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 IL SENSO ATTUALE DEL PARTITO D'AVANGUARDIA

 

Il marxismo e il nuovo modello di partito

 

----- Joel Wendland -----

 

La sinistra tende a presentare il suo stato d’animo, la sua attività e le sue lotte come corrispondenti ad una “ritirata” o in difensiva. La domanda di socialismo non è più in agenda, sicché, si dice, sono necessari compromessi e lotte tattiche. Questo atteggiamento ha portato ad una riflessione non corretta ed anche all’abbandono del concetto marxista e leninista del partito di avanguardia. Ma l’attuale momento richiede più che mai un partito alla guida dei lavoratori.

Se si traccia lo sviluppo del concetto di partito di avanguardia dalla fondazione del movimento Comunista fino ad oggi, si comprende che i Comunisti, anziché forzare tale concetto in categorie rigidamente meccaniche, lo hanno adattato alle condizioni in cui operavano, e se oggi si definisce il concetto (e non solo le tattiche) del partito di avanguardia come movimento politico che promuove l’unità dei settori più larghi della popolazione contro le politiche di ultra-destra del capitale monopolistico, ci si accorge che le lotte attuali non sono meramente difensive o di compromesso ma sono, piuttosto, lotte avanzate in un quadro in rapido cambiamento.

 

La teoria marxista riconosce che la realtà oggettiva del mondo – quella naturale e quella creata dall’uomo, materiale e delle idee – non solo è in movimento ma è piena di contraddizioni e le sue componenti sono anch’esse in movimento. Dunque le classi, le forze sociali, le coalizioni ed i partiti politici che producono trasformazioni nella società di cui sono parti, cambiano e si trasformano anch’essi. Questo principio è stato e deve essere applicato anche al concetto di partito di avanguardia.

Negli ultimi 150 anni, vi sono stati quattro periodi fondamentali nello sviluppo del concetto comunista di partito di avanguardia. Sebbene ciascuno di questi sia un periodo distinto, in cui certe idee e forme di lotta prevalevano su altre, essi sono dialetticamente legati tra loro. Tali periodi sono relativi ai principali cambiamenti del capitalismo causati sia dalla lotta di classe che dallo sviluppo di forze, relazioni e processi di produzione nei loro diversi stadi. A ben vedere però, nessuno di questi periodi rappresenta lo stadio più alto o più avanzato o, come qualcuno sostiene, una ritirata.

 

Nel periodo del primo capitalismo industriale in Europa, Marx ed Engels  esposero, più o meno nel Manifesto, qualche caratteristica fondamentale del partito di avanguardia, principalmente centrate sul Partito Comunista come organizzazione politica indipendente che rappresenta gli interessi dei lavoratori. Nel Manifesto Marx ed Engels descrivono i sindacati come le prime organizzazioni dei lavoratori su larga scala. Le lotte dei sindacati, tuttavia, tendono ad essere solamente economiche, le loro vittorie temporanee ed isolate. La comprensione di questi limiti mostra la necessità di un partito politico per rappresentare l’interesse dei lavoratori nel contesto legislativo nazionale.

 

Per questa ragione, sostengono Marx ed Engels, i Partiti Comunisti hanno origine nella classe operaia e non hanno interessi separati dalla classe. Poiché i Partiti Comunisti rappresentano gli interessi della classe nel loro insieme, sia politici che economici, essi sono la sezione più avanzata della classe più rivoluzionaria sotto il capitalismo.

Marx ed Engels  discussero le caratteristiche fondamentali dei Partiti Comunisti. I Comunisti non sono dei settari, non si isolano dagli altri partiti operai e non impongono principi settari ai lavoratori. I Comunisti colgono l’aspetto internazionale dello stato della classe operaia e rappresentano non i propri ma gli interessi dell’intero movimento. Essi lottano per gli interessi immediati ma hanno anche un’attitudine scientifica che consente loro di vedere la direzione delle lotte e le loro potenzialità.  Essi hanno obiettivi di grande respiro (l’egemonia della classe operaia, il socialismo, ecc.). I Comunisti non inventano le lotte ma esprimono le relazioni reali che derivano dalla lotta di classe esistente. Essi hanno come loro obiettivo l’eliminazione del capitalismo e comprendono che il potere dei lavoratori può essere pienamente realizzato con la socializzazione del capitale. Essi vogliono portare i movimenti delle classi non lavoratrici entro gli interessi della classe operaia.


