abbandonata, chiusa, addirittura dichiarata non più
percorribile da coloro che si sono svelati dei revisionisti, degli
opportunisti e degli imbroglioni politici, riportando così le condizioni di
interi popoli di molto all'indietro.
Mao ha realizzato lo Stato più avanzato,
progredito e giusto mai raggiunto da nessuna società borghese neanche al
momento attuale. Mao ha imparato e insegnato al suo popolo e a tutti i popoli
del mondo che solo avendo alla testa un Partito Comunista, applicando il
marxismo-leninismo, costituendo un fronte unito rivoluzionario e un Esercito
rosso, facendo affidamento sulle masse, isolando e attaccando il nemico
principale si possono vincere le battaglie e conquistare e difendere il potere
politico da parte del proletariato con la rivoluzione.
Fin da giovanissimo, seppure figlio di un
contadino relativamente ricco per quei tempi, provando le durissime condizioni
in cui viveva il popolo cinese, Mao si è formato un carattere rivoluzionario
che lo ha portato ad opporsi e a contrastare tutte le vecchie concezioni e
pratiche del confucianesimo.
``Dobbiamo sviluppare le nostre capacità fisiche
e mentali - ebbe a dire secondo certe fonti - ecco perché i 3 vincoli della
nostra nazione, principe e suddito, padre e figlio, marito e moglie, devono
essere combattuti e devono essere considerati insieme alla religione, i
capitalisti e l'autocrazia i demoni maligni dell'impero''.
A 7 anni si oppone al maestro di scuola che pretendeva, come da regola
vigente, che ogni bambino si alzasse in piedi di fronte al maestro per
recitare. Mao trovando la cosa inutile si rifiutò di alzarsi dicendo: ``Se lei
mi può sentire bene stando seduto, perché io dovrei alzarmi per recitare?''.
Mai in mille anni questo sistema era stato contestato, ma il giovane Mao
avrebbe dovuto fare ancora tanta strada prima di rivoltare cielo e terra.
Tutta la sua vita è stata segnata da una grande
sete di conoscenza, Mao voleva conoscere a fondo ogni situazione,
particolarità, bisogno del suo popolo: ``Senza inchiesta - diceva - non si ha
il diritto di parlare''. Per conoscere a fondo la Cina, Mao intraprendeva
grandi viaggi a piedi, come quello attorno al lago Rangting con una
circonferenza di 250 km, o quello nella provincia dello Hunan dove percorse
450 km, durante questi viaggi si intratteneva instancabilmente a colloquiare
con contadini e operai, studenti e donne, si informava delle condizioni di
vita, sui raccolti e le piogge, sugli affitti e i padroni.
Mao studiava moltissimo, portava sempre con sé dei
libri, risparmiando sul cibo per poterseli comprare, ``la conoscenza è senza
fine'' e lui non avrebbe mai smesso di imparare. Mao ha vissuto i problemi
della gioventù cinese del suo tempo. Ricordiamo che egli è nato nel 1893. Solo
che egli era profondamente animato dalla volontà di ``salvare la Cina''
dall'imperialismo, dal feudalesimo e di emancipare il popolo cinese.
A 20 anni si iscrive ad un istituto per insegnanti
di Changsha dove mette in pratica le sue conoscenze e capacità dialettiche e
diventa un leader degli studenti, un agitatore politico. Impavido di fronte al
potere dei “signori della guerra” già dirige l'Associazione degli Studenti che
sotto la sua guida organizza manifestazioni in favore dei contadini e dei
lavoratori e contro le pretese espansioniste del Giappone.
Nel 1918 assieme ad un amico fonda la Nuova Associazione Popolare di Studio
che si occupa anche dell'oppressione della donna perpetuata attraverso il
sistema tradizionale di matrimonio, lo pseudonimo che utilizza per firmare i
suoi articoli è 28 colpi: i 28 tratti di pennello con cui si scrive il suo
nome in cinese.
La nuova associazione di Mao, che all'inizio
contava appena 13 membri, divenne il nucleo fondante del futuro Partito
Comunista Cinese, che ha visto la luce il 1° luglio del 1921. E’ nel 1920,
all'età di 27 anni, che Mao scopre e legge il ``Manifesto del Partito
Comunista'' di Marx ed Engels e ne viene immeditamente conquistato, mettendolo
in pratica organizzando politicamente per la prima volta i lavoratori.
Una delle sue più grandi imprese è rappresentata dalla Lunga Marcia, iniziata
come una ritirata strategica per sfuggire all'esercito reazionario del
Guomindang e trasformatasi in grandiosa opera di propaganda, di organizzazione
ed educazione delle masse.
I valorosi soldati dell'Esercito Rosso seppur attaccati ad ogni angolo, male
armati, malati e affamati non persero mai la fiducia nella vittoria finale.
Animati da Mao cantavano: ``L'Esercito Rosso non ha paura della morte! Chi ha
paura della morte non fa parte dell'Esercito Rosso''. La loro fiducia in Mao
era incrollabile e ne seguivano fedelmente le direttive.
