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Perché l'amministrazione americana è oggi una bestia feroce assetata di sangue

 

 

 

Harold Pinter, il Nobel 2005, il drammaturgo testimone della nostra epoca, in un articolo del 2002 lanciava il suo atto d'accusa contro l'imperialismo americano e i suoi servi alla Blair

 

 Il premio Nobel per la letteratura 2005 è andato al drammaturgo britannico Harold Pinter, considerato il maggiore autore di teatro contemporaneo del Regno Unito. Nato nel 1930, Pinter si è imposto all'attenzione mondiale con pieces oscure e surreali dedicate all'ipocrisia della società e ai rapporti distorti tra le persone, come in 'Il compleanno' (1958) e 'Il calapranzi' (1960).

Ambientati in luoghi chiusi, dove aleggia una imprecisata minaccia esterna, sono stati letti come una critica della società britannica chiusa nelle sue convenzioni. Nel 1976 fu autore della sceneggiatura di 'Gli ultimi fuochi' di Elia Kazan e, nel 1981, 'La donna del tenente francese' con Jeremy Irons e Meryl Streep. Nella sua motivazione l'Accademia del Nobel ha affermato che Pinter, autore tra l'altro anche di un'importante produzione televisiva e radiofonica "nelle sue opere scopre il precipizio sotto la banalità quotidiana e entra con forza nelle stanze chiuse dell'oppressione".



Quando Luchino Visconti, nel 1973, decise di mettere in scena all'Argentina di Roma, 'Tanto tempo fa (Altri tempi)', una delle più belle commedie di Pinter, scoppiò la bufera. Al commediografo inglese non era piaciuta la arbitraria traduzione da parte di un traduttore fuori dalla sua agenzia, e non erano piaciuti gli stravolgimenti della regia. Si precipitò a Roma e attaccò con parole grosse l'operato di Visconti. Lo indusse, con mosse legalmente azzeccate, a sospendere lo spettacolo, che poi non venne più ripreso. Ma fu soltanto un episodio spiacevole. Pinter con il teatro italiano è stato sempre disponibile a collaborare, spesso lo si è visto a Roma alle 'prime' delle sue commedie, e lo si è visto anche a Palermo in veste di regista ai tempi del Festival del Novecento diretto da Roberto Andò.


- Pacifista da sempre (nel '49 rifiuto' di prestare servizio militare dichiarandosi obiettore di coscienza), negli ultimi anni l'impegno politico di Pinter è cresciuto tanto che nel marzo scorso aveva annunciato il suo addio al teatro per dedicare ancora più energia alla lotta contro il premier laburista Tony Blair e la sua politica estera.

Nominato dalla regina Elisabetta 'Commander of the British Empire' (CBE) nel 1966 ed insignito tre anni fa dell'onorificenza di 'Companion of Honour', il drammaturgo aveva rifiutato di ricevere il cavalierato dall'ex primo ministro Tory John Major affermando:"non potrei mai accettare un simile riconoscimento da un governo conservatore".

Ed in occasione del conflitto contro l'Iraq si è schierato in prima linea contro Tony Blair descrivendolo come "un criminale di guerra che gira con quel delizioso sorriso cristiano sulla faccia" ed è stato uno dei promotori, insieme all'attore Corin Redgrave e al produttore discografico Brian Eno, di una richiesta di impeachment contro Blair. Anche le più recenti opere di Pinter sono permeate ormai dei suoi convincimenti politici. Due anni fa, ha pubblicato un volume di poesie intitolato 'War' incentrato sul conflitto in Iraq.

 

11 dicembre 2002
ZNET

Una bestia feroce assetata di sangue
 

Harold Pinter

 

 
 

 

 

All'inizio di quest'anno ho avuto un delicato intervento per un cancro. L'operazione e le sue conseguenze sono state come un incubo. Mi sentivo come una persona che non sappia nuotare mentre si dibatte sott'acqua in un oceano profondo, scuro ed infinito. Ma non sono annegato e sono felice di essere vivo.

Comunque, emergendo da questo incubo personale mi sono trovato ad entrare in uno pubblico infinitamente più pervasivo - quello dell'isteria, dell'ignoranza, dell'arroganza, della stupidità e della bellicosità americana; la nazione più potente che il mondo abbia mai conosciuto che di fatto muove guerra al resto del mondo.

"Se non stai dalla nostra parte, sei contro di noi", ha affermato il presidente George W. Bush, che ha anche affermato: "non permetteremo che le peggiori armi esistenti al mondo restino nelle mani dei peggiori leaders al mondo". Giustissimo. Guardati allo specchio, amico. Sei tu.