Attraverso i loro lavori si comprende che Marx ed Engels  ponevano la loro fiducia semplicemente nei lavoratori e nel ruolo che essi giocano per rivoluzionare la società indipendentemente dalla loro appartenenza a un qualsiasi partito dei lavoratori (non necessariamente al Partito Comunista). Engels rifiutava l’idea che persone esterne alla classe potessero imporre idee rivoluzionarie dentro la classe. In una lettera del 1873, egli scriveva:

L’emancipazione della classe operaia deve essere opera della classe operaia stessa. Non possiamo, quindi, cooperare con persone che apertamente sostengono che i lavoratori sono troppo incolti per emancipare se stessi e che per prima cosa devono essere liberati dalla loro ignoranza.”

 

Marx ed Engels  hanno sempre sottolineato che i lavoratori agiscono per rifare la storia (in condizioni non da loro scelte), ma anche che i partiti dei lavoratori aiutano nella chiarificazione, unificando e mobilitando le attività dei lavoratori attorno ai loro interessi.

 

Nello stadio del capitalismo imperialista e dei primi passi della Rivoluzione Russa, Lenin adottò nuovi concetti come quello del centralismo democratico e del ruolo cospirativo del partito, istituzionalizzando anche l’elemento internazionale. Lenin chiamò questo “partito di tipo nuovo”. Nel suo più famoso lavoro al proposito “Che fare?” (1903), egli sottolineò alcuni elementi chiave del partito di avanguardia che, nelle condizioni repressive della Russia zarista, gli imponevano di arrivare a quelle conclusioni. Egli disse che il partito doveva essere composto da rivoluzionari di professione che mantenevano una piccola organizzazione segreta che portava idee rivoluzionarie dall’esterno della classe operaia e dalle sue lotte immediate, dirigendo le tattiche e le azioni della base del partito come se operasse dentro la classe operaia. In altre parole, un piccolo gruppo di rivoluzionari dirigeva la lotta di classe attraverso il partito ed il partito era il legame tra il comitato rivoluzionario e la classe operaia.

 

Ma due anni più tardi, gli eventi rivoluzionari in Russia videro la parziale legalizzazione dei partiti di sinistra incluso quello di Lenin e, di conseguenza, egli adottò un'altra visione delle forme delle lotte del partito, senza modificare, però, il suo concetto base del partito di avanguardia. Nel suo libro “Due tattiche delle socialdemocrazia nella rivoluzione democratica”, Lenin definì specificatamente le nuove forme di lotta riservate alle battaglie per la democrazia (borghese) che si dovevano fare in alleanza con i movimenti della borghesia rivoluzionaria e sottolineò anche la funzione della battaglia per gli obiettivi immediati dei lavoratori.

 

In altri  scritti successivi,  Lenin reiterò l’idea base del centralismo democratico, la direzione delle lotte dall’esterno della classe e dalle sue lotte immediate e l’unità degli obiettivi per le riforme e rivoluzionari. Nel periodo post-rivoluzionario, Lenin insistette anche che i partiti di avanguardia fossero responsabili della difesa dell’Unione Sovietica.

Verso la fine della sua vita, Lenin sostenne un concetto più largo di fronte unito – un concetto che derivava direttamente dal Manifesto del Partito Comunista. Questo era, come Gramsci  disse, lo spostamento del modo di vedere la lotta per la rivoluzione da “guerra di manovra” a “guerra di posizione”. In altre parole, le condizioni in Russia prima del 1917, permettevano  una lotta mirata direttamente a rovesciare la classe dirigente mentre, nei paesi capitalisti più avanzati, erano necessarie forme adatte ad una lotta più protratta e strategiche. Ma verso la fine della sua leadership nel partito russo, Lenin adottò la formula del “fronte unito” come tattica principale del movimento comunista. Al 3° Congresso dell’Internazionale Comunista, Lenin respinse il settarismo dell’ultra sinistra ed insistette che i partiti comunisti definissero un’arena di lotta molto più vasta e sfaccettata, specialmente in Occidente. Nelle società a capitalismo più sviluppato, sostenne Lenin, le classi dirigenti avevano creato e controllavano strati di potere nei media, nelle chiese ed in altre istituzioni civili che potevano più facilmente isolare, sviare  ed erodere il lavoro dei comunisti, senza impegnare direttamente l’insieme della classe.

