Consolidare l'unità della
classe operaia,
rafforzare e moltiplicare i
legami tra partito e popolo
Risoluzione organizzativa
Il VII Congresso del Partito comunista italiano ha costatato che negli
ultimi tre anni, dal VI al VII Congresso, il partito ha compiuto sensibili
passi innanzi. Esso è riuscito a mantenere e sviluppare i
suoi legami con le masse , a mettersi alla testa di grandi lotte della
classe operala, di braccianti, di contadini e di lavoratori del ceto medio
e con questo ha potuto consolidare la propria organizzazione.
Gli iscritti al partito, compresi i giovani, sono aumentati da 2.252.446
a 2 milioni 580 mila 765; i collettori da 63.637 a 106.516, le cellule
da 51.692 a 52.481, le cellule di fabbrica da 8.747 a 11.272, le cellule
femminili da 9.278 a 12.226. Il lavoro di preparazione politica e ideologica
dei quadri dirigenti è stato migliorato, esteso. Circa 60
mila dirigenti di vario grado sono passati per scuole e corsi di partito
dal 1945 in poi, e nella maggioranza durante il perio-do che va dal vi
al VII Congresso. Il partito è diventato più combattivo
e più forte, ed è in grado di assolvere meglio i compiti
che gli stanno dinanzi.
Ma proprio in considerazione dei risultati ottenuti e dei compiti futuri
che stanno davanti alla classe operaia e al lavoratori, è indispensabile
risolvere alcuni problemi fondamentali par-ticolarmente urgenti per mettere
le nostre organizzazioni in grado di realizzare tempestiva-mente la linea
politica del partito.
Oggi, dopo le esperienze degli ultimi anni e i risultati ottenuti,
non esistono problemi acuti di ricerca di nuove forme strutturali per organizzare
meglio il partito. Le forme stabilite nella pratica si sono mostrate
sufficienti: occorre applicarle in ogni luogo con criterio politico, senza
arrestarsi dinanzi alle difficoltà che inizialmente possono ostacolare
la realizzazione.
Le debolezze esistenti ancora nell’organizzazione e nel lavoro del
partito non dipendono tanto dai difetti di direzione nei rapporti tra organi
dirigenti e la base del partito, ma dalle deficienze nei rapporti tra il
partito e le larghe masse lavoratrici.
Per questo i problemi organizzativi da affrontare e da risolvere sono
quelli che aiutano a organizzare e potenziare la lotta per la pace innanzitutto,
le lotte per il lavoro e la libertà, sono quelli che aiutano a ottenere
il rafforzamento della unità della classe operaia, il consoli-damento
e l’allargamento delle sue alleanze. In questi problemi dev’essere
concentrato il mas-simo sforzo del partito.
1. Rapporti tra partito e associazioni di massa
Il problema dei rapporti tra partito e organizzazioni di massa è
decisivo per il consolidamento dell'unità della classe operaia
e della conquista della maggioranza delle masse lavoratrici al fronte della
pace e della democrazia. A questo scopo occorre allargare l'azione
diretta del partito fra i lavoratori organizzati nelle associazioni di
massa e tra quelli disorganizzati. Nello stesso tempo i comunisti
devono dare tutto il loro contributo al potenziamento dell'azione che le
associazioni di massa svolgono fra i lavoratori disorganizzati e disorientati
onde mobili-tarli e portarli alla lotta per la pace, il lavoro e la libertà.
Questo presuppone una maggiore caratterizzazione delle organizzazioni
di base del partito, quale espressione dell'avanguardia cosciente del proletariato.
Esse devono assolvere alla loro funzione di guida senza sostituirsi alle
associazioni di massa (Leghe, Sindacati, Comitati di partigiani della pace,
Comitati degli attivisti sindacali, Commissioni interne, Consigli di ge-stione,
Mutue, Circoli ricreativi, Cooperative, Circoli UDI, Comitati per la terra,
Giunte po-polari, ecc.) ma dando tutto l'appoggio alle azioni e alle lotte
che queste promuovono e diri-gono e facendo ogni sforzo per sviluppare
al massimo la loro capacità di iniziativa autonoma.
