LA STORIA E' STORIA DI LOTTE DI CLASSE


Il "regno degli schiavi" in Sicilia

Una confutazione della tesi di Marx ed Engels nel 'Manifesto': la storia è storia di lotte di classe. A partire dall'antichità
redazionale

La Sicilia nel secolo II a.c. era diventata una terra di latifondisti. Enormi masse di schiavi, soprattutto greci e siriani, furono deportate a lavorare i latifondi dei grandi proprietari terrieri greci e romani. L'isola divenne dunque una polveriera sociale, in cui rivolte di schiavi erano sempre incombenti. La più grave fu quella scoppiata nel 136 a.c. (ne abbiamo informazioni da parte dello storico Diodoro Siculo).
La scintilla scoppiò nelle tenute di un ricchissimo proprietario terriero, Damofilo, che trattava gli schiavi con grande crudeltà. Essi decisero perciò di eliminare il padrone e scelsero come capo un certo Euno, che viveva a Enna ed era piuttosto popolare come mago e profeta; costui riceveva in sogno oracoli dagli dei ed era seguace della dea siriana Atargatis. Come risulta anche da questo caso, i culti orientali potevano assumere il carattere di una vera e propria protesta sociale.
Egli si pose a capo della rivolta, catturò Damofilo e lo sottopose ad un pubblico processo nel teatro della città; infine costui fu ucciso e gli schiavi ribelli proclamarono Euno loro re. Euno fece uccidere i proprietari di schiavi che si erano dimostrati più crudeli e adibì gli altri, che erano stati a loro volta in catene, alla fabbricazione di spade e armature per i ribelli; nel frattempo la rivolta si estese in tutta l'isola e in poco tempo il numero degli schiavi ribelli raggiunse le duecentomile persone armate.
Questo singolare regno degli schiavi aveva una sua struttura politica sotto il governo del "re" , Euno, il quale aveva assunto il nome di Antioco, come il re di Siria, coniava moneta di rame con la propria effigie e si circondava di una vera e propria corte. I governatori romani non riuscirono ad avere ragione della rivolta che nel 132 a.c., quando da Roma giunse un esercito in pieno assetto di guerra al comando del console Publio Rupilio. Egli sconfisse gli schiavi ed espugnò a mano armata le città di cui si erano impadroniti: Enna, Taormina ed altre ancora. Molti schiavi furono condannati a morte; altri restituiti ai padroni (ucciderli sarebbe stato infatti antieconomico). Quanto a Euno, fu scoperto in una grotta assieme alla sua corte e fu gettato in carcere.

L'ultimo aggiornamento di questa pagina e' stato effettuato giovedi, 5 novembre 1998
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