 

Ne “L’estremismo malattia infantile del comunismo”, Lenin descrisse le lotte rivoluzionarie come “infinitamente più complesse” di quello che si era immaginato prima e che richiedevano forme più complesse di lotta. Il partito di avanguardia, allora, doveva lavorare per riconoscerle ed educare la classe operaia sui modi più appropriati per conseguire gli interessi della classe intera. In questo modo, sostenne Lenin, la sezione avanzata dei lavoratori, i Comunisti, non dovevano considerare come loro nemici gli altri lavoratori e gli altri settori della società i cui interessi fossero opposti alle classi dirigenti solo perché non condividevano gli obiettivi più avanzati dei Comunisti.

 

Sebbene Lenin continuasse a distinguere tra il concetto di partito di avanguardia e le tattiche adottate, questa distinzione fu eliminata nello storico 7° Congresso dell’Internazionale Comunista del 1935. Il concetto leninista del fronte unico emerse come dominante nel pensiero dei Comunisti sotto la pressione della grande lotta contro il fascismo e della necessità di difendere l’Unione Sovietica. Negli anni’30 il movimento Comunista si liberò dal residuo settarismo e Georgi Dimitrov sottolineò un nuovo concetto di partito di avanguardia, che non era meramente un nuovo insieme di tattiche, ma lo strumento per costruire un largo fronte unito contro il fascismo e difendere gli stati socialisti. Anche se sono scomparse le sue due ragioni fondamentali, da allora ad oggi questo concetto non è rimesso in discussione.

 

Dimitrov sostenne che il fronte unito avrebbe dovuto determinare l’unità di tutti i lavoratori, non solo dei lavoratori di sinistra e che questa unità doveva essere basata sulla lotta contro il fascismo con l’obiettivo finale di preparare la classe alla sua emancipazione finale. L’unità doveva essere raggiunta sostenendo gli obiettivi immediati dei lavoratori e la difesa delle loro conquiste, ma con la responsabilità di preparare i lavoratori a forme di lotta più avanzate. In più, Dimitrov, insistette sulla promozione dell’unità dei sindacati, invece di lavorare per dividere i lavoratori più “rivoluzionari” da quelli dei sindacati meno rivoluzionari.

Ma Dimitrov aggiunse una nuova dimensione: il fronte popolare. Questa nozione cambiò radicalmente il carattere del fronte antifascista da formazione strettamente basata sulla classe operaia a una formazione di una molteplicità di classi e unì le lotte per la democrazia delle classi popolari non lavoratrici con gli obiettivi economici dei lavoratori. Il concetto di fronte popolare unificò la lotte della gioventù, delle donne, delle nazionalità e delle razze oppresse e così via, con quelle dei lavoratori.

 

Dimitrov rifiutò la direzione del movimento di un singolo partito come opzione non percorribile nel più largo fronte contro il fascismo. Egli delineò i piani per lo sviluppo di governi del fronte unito e parlò di una forma di “governo di transizione” che sarebbe stato l’espressione di una larga unità, dai partiti della classe operaia a quelli più avanzati delle classi non lavoratrici, cioè da una coalizione dei partiti antifascisti. Il “governo di transizione” non sarebbe stato necessariamente socialista ma avrebbe mirato all’egemonia della classe operaia, opponendosi all’imperialismo ed alle forze di destra.