E’ necessario inoltre che i comunisti promuovano dall'interno delle
associazioni di massa un miglioramento, della loro struttura organizzativa,
tale da assicurare ad esse una larga vita de-mocratica, stretti e permanenti,
legami con le masse lavoratrici organizzate e disorganizzate, un più
largo sviluppo dei quadri dirigenti e l'utilizzazione di tutte le energie.
Particolare at-tenzione dovrà essere rivolta alle istanze intermedie,
alle organizzazioni di base delle associa-zioni di massa.
Gli organismi sindacali - Le organizzazioni del partito e i compagni
tutti devono portare il massimo contributo per fare funzionare gli organismi
sindacali esistenti nelle fabbriche (Co-mitati degli attivisti sindacali,
collettori) e fuori delle fabbriche (Leghe e sindacati di categoria) perché
siano convocate periodicamente le assemblee sindacali e per dare impulso
ad una vita sempre più attiva e democratica dei sindacati.
Questa è la sola via per poter sviluppare una intensa azione politico-sindacale
e propagandistica, per interessare all'azione sindacale il mag-gior numero
di operai disorganizzati, strapparli all'influenza dei sindacati scissionisti
socialde-mocratici e clericali, reclutarli nei sindacati unitari della
C.G.I.L. e per porre al posti di direzio-ne sindacale un numero sempre
maggiore di attivisti sindacali senza partito.
I comitati degli attivisti sindacali - Secondo le direttive della CGIL,
questi comitati devono essere composti dai collettori sindacali sotto la
guida di un dirigente qualificato. Ciò non vuol dire che per
creare il comitato degli attivisti sindacali occorra aspettare che sorgano
i collettori. Il sorgere del comitato può anche precedere
quello dei collettori, ma in tal caso primo compito del comitato degli
attivisti sindacali sarà quello di cercare i collettori. 1 comunisti
devono farsi sostenitori della necessità di costituire in ogni fabbrica,
i comitati degli attivisti sindacali.
I collettori sindacali - 1 collettori sindacali di cui la CGIL attualmente
dispone (122.129) sono insufficienti per un'organizzazione che conta cinque
milioni di iscritti e i comunisti devo-no contribuire in larga misura ad
aumentarne il numero. Le organizzazioni di partito devono far sì
che un notevole numero di compagni diventino degli attivisti sindacali
e non solo dei collettori. 1 compagni destinati a questo lavoro dovranno
dedicare la maggior parte delle loro energie alla attività sindacale
e devono avere la qualità non solo per assolvere ad una funzione
amministrativa e burocratica, ma per diventare degli attivisti ed anche
dei quadri dirigenti nel sindacato, nella Camera del Lavoro, nelle Leghe.
Gli uffici di organizzazione - I comunisti attivisti e dirigenti sindacali
devono farsi promo-tori della creazione degli uffici di organizzazione
presso i sindacati nazionali e provinciali di categoria e presso le Camere
del Lavoro, quali organi incaricati di curare lo sviluppo dell'orga-nizzazione
sindacale, la sua articolazione periferica e l'attivazione delle organizzazioni
di base.
Propaganda e reclutamento sindacale – E’ necessario, indispensabile
condurre in tutta Ita-lia, ma soprattutto nell'Italia meridionale, una
vasta campagna ed una larga azione di propa-ganda e reclutamento sindacale
al fine di avere in ogni provincia e località un numero di iscritti
ai sindacati assai più elevato di quello degli iscritti al partito.
In certe provincie la percentuale di iscritti ai sindacati in rapporto
al numero dei lavoratori organizzabili è così poco elevata
da impedire che il sindacato possa assolvere alla sua funzione di direzione
della lotta operaia e dei lavoratori. Nel sindacato unitario l'operaio
deve compiere la sua prima esperienza, deve ma-turare la sua coscienza
di classe; ma questo risultato si otterrà soltanto nella misura
in cui il sindacato vive alla base e l'operaio partecipa alla sua vita
come elemento attivo. La coscienza sindacale delle masse deve essere
elevata facendo in modo che esse partecipino direttamente alla discussione
e alla determinazione delle questioni che le riguardano. La coscienza
sindacale deve essere considerata come il primo gradino attraverso il quale
l'operaio e l'operaia passano per acquistare la maturità necessaria
a militare nelle file del partito comunista.
