In ricordo di Anna Maria Cirillo

 

Anna Maria Cirillo, nata e vissuta a Napoli, era una donna splendida, allegra, ironica e generosa. Comunista della prima ora, si iscrisse alla Fgci che era una ragazzina. Nel 1967, all’età di 23 anni, uscì dal Pci e fondò il “Centro Che Guevara” insieme ad Amedeo Curatoli (che da allora diventò il compagno della sua vita) e  a tanti altri giovani e giovanissimi compagni. Ma dopo pochi mesi, e per circa quindici anni, partecipò al movimento marxista leninista. Iscrittasi poi a Rifondazione comunista fu chiamata a fare parte della Segreteria regionale di quel partito, carica che accettò con una certa riluttanza poiché era molto impegnata nel suo lavoro di docente. Trasformò la scuola media, dove insegnava ai corsi serali, in un centro di incontro multietnico di alfabetizzazione e apprendimento della lingua italiana, corsi frequentati da un gran numero di migranti provenienti da ogni dove.

Dedicò gli ultimi anni della sua vita ai Rom, abbandonati nei campi-discarica sparsi nella provincia di Napoli, e profuse in questa attività tutte le sue energie, senza risparmio. Svolse questo lavoro con passione politica, da rivoluzionaria. L’Opera Nomadi, di cui fu Presidente regionale, divenne, grazie a lei, un importante punto di riferimento. Le accorate denunzie che fece davanti a Prefetti, Questori, Sindaci e Giudici minorili delle persecuzioni, dei soprusi, delle illegali e drammatiche sottrazioni di minori Rom, le valsero la stima degli avversari politici ma soprattutto  il rispetto e l’amore da parte del popolo Rom.

Questa donna forte e fragile, stroncata da una grave malattia, ha avuto un grandioso funerale. Una moltitudine non solo di compagni, ma di innumerevoli persone che l’avevano conosciuta, di migranti, di uomini e donne Rom con i loro bambini, l’hanno pianta in una sala del Palazzo della Provincia allestita a Camera Ardente. Davanti al feretro ricoperto, secondo il suo desiderio, dalla bandiera rossa, Vincenzo Gagliano ha ricordato le tappe della sua vita. Poi si è levato, sommesso, l’inno dell’Internazionale.

Il martedì successivo è stata commemorata, in apertura del Consiglio comunale, da Gennaro Migliore e dal Sindaco Rosa Russo Iervolino.

 

 

Dall'orazione funebre pronunziata da Vincenzo Gagliano (ex-segretario regionale di Rifondazione) in onore  di  Anna Maria Cirillo, morta il 16 settembre 2003

 

Nanà

prima di riaffidarci al tepore del pianto

vogliamo dirti e dire a noi

il tempo il quale il quanto

delle scelte che hai compiuto

delle esperienze di vita di lotta da te promosse

della profondità ed estensione del pensiero

raggiunto nella fatica dell’ideologia

autonomamente ricercata.

Il passato nostro, delle comuniste e dei comunisti

già lento indeciso disorientato

diviene oggi più pesante.

Alla volontà all’iniziativa

per mutare il carattere della ricchezza e delle relazioni

verrà a mancare la tua capacità

di promuovere collettivamente la comprensione

sperimentando direttamente nell’agire

di sistemare con l’acutezza dell’intelletto

nel rischio continuo della pratica del conflitto di classe.

E’ il segno stesso del tragitto tuo di vita

divenuto maturo nell’incrocio d’amore e di lotta

che hai determinato con Amedeo

il tuo uomo.

Mille volte hai criticato ed amato

mille volte vi siete incontrati nelle carezze e nel litigio

nel vorticoso progetto di tenere insieme

il cammino per sovvertire l’assetto delle cose e dei poteri

e la costruzione non ordinaria d’una vita comune.

Sono gli anni furiosi di studio

conquiste di luoghi di massa per proletari e studenti

che hai scelto di attraversare insieme al tuo compagno

e il tuo compagno con te

levando l’ancora

lasciando il porto del compromesso sociale e del tradimento teorico

seguendo e segnando l’esperienza di formazioni

che motivate da una sincera ansia

di riaprire una prospettiva politica alla scienza

e alla teoria di Marx

hanno messo insieme donne ed uomini

dentro un ricco scenario d’arcipelago.

Sono i tuoi  mattini del maggio

Le sere e le notti di parole accese di scontri e sintesi

In via Speranzella

sono le ore di congressi che non finivano mai

in città lontane solide d’esperienza operaia

obiettivi dichiarati del terrore di stato

le ore combattute intorno ad un giornale pieno

di parole, per te troppo pieno di parole

che prendeva forma incredibilmente

dai ritmi dagli oli delle macchine di piazza Cavour

che nelle mani di Amedeo divenivano tipografia del partito

Pcd’I, Fronte unito, Pcud’I, forse

altro ma a te non importava certo la sigla

o l’intensità del rosso

e tante volte pur coinvolta nei calendari di lotta

nei programmi di massima

hai indicato insufficienze e presunzioni

e quando sentivi divenire inascoltato il ragionamento

facevi ricorso alla tua naturale e bella tendenza

allo sberleffo all’invettiva critica.