Il concetto di Dimitrov scoraggiava le piccole coorti segrete di rivoluzionari di professione che Lenin aveva sostenuto nella Russia pre-rivoluzionaria. Dimitrov previde piuttosto un più largo circolo di elementi antifascisti  e accolse  l’opinione di una direzione basata sull’”organizzazione dal basso”, o la possibilità che discernimento, analisi e leadership potessero provenire da elementi esterni al partito. Sebbene Dimitrov abbracciasse il centralismo democratico, egli vi aggiunse anche la condizione speciale della flessibilità nella ricerca di accordi su tattiche ed attività.

 

Durante la sua discussione sul fronte unito, Dimitrov sostenne la leadership dei partiti Comunisti nel fronte, ma insistette che questi non dovevano affrontare le loro relazioni con gli altri elementi non del partito con elitarismo o con atteggiamenti di sufficienza.

Il rapporto di Dimitrov al Congresso respinse la vecchia opinione che tanto più la rivoluzione procede tanto più le forze rivoluzionarie si restringono. Concetti come il governo di transizione e il fronte unito assicurano una larga alleanza pronta a respingere i reazionari e in ultima analisi a liberare la classe operaia ed il popolo nel suo insieme ed eventualmente ad adottare il socialismo. Dimitrov comprese che la parte della classe capitalista che aveva aderito alle tattiche fasciste agiva per la sopravvivenza della propria classe e dei suoi interessi. Così, egli sostenne, la lotta contro il fascismo era mirata direttamente al cuore del capitalismo e piuttosto di un compromesso o di una ritirata, Dimitrov mise in luce una forma avanzata di lotta ridefinendo il concetto di partito di avanguardia.

 

Dalla disfatta del fascismo (anche se ancora oggi persistono residui pericolosi) e dalla caduta della maggior parte degli stati socialisti, sta emergendo un nuovo stadio di sviluppo che esige una definizione per portare coerenza nel ruolo del movimento Comunista nella lotta continua contro l’autoritarismo, il militarismo, il neoliberismo e la frammentazione della sinistra. Il ruolo formativo e la necessità di sconfiggere l’ultra-destra con una lotta che si protrae ulteriormente sono per se stesse sufficienti a riprendere i principi fondamentali stabiliti da Dimitrov, ma c’è una più diretta base di classe che va direttamente al cuore del presente stadio del capitalismo monopolistico.

Come ha notato Sam Webb nella parte fondamentale del suo discorso al recente Congresso del Partito Comunista [degli USA, luglio 2005]:


La globalizzazione capitalista [che possiamo indicare come liberoscambismo, neoliberismo, produzione flessibile, ecc.] è un processo oggettivo, ma la sua particolare traiettoria ed il suo particolare impatto sono, in non piccola misura, un processo politico. In altre parole dipendono dalla capacità di uno o di un altro settore della classe capitalista di utilizzare lo stato, le istituzioni globali e il potere finanziario per promuovere i propri interessi, riducendo al contempo gli standard di vita delle classi lavoratrici popolari e svuotando le basi dell’organizzazione politica del potere. Alcuni chiamano tutto ciò neoliberismo e nella sua incarnazione neoconservatrice dell’ultra-destra, questa politica è stata perseguita come una vendetta.

 

Webb ha anche notato nelle sue “Riflessioni sul Socialismo” che nelle condizioni attuali, il capitalismo monopolistico è entrato in un periodo in cui dipende dalle politiche neoliberali – furto, privatizzazioni, speculazione, corruzione e drastici tagli negli standard di vita per accumulare capitali – tanto quanto dalla produzione di nuove merci. Dagli anni ’70, col collasso del sistema monetario aureo, la crisi del petrolio, gli enormi indebitamenti, ecc., sono emersi i sintomi di gravi problemi strutturali come il declino dei salari, la crescita della disoccupazione, la povertà, la diffusione di malattie, la crisi ambientale, la guerra, ecc.. Sono questi i miracoli che ha conseguito l’estrema destra come forza dominante?

 

Dobbiamo convenire che l’emergere dell’estrema destra non sia un accidente casuale. La destra ha interpretato il  bisogno di direzione politica del capitale monopolistico per stabilire il neoliberismo (sia su scala globale che negli Stati Uniti) ed il ladrocinio delle risorse pubbliche.