Comitati dei Partigiani della pace - I comunisti devono dare tutto
il loro appoggio e contri-buire con la loro attività a far sorgere
i Comitati dei partigiani della pace almeno in tutti i co-muni dove esiste
la sezione di partito o un gruppo di comunisti non ancora organizzati in
cellula.
Un più gran numero di compagni devono essere messi a disposizione
del Movimento dei partigiani della pace in modo che questo abbia la possibilità
di moltiplicare il numero dei Co-mitati locali per la pace (nelle strade,
nei caseggiati, nelle fattorie, nel villaggi, nei reparti), I capigruppo
devono considerare come compito loro quello di contribuire a dare vita
ad alme-no un Comitato di base dei partigiani della pace.
Associazioni Italia - URSS - Un'attenzione assai più grande
che per il passato dev'essere data all'attività dell'Associazione
Italia - URSS, il cui sviluppo è particolarmente importante per
assi-curare una più larga popolarizzazione delle grandiose realizzazioni
dell'Unione Sovietica, una più efficace propaganda del socialismo,
per smascherare le calunnie antisovietiche dei fautori di guerra. 1 comunisti
devono aiutare questa associazione a diventare una organizzazione di massa.
Alle associazioni contadine devono pure essere forniti un maggior numero
di compagni co-me attivisti e come dirigenti. Le organizzazioni del
partito devono dare tutto il loro appoggio al sorgere e al consolidarsi
di tali associazioni il cui sviluppo deve segnare una fase decisiva nell'organizzazione
di un vasto movimento contadino e un rafforzamento delle lotte per la terra.
Forme di organizzazione di tipo particolare - Un'attenzione particolare
dev'essere dedicata allo sviluppo di quelle forme di organizzazione che
hanno un carattere di « movimento » e sono largamente unitarie
quali: i Comitati per la terra, i Consigli di gestione, i Comitati per
la rinascita (del Mezzogiorno, del Fucino, della Sardegna, della Delta
Padano ecc.), i Comitati di difesa (dell'industria, della libertà,
della Resistenza, della Costituzione, dell'arte, del cine-ma ecc.) i Comitati
di agitazione, le Giunte e le Consulte popolari ecc.
Queste forme di organizzazione, per il loro carattere molto largo,
ci permettono il contatto con larghi strati di lavoratori, con forze nuove,
anche con quelle che si staccano dall'influenza e dal blocco governativo
ma che non riescono a portarsi su posizioni di lotta avanzata. t neces-sario
che i compagni in questi movimenti lavorino per dare ad essi maggiore stabilità,
conti-nuità d'azione e per consolidare i loro legami con le masse.
I ceti medi delle città - Lottando con tutte le nostre forze
per rafforzare l'unità della classe operaia, dobbiamo lavorare meglio
per allargare le alleanze della classe operaia.
Dobbiamo occuparci assai di più del ceto medio di città,
del lavoro tra quelle larghe catego-rie di tecnici, professionisti, insegnanti,
professori, intellettuali che vivono in condizioni disa-giate e che spesso
non trovano l'appoggio necessario per la difesa dei loro interessi materiali,
culturali e sociali.
Così pure è necessario occuparci di più della
situazione di migliaia di piccoli industriali, arti-giani, commercianti
a contatto quotidiano con una massa complessiva di milioni di lavoratori
che essi dirigono nella produzione e sul quali esercitano un'influenza
politica ed ideologica.
Le amministrazioni comunali - 1 Comitati direttivi delle organizzazioni
del partito (federa-zione, comitati di città, sezioni) devono dare
la massima importanza all’attività dei consiglieri comunisti nelle
giunte provinciali, nei Comuni e nei Consigli regionali, non solo dove
assieme ai compagni socialisti e agli elementi democratici siamo una maggioranza,
ma anche là dove siamo in minoranza. Sarebbe un grave errore
ritenere che dove siamo in minoranza, non vi sia nulla da fare per difendere
gli interessi dei lavoratori e dei cittadini.
Gli esempi dell'azione svolta dalle minoranze consiliari di Roma e
di Napoli stanno a dimo-strare che molto si può fare per smascherare
le amministrazioni reazionarie e antipopolari e per spostare il corpo elettorale.