L'America sta producendo in questo momento sistemi avanzati di "armi di distruzione di massa" ed è pronta ad usarli ovunque le sembri il caso. Ne ha più lei che tutto il resto del mondo messo assieme. Ha abbandonato gli accordi internazionali sulle armi chimiche e biologiche, non accettando che le sue fabbriche potessero essere ispezionate. L'ipocrisia che sta dietro le sue dichiarazioni pubbliche e le sue azioni è da barzelletta.

L'America crede che tremila morti a New York siano le sole morti che contano, le sole che importino. Sono morti americani. Gli altri sono irreali, astratti, senza alcuna importanza.

Non si fa mai riferimento ai tremila morti afgani. Non si fa mai riferimento alle centinaia di migliaia di bambini iracheni morti a causa delle sanzioni americane e britanniche, che li hanno privati di medicine essenziali.

Non si fa mai riferimento all'effetto dell'uranio impoverito, usato dall'America nella guerra del Golfo. I livelli radioattivi in Iraq sono spaventosamente alti. Sono nati bambini senza cervello, senza occhi, senza genitali. Quando hanno orecchie, bocche o intestino, tutto quello che ne fuoriesce è il sangue.

Non si fa mai riferimento alle ventimila persone morte a Timor Est nel 1975 per opera del governo indonesiamo ma con l'ispirazione ed il supporto americano. Ai cinquecentomila morti in Guatemala, Cile, El Salvador, Nicaragua, Uruguay, Argentina ed Haiti, in azioni sostenuto e sovvenzionate dall'America, non si fa mai riferimento.

I milioni morti in Vietnam, Laos, Cambogia non sono più menzionati. A stento si fa riferimento alla condizione disperata del popolo palestinese, fattore centrale del disordine mondiale.

Ma che errore di valutazione del presente e che lettura sbagliata della storia che è questa! Le persone non dimenticano. Non dimenticano la morte dei loro compagni, non dimenticano la tortura e l'umiliazione, non dimenticano l'ingiustizia, non dimenticano l'oppressione, non dimenticano il terrorismo delle potenze. E non solo non dimenticano: rispondono.

L'atrocità di New York era predicibile ed inevitabile. È stato un atto di ritorsione contro le manifestazioni sistematiche e costanti da parte americana di un terrorismo di stato, per molti anni, in tutte le parti del mondo.

In Gran Bretagna, il pubblico è sollecitato ad essere "vigile" di fronte alla possibilità di attacchi terroristici. Il linguaggio è ridicolo in se stesso. Come si può dar corpo alla vigilanza da parte della popolazione? Avvolgendosi la bocca con una sciarpa per tener fuori i gas velenosi?

Comunque sia, attacchi terroristici sono probabili, risultato inevitabile del servilismo vergognoso e disprezzabile del nostro primo ministro nei confronti dell'America. Sembra che un attacco con gas contro la metropolitana di Londra sia stato sventato di recente.

Ma un simile atto può tuttavia essere compiuto. Migliaia di scolari viaggiano in metropolitana ogni giorno. Se dovesse esserci un attacco con gas velenosi che ne provocassero la morte, la responsabilità ricadrebbe interamente sulle spalle del nostro primo ministro. Non occorre dire che il primo ministro stesso non viaggia in metropolitana.

La guerra progettata contro l'Iraq è di fatto il piano premeditato per l'assassinio di migliaia di civili, allo scopo, apparentemente, di salvarli dal loro dittatore.

L'America e la Gran Bretagna stanno seguendo un cammino che può portare solo all'escalation di violenza in tutto il mondo e, alla fine, alla catastrofe. È evidente, però, che l'America non si tiene più dalla voglia di attaccare l'Iraq.

Credo che lo farà non solo per prendere il controllo del petrolio iracheno, ma anche perché l'amministrazione americana è oggi una bestia feroce assetata di sangue. Le bombe sono il suo unico vocabolario. Molti americani, lo sappiamo, sono inorriditi dalla posizione del loro governo, ma sembrano non poterci fare nulla.

A meno che l'Europa non trovi la solidarietà, l'intelligenza, il coraggio e la volontà per sfidare e resistere al potere americano, essa stessa meriterà questa dichiarazione di Alexander Herzen: "non siamo i dottori, siamo il male".

Documento originale
The American Administration Is A Bloodthirsty Wild Animal
Traduzione di Sergio De Simone

 

Questo articolo è tratto da un messaggio pronunciato da Harold Pinter nel ricevere la Laurea Honoris Causa dall'Università di Torino.



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