La strategia del neoliberismo del capitale finanziario non è accidentale e neppure il mero risultato della cupidigia. Privatizzazioni, attacco alla proprietà pubblica, ai sindacati, ai servizi pubblici ed alla regolamentazione in economia, non sono esattamente “capitalismo ritornato allo stato selvaggio”, ma azioni necessarie del capitalismo monopolistico in crisi. Questo fatto, declinato in maniera adeguata – compito questo dei Comunisti – rende ovvio il carattere politico della lotta economica e viceversa, e dà al momento attuale un unico carattere pieno di importanti possibilità.

 

Ciò significa che la lotta per sconfiggere l’ultra-destra è giusta, ma di più, che le lotte per le riforme e gli obiettivi immediati della nostra classe come parte di un largo movimento popolare, sono la nostra guerra di posizione che si protrae. Se per sopravvivere il capitale monopolistico deve adottare una politica neoliberale con la direzione della destra estrema, allora ogni vittoria, oltre al ruolo delle lotte come mezzo per educare le masse, è una vittoria di classe. Se le affermazioni di Webb sono vere, il capitale monopolistico è più esposto che mai. Bloccare la privatizzazione della Previdenza Sociale, imporre investimenti nella scuola pubblica, ogni difesa del settore pubblico e dell’ambiente, ogni vittoria sindacale e ogni rafforzamento di un largo movimento è una vittoria per la nostra classe. Riforme e lotte immediate non rafforzano il capitalismo monopolistico, come crede la sinistra socialista. La quantità si trasforma in qualità ed esiste una condizione obiettiva per l’unità crescente tra riforme e obiettivi rivoluzionari.


I capitalisti hanno dato all’ultra-destra il ruolo di guida per mettere in atto il neoliberismo. Allora, la lotta politica contro l’ultra-destra non è mai stata più direttamente lotta di classe a tutti i livelli. Ciò significa che le cosiddette lotte di classe non possono essere considerate fondamentali più delle lotte democratiche, che per conseguire vittorie nell’arena democratica, le lotte devono colpire direttamente il potere ed il prestigio dell’ultra-destra e la sua capacità di realizzare il neoliberismo, in questi o in altri termini.

 

Per questa ragione possiamo rifiutare l’opinione che una lotta sindacale economica nel settore automobilistico sia fondamentalmente “più” lotta di classe di quella per difendere il diritto alla riproduzione, o che difendere il diritto dei gay a sposarsi o meno come vogliono sia un obiettivo meno di classe che dibattere sulla caduta del tasso di profitto. Un esempio importante è il riemergere delle coalizioni del  sindacalismo sociale come “Lavoro con Giustizia” o quelle di larga unità tra lavoro e movimenti democratici contro le politiche dell’ultra-destra.

Mai le questioni economiche sono state più profondamente politiche e viceversa. Così è sensato portare il nostro concetto di avanguardia ad un nuovo stadio di sviluppo, sempre legato con le nostre tradizioni e principi. Più specificamente, è sensato che quello che un tempo fu caratterizzato come mera tattica del partito di avanguardia sia ora istituzionalizzato nella definizione del partito di avanguardia.

A cosa mira questo concetto nella situazione concreta?

 

Un tale partito aiuta le lotte politiche e ideologiche della classe operaia e dei movimenti democratici a comprendere la necessità di, e la via migliore per costruire una nuova società, e una società socialista veramente democratica, ugualitaria, economicamente praticabile. Nel processo, il partito di avanguardia lotta per l’unità della classe, per la sua indipendenza politica e per l’unità delle sue lotte con quelle democratiche che si sviluppano fuori dalla classe operaia. Tramite questo processo, l’avanguardia del partito chiede di, e lavora per affermare la classe operaia alla direzione delle lotte.

Il partito di avanguardia realizza questo compito aiutando a creare il capitale politico, intellettuale e culturale e le risorse nella classe operaia per dirigere le lotte. Questo elemento della lotta è importante perché significa preparare la nostra classe ed i nostri alleati all’egemonia della classe operaia nella vita politica, economica e culturale. Significa anche sostituire il modo di pensare, i costumi e le abitudini capitalistici, con quelli socialisti e democratici.