Pur dovendo patire enormi sacrifici, i soldati
dell'Esercito Rosso si calarono completamente come pesci nell'acqua fra le
masse contadine e operaie diventando il loro esercito, lavoravano i campi e li
aiutavano, ma non prendevano nulla per sé, addirittura cuocevano pelli di
maiale e cuoio per cibarsene, non avendo altro da mangiare.
Tanti giovani e giovanissimi parteciparono a questa epica impresa: ragazzi di
12-15 anni curavano i feriti, procuravano il cibo, aiutavano i soldati e
combattevano al loro fianco. Nella Lunga Marcia, in cui percorsero a piedi ben
12.900 chilometri, vedevano per la prima volta la possibilità di aprire per la
Cina una strada nuova.
E’ il 1° Ottobre del 1949 che Mao, in piedi sulla tribuna di Tian An Men a
Pechino, proprio dove ci troviamo ora, parlando a milioni e milioni di persone
festanti ha proclamato la vittoria della rivoluzione con queste parole: ``Il
popolo cinese si è alzato in piedi... nessuno ci insulterà più''. E fino a
quando Mao è rimasto in vita nessuno ha più insultato il popolo cinese, un
popolo forte, potente, che nonostante le precarie condizioni in cui avrebbe
versato ancora per un certo tempo, decideva ciò che era meglio per sé, non
ammettendo interferenze esterne dell'imperialismo nello sviluppo della propria
società.
Di fronte agli avvenimenti internazionali, alle
aggressioni imperialiste e socialimperialiste, allo sfruttamento e
all'oppressione dei popoli, e in linea con l'internazionalismo proletario, i
marxisti-leninisti cinesi non potevano non levare alte le loro voci di
condanna. Mao ha indicato la resistenza armata contro le aggressioni militari
imperialiste, la via del fronte unito antimperialista e l'unità dei popoli di
tutto il mondo contro le aggressioni imperialiste.
Mao ha denunciato e combattuto non solo
l'imperialismo, in particolare quello americano, ma anche il
socialimperialismo sovietico, che sotto le vesti comuniste si comportava come
una potenza egemonica e oppressiva. L'URSS di allora era infatti in mano ai
revisionisti che avevano restaurato il capitalismo. Mao ha fatto moltissimo
per smascherare la cricca revisionista di Mosca, da Krusciov a Breznev, e le
altre cricche analoghe degli altri paesi.
Un profondo legame univa il popolo cinese,
l'Esercito rosso, il Partito Comunista Cinese e i popoli di tutto il mondo.
Mao era fortemente legato ai giovani, ne comprendeva i bisogni e le
aspirazioni e sapeva come mobilitarli. Il movimento delle Guardie Rosse è un
esempio lampante e inconfutabile di questa profonda unione, un movimento di
milioni di giovani fedeli a Mao e che svolsero un ruolo fondamentale nella
Grande Rivoluzione Culturale Proletaria Cinese, il più grande capolavoro
teorico e politico di Mao. Con essa Mao ha voluto esporre il Partito Comunista
e l'intera società cinese al benefico influsso della forza dirompente e
purificante della rivoluzione nelle condizioni della “dittatura del
proletariato”. Una rivoluzione socialista in un paese socialista, questa è la
più grande intuizione di Mao, seguendo la quale il proletariato di ogni paese,
indistintamente, una volta conquistato il potere, può garantire che il Partito
e lo Stato rimangano rossi.
La Grande rivoluzione culturale proletaria è una
via universale, come quella dell'Ottobre sovietico. La prima insegna come si
mantiene il potere politico, la seconda come lo si conquista. Questo
illuminante insegnamento di Mao e la pratica rivoluzionaria del proletariato e
dei giovani cinesi hanno risvegliato le masse antifasciste, anticapitaliste e
antimperialiste di tutto il mondo.
Il periodo della gioventù, quello in cui abbiamo
più energia, in cui siamo meno intaccati dalle influenze della borghesia e la
nostra mente è più libera, in cui siamo più reticenti ad adottare stili di
vita borghesi ed imposizioni oscurantiste e repressive, in questo periodo
della nostra vita noi possiamo dare un enorme contributo a questa nobile
causa, se solo lo vogliamo
Se vogliamo rendere onore a Mao, oggi, nel nuovo
secolo, dobbiamo applicare il pensiero di Mao e la sua linea politica alla
nostra situazione particolare, calandoci come pesci nell'acqua fra le masse:
``Questo significa che bisogna raccogliere le idee delle masse (frammentarie,
non sistematiche), sintetizzarle (attraverso lo studio trasformarle in idee
generalizzate e sistematiche) quindi portarle di nuovo alle masse, diffondere
e spiegare queste idee finché le masse non le assimilino, vi aderiscano
fermamente e le traducano in azione, e verificare in tale azione la giustezza
di queste idee. Poi sintetizzare ancora una volta le idee delle masse e
riportarle quindi alle masse perché queste idee siano applicate con fermezza e
fino in fondo. E sempre così, ininterrottamente, come una spirale senza fine;
le idee, ogni volta saranno più giuste, vitali e ricche. Questa è la teoria
marxista della conoscenza''. Questa è la via da seguire per radicarsi fra le
masse lavoratrici e popolari, che rappresenta attualmente il nostro obiettivo
principale. ``Noi comunisti siamo come i semi e il popolo è come la terra.