Le Segreterie federali, i Comitati comunali, i Comitati di sezio-ne, devono
seguire direttamente e dirigere l'attività dei compagni nei Consigli
comunali e provinciali.
Una cura particolare deve essere data all'inquadramento dei gruppi
consiliari provinciali e comunali provvedendo ad ogni gruppo un presidente
dotato delle qualità politiche necessarie. Al fine di assicurare
una forte direzione politica è necessario che i dirigenti politici,
membri delle Segreterie federali e dei Comitati comunali, dei comitati
di sezione, facciano parte dei Consigli comunali e provinciali.
La Federazione giovanile comunista - Per quanto la FGCI sia un'organizzazione
di massa di tipo particolare, con una qualifica e una caratteristica politica
ben determinata, il partito deve dedicare ad essa la sua attenzione e le
sue cure. Tutto il partito, dal centro alla periferia, è responsabile
dello sviluppo della FGCI e della sua azione tra le masse giovanili.
Pertanto nel piani di lavoro e nella utilizzazione delle forze del partito,
l'attività per aiutare, assistere e rafforzare la FGCI e la sua
azione di massa deve occupare un posto di primo piano.
Un compito per ogni compagno - Non vi deve essere di regola un solo
compagno che espli-chi solo un'attività interna di partito: ogni
comunista oltre ad essere un militante di partito ed un iscritto al sindacato
deve essere un'attivista permanente in almeno una organizzazione di massa
(o nel sindacato, o nel Comitato per la pace, o nell'Associazione Italia
- URSS o in Solidarietà democratica, in una cooperativa, in una
associazione culturale, ricreativa ecc..). I comunisti devono non solo
aderire alle associazioni democratiche, ma svolgere in esse una azione
permanente, divenirne i migliori attivisti e dirigenti guadagnandosi la
stima e l'appoggio de-gli altri associati.
Ogni comunista dovrebbe ricoprire almeno una carica non di partito
o nell'amministrazione pubblica (sindaco, assessore, consigliere) o nella
direzione di un'associazione di massa, (sinda-cato, cooperativa, associazioni
combattentistiche, Commissioni interne, CRAL, ecc.) deve cioè sviluppare
l'attività che lo metta a contatto diretto con i lavoratori di altri
partiti e senza parti-to e con i loro problemi, e in condizioni di esercitare
una funzione dirigente verso le masse.
Lo sforzo che il partito dovrà compiere per aiutare, sviluppare
e consolidare le organizzazio-ni democratiche, mettendo a loro disposizione
un numero sempre maggiore di attivisti e di dirigenti non solo non indebolirà
ma rafforzerà il partito. Perché il partito sarà
tanto più forte quanto più tutti i suoi iscritti saranno
legati alle masse lavoratrici e a contatto diretto con i loro problemi.
Naturalmente le organizzazioni del partito (Comitati federali, di sezione
e di cellula) non solo provvederanno a distribuire le loro forze in seno
alle varie associazioni in modo che i co-munisti siano attivamente presenti
dappertutto, ma dovranno pure provvedere a coordinare l'attività
che i comunisti svolgono in seno alle associazioni di massa.
Il coordinamento dell'attività - Non si tratta di ritornare
alla costituzione delle frazioni comuniste in seno alle associazioni di
massa. Il coordinamento dell'attività deve avvenire in forme
diverse, ma non può essere abbandonato alla spontaneità.
In tutte le istanze di ogni organizzazione, associazione e movimento
il coordinamento del-l'attività dei comunisti e dei simpatizzanti
deve essere assicurato per mezzo dei comitati di corrente, composti da
un numero ristretto di compagni tra i più autorevoli e qualificati,
i quali dovranno coordinare l'attività di questi compagni, orientare
e indirizzare l'azione di tutti i comunisti che fanno parte della rispettiva
associazione e assicurare regolari legami con le com-petenti istanze dei
partito. A questo scopo ciascun comitato di corrente potrà,
d'accordo con le istanze dirigenti del partito, convocare delle riunioni
dei comunisti aderenti alla rispettiva associazione di massa, ogni qualvolta
ciò si renda necessario - ad esempio - per concordare l'atteggiamento
comune da assumere di fronte a problemi di maggiore rilievo.