E nel fumo di quelle sere, tra le parole roventi

sull’interpretazione della storia nuova

originata nel mare immenso del popolo in Cina

muovevano i primi passi Valentina e Maddalena,

condotte da te in un’esperienza senza argini

senza tutele opprimenti.

Hai voluto insegnare loro la dura

lotta delle donne che si davano alla pratica

del pensiero critico critico non indietreggiando mai

innanzi alle angherie della iniqua

divisione del lavoro tra i sessi.

Non le hai mai condotte per mano

per sedare l’ansia del tuo amore di madre

eppure tante volte le vostre mani

si sono intrecciate

come i vostri racconti e competizioni  di donne.

E questo vostro mondo

composto d’autonomie amore e rispetto

nell’atroce tragitto della tua malattia

ha voluto mostrare la sua forza

con il carattere dell’esclusività.

Parole carezze gesti di cura racconti

un cerchio d’amore che t’ha accompagnato sino a qui.

So per certo che tra voi sarà così per sempre.

Lidia tua sorella saprà certamente,

quando idee e ricordi finiranno d’essere pianto,

dire intorno alle scelte ai sentieri

che con parallela qualità hanno condotto te e lei

a ragionare per mutare sul terreno del marxismo

la dislocazione di progetto teoria programma

della condizione femminile.

Noi comunisti che abbiamo potuto

incrociare con te, Nanà, il passo delle discussioni

possiamo senz’altro affermare

che non ti sei mai lasciata chiudere

nel recinto, pur ampio pur vero  frequentato,

della rivendicazione femminile protetta.

Ci hai sfidato nei fondali  del nostro potere

ponendo in discussione le nostre letture

gli ancoraggi delle nostre filosofie

dileggiando con la critica aspra

i veli mistici che i comunisti di questa città

di questo paese  hanno disteso sulla

miseria del compromesso, sullo scandalo

dello scambio nella gestione del potere.

Ed anche con la fine erudizione

di una pensatrice che non sa ripetere

ci hai fatto arretrare, noi uomini

resi malamente certi dalla presa  della dialettica

innanzi all’elaborazione di una nuova gnosi.

Una donna complessa e semplice

immediata e sofisticata

permeata in ogni dove in ogni sapere

dalla voglia di vivere, di sorridere,

di aprire relazioni

come dimostrano qui le tante compagne

i numerosi compagni venuti a parlare con te.

Una donna umile perché sapiente

orgogliosa d’una lunga storia di militanza

che sa schierarsi nei grandi movimenti di massa

nei fondamentali appuntamenti di lotta

della Napoli proletaria e democratica

una che sa avvicinare la condizione insostenibile

dei deboli

per organizzarli,

per indicare il cammino della rivendicazione

per spezzare le compatibilità borghesi.

E’ ciò che racconta l’esperienza

innanzitutto umana e poi politica

compiuta con quel popolo negletto

che da centinaia e centinaia d’anni

attraversa le culture d’occidente

precipitando  in tutte le storie

di persecuzione ed esclusione.

Con l’Opera Nomadi hai saputo spiegare

l’addensato di sapere, di fare

la capacità di combinare culture religioni

forme  sociali

che il popolo zingaro offre

allo scambio nel peregrinare.

Tu, Nanà, l’hai voluta condividere

la loro dimensione di vita.

Non hai solo rivendicato

civiltà, servizi, scuole, rispetto

per la gente dei campi

non ti sei solo esposta per difendere

i bambini rom dal rapimento

ordinato da una legislazione bestiale

tu hai voluto assumere i loro sapori

comprendere il loro modo di stare insieme

praticare con loro il dileggio della

rispettabilità borghese.

Ed oggi l’Opera Nomadi è una forte

realtà  a Napoli e nel paese

In questi giorni giovani donne e

uomini hanno saputo raccogliere

il tuo lascito di combattività e d’amore

ponendolo a disposizione

delle necessità e dei bisogni

dei popoli migranti

della civiltà di questo paese.

Consentimi, infine, Nanà

di esprimerti il ringraziamento

più formale e più sentito,

a nome del partito di cui sono stato

dirigente e di cui sono militante,

per aver voluto accogliere,

non senza accenni di burla,

l’invito che ti rivolsi anni fa

a far parte della segreteria regionale del PRC.

Soprattutto hai voluto

in quella funzione

con la discussione la proposta l’agire

porre in evidenza

come il cuore del nostro progetto

fosse drammaticamente in discussione

come il tentativo di tenere aperto

lo sforzo politico ideale teorico sociale

del comunismo

nella storia antica dei rapporti di produzione e di classe

del capitalismo

finisse per essere soppiantato

da una quotidiana proterva

attività istituzionale.

Ancora oggi è così. Ancora di più oggi.

e tu non sei più qui con noi

per arginare redarguire dissentire.

Ti diamo un ultimo bacio

compagna nostra

ti salutiamo tutte e tutti

ti salutiamo nel modo antico

delle compagne e dei compagni comunisti.


al compagno Amedeo Curatoli tutto il cordoglio e la fraterna solidarietà dei compagni di Lavoro Politico


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