Ovunque andiamo dobbiamo unirci al popolo, mettere radici e fiorire in mezzo
al popolo''.
Dobbiamo conquistare la fiducia del nostro popolo, assumendo un atteggiamento
coerente alla nostra scelta, nei luoghi di vita, di lavoro e di studio,
legandoci strettamente alle masse e diventando un tutt'uno con esse.
``Diventato rivoluzionario - spiega Mao - vissi
tra gli operai, i contadini e i soldati dell'esercito rivoluzionario e, a poco
a poco, familiarizzai con essi, ed essi con me. Allora, e solo allora, cambiai
radicalmente il mio modo di sentire borghese e piccolo borghese che mi era
stato inculcato nelle scuole borghesi... Ecco cosa intendo per cambiamento del
proprio modo di sentire: sostituire il modo di sentire di una classe con
quello di un'altra''.
Anche noi dobbiamo vivere tra gli operai, i contadini e gli studenti per
cambiare il nostro modo di sentire borghese in quello proletario.
Bisogna abbandonare e contrastare tutto ciò che la borghesia ci propone: il
suo stile e modo di vita, l'individualismo, l'egoismo, il carrierismo,
l'opportunismo, la frammentazione e la divisione, la prevaricazione,
l'emergere a tutti i costi a discapito di altri, la rincorsa al successo, ai
soldi e alle belle auto, la vita sregolata nociva per la salute fisica e
mentale, la cultura dello sballo e del divertimento ad ogni costo.
Questo verrà superato soltanto quando si
conquisterà il socialismo e da esso si passerà poi al comunismo, la società in
cui non vi saranno né guerre né lotta di classe, in quanto non vi sarà più
sfruttamento dell'uomo sull'uomo, le classi, lo Stato e il Partito.
Non deve spaventare il parlare di lotta rivoluzionaria e di “dittatura del
proletariato” perché: 1° - ``Il potere politico nasce dalla canna del fucile'';
2° - perché non vi è, e mai vi sarà pace alcuna in nessun angolo del mondo
finché esisteranno capitalismo e imperialismo. Questi due mostri sono gli
unici responsabili delle guerre e della lotta di classe, sono le fonti che
provocano: disoccupazione, impoverimento, emigrazione, emarginazione,
criminalità, dissesti ambientali, mafia, differenziazione fra Nord e Sud.
Come dimostra anche la storia del movimento
operaio, il pacifismo e il riformismo arrecano gravi danni alla coscienza e
alla combattività del proletariato e delle masse. Altrettanti danni produce
l'``ultrasinistrismo'', che attecchisce particolarmente nei giovani poiché
essi amano l'azione, il movimento, hanno fretta di realizzare le loro
aspirazioni, sono più sensibili all'eroismo individuale e poiché non hanno
esperienza nella lotta di classe.
Non sanno o non credono che il terrorismo,
l'avventurismo, l'``azione dimostrativa'', di piccolo gruppo sono inutili e
dannosi per le masse, contrari alla linea maoista, al coinvolgimento
rivoluzionario delle masse e alla via universale dell'Ottobre.
Come diceva Mao: ``La freccia deve attendere per
essere lanciata'', non si possono bruciare le tappe, né ritardarle, ma occorre
cogliere il momento giusto, il momento in cui le masse sono più combattive e
la borghesia più debole, per sferrare l'attacco e usare, quando è necessario,
anche la violenza rivoluzionaria. Mai però sostituirsi alle masse, fare azioni
violente e isolate delle sole avanguardie che non portano da nessuna parte e
fanno il gioco della reazione”.
Compagne e compagni,
non abbiate paura di niente, non pensate che tutto questo sia troppo grande
per voi e che non ne siate all'altezza e capaci, ``non c'è nulla di
impossibile al mondo per chi osa scalare le vette più alte'' basta avere
coraggio e fiducia nella nostra grandiosa causa, e ce la faremo.
``Quando la gente vede solo ciò che le sta sotto i
piedi - ha detto Mao - e non ciò che sta sulle montagne e al di là dei mari, è
probabile che sia vanagloriosa come la `rana in fondo al pozzo'. Ma quando
alza la testa per vedere l'immensità del mondo, il caleidoscopio dei problemi
umani, lo splendore e la magnificenza della causa dell'umanità, la ricchezza
dei talenti umani e l'ampiezza del sapere, diventa modesta.
Il compito al quale siamo dediti è tale da scuotere il mondo''.
Movimento Maoista Cinese
(Versione italiana)