Tra i più importanti meccanismi per cercare l’unità c’è la coalizione che è alla base della strategia del fronte unito del partito di avanguardia. Da questa prospettiva, coalizione significa cercare i punti programmatici di base di un accordo sul quale si possono condurre le lotte contro l’ultra-destra. Il partito di avanguardia rifiuta rigidità ideologiche o la formazione di false coalizioni che non rappresentano le forze reali esistenti come le coalizioni di forze ristrette che hanno poche relazioni col movimento di milioni di persone necessario per ottenere vittorie.

 

La mobilitazione concreta richiede la formazione di relazioni con forze politiche e sociali e movimenti che non condividono tutti gli stessi obiettivi del partito di avanguardia o anche della sinistra. Questo è il punto che Dimitrov elaborò nel 1935 quando impegnò i Comunisti all’unità con i non comunisti sul punto base dell’antifascismo. Cercare i punti programmatici di azione nella lotta contro i programmi della destra, allora come oggi, non deve tuttavia richiedere la cancellazione  dei valori ideologici e della leadership politica che il partito di avanguardia offre. È importante ricordare che l’unità delle forze socialiste e non socialiste nella lotta contro la destra è il principale veicolo per portare le lotte ad uno stadio più avanzato, o per sviluppare un programma socialista, con la consapevolezza dell’egemonia della classe operaia. Ma questo processo non è automatico.

Come si deve rifiutare sia l’impulso settario della rigidità e della purezza ideologica, che la tendenza a espellere completamente l’ideologia dalla lotta – e il principio marxista di “preoccuparsi del futuro del movimento” è aderente a ciò –  il partito di avanguardia dovrebbe essere capace di raggiungere un compromesso con le idee diffuse più avanzate senza restringere ed indebolire le forze politiche necessarie per la sconfitta della destra e per preparare le basi per l’egemonia della classe operaia. Inoltre, come abbiamo detto, l’egemonia della classe operaia non è un risultato automatico dell’unità delle forze socialiste e non socialiste contro la destra. Questo risultato, necessario se la socialdemocrazia è ancora lontana ma in vista, può venire se l’insistenza dell’avanguardia sull’egemonia della classe operaia nella lotta ha successo.

 

Ma la vittoria sulla destra, la decisiva sconfitta del suo dominio sul capitale monopolistico ed anche l’istituzione dell’egemonia della classe operaia non garantisce lo sviluppo della coscienza socialista o di un programma socialista largamente sostenuto. Questo è il problema. Per i vecchi bolscevichi ed il movimento Comunista del passato, questo poteva essere il momento nel quale dichiarare l’attacco per l’egemonia del partito di avanguardia, ma semplicemente questa non è la soluzione migliore. La pratica continua della costruzione e della mobilitazione del largo sostegno ad un programma socialista è il solo strumento praticabile per far accettare un programma socialista. Ma un’analisi di ciò può essere il tema di un altro articolo.

 

Così, da veicolo principale per gli interessi della classe operaia nelle istituzioni parlamentari europee della metà dell’800, dalle segrete coorti di dirigenti rivoluzionari del 20° secolo e elemento dirigente del fronte unito antifascista o, nei paesi coloniali, delle lotte di liberazione nazionali, il concetto di avanguardia è cambiato fino alla fondazione del movimento Comunista attuale. Il movimento Comunista deve essere preparato ad accettare il fronte unito contro l’ultra-destra, non come una tattica, ma come la strategia principale della sinistra larga, classe operaia e movimenti democratici. Ciò dovrebbe essere la base del nostro intero movimento verso uno stadio più avanzato di lotte e la bussola politica usata per concepire una società oltre quella del capitale monopolistico.

Questo è la sola strada da seguire.



 

di Joel Wendland direttore responsabile di Political Affairs (PA), rivista teorica del PCUSA

Da: Political Affaire, novembre 2005

 

traduzione di Giuliano Cappellini 

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