1 comitati di corrente devono avere un funzionamento più regolare
e di maggiore collegiali-tà, sia nelle organizzazioni nazionali
sia in quelle provinciali.
2. La lotta per l'unità della classe operaia, l’attività
dei comunisti nelle fabbriche
L'azione scissionistica svolta negli ultimi anni dagli agenti dell'imperialismo
in Italia è fallita completamente nei suoi assurdi obiettivi di
spezzare la unità della classe operaia e di dare un colpo serio
all'influenza del nostro partito e del partito socialista tra la classe
operaia e i lavoratori. Ma, valendosi dell'appoggio incondizionato
degli industriali, del governo e dei suoi organi periferici, e profittando
di una congiuntura economica che consente di ricattare il sin-golo operaio
o operaia con la minaccia della disoccupazione e della fame, le organizzazioni
socialdemocratiche di destra, e soprattutto quelle clericali, sono riuscite
a mettere in piedi del-le organizzazioni scissionistiche per servirsene
nella loro opera di crumiraggio e di tradimento.
Per quanto queste organizzazioni raggruppino una ristretta minoranza
di operai e di lavora-tori e non abbiano alcuna vita democratica interna,
esse rappresentano pur sempre un elemen-to di indebolimento dell'unità
della classe operaia. Inoltre, l'esistenza di un forte numero di
lavoratori non organizzati in alcun sindacato, porta, specie in alcune
categorie, a un indeboli-mento relativo all'azione della classe operaia
nella sua lotta in difesa dell'industria e della pro-duzione nazionale,
contro lo sfruttamento e il super sfruttamento, contro il regime poliziesco
e di intimidazione instaurato nelle fabbriche, in difesa della libertà
e della pace.
Per questi motivi occorre che il partito faccia della lotta per il
rafforzamento dell'unità della classe operaia, uno degli obiettivi
permanenti e fondamentali della sua azione, della sua poli-tica nelle fabbriche
e fra gli operai disoccupati.
Fronte unico - Per rafforzare l'unità della classe operaia è
necessario condurre nelle fabbri-che e sui luoghi di lavoro una larga azione
di fronte unico. Questa azione deve mirare a creare un blocco di
tutte le forze sinceramente democratiche, sulla base della difesa degli
interessi e delle aspirazioni comuni di tutti gli operai, legate ai motivi
della libertà, della pace e dell'in-dipendenza nazionale per riuscire,
in stretta collaborazione con il partito socialista, a sventare le manovre
avversarie che vorrebbero scavare un abisso tra i vari gruppi della classe
operaia.
Il partito nelle fabbriche - Dev'essere rafforzata l'organizzazione
e l'azione del partito in tutte le fabbriche perché solo un partito
bene orientato, attivo e saldamente organizzato, com-posto dagli elementi
più stimati, coscienti e combattivi della classe operaia, può
costituire la premessa per il successo della lotta per il rafforzamento
dell'unità della classe operaia.
Dev'essere specialmente rafforzata l'attività nelle grandi fabbriche
per il peso che esse han-no nella vita nazionale. Le organizzazioni
di queste fabbriche devono elevare il tono politico della loro attività,
migliorare il loro funzionamento onde servire da esempio e guida per tutte
le altre organizzazioni.
La cellula in ogni fabbrica - Dev'essere organizzata la cellula del
partito in ogni fabbrica o luogo di lavoro dove esista un numero anche
minimo di iscritti al partito (secondo lo statuto dovrebbero essere almeno
cinque, ma non bisogna formalizzare. Ovunque ci siano anche 4 o 3
comunisti è bene organizzare un nucleo di partito con un responsabile).
Avvicinare gli operai e le operaie anche sul luogo di abitazione per
reclutare al partito gli operai e le operaie migliori e organizzare con
essi le cellule in quei luoghi di lavoro nel quali non esistono ancora
degli operai iscritti al partito. Questo sistema è raccomandabile,
soprattut-to in quei casi nei quali la reazione padronale non consente
a estranei, neppure al dirigenti sindacali, di riunire gli operai e le
operaie nella fabbrica o anche soltanto di accedervi per pren-dere contatto
con loro.
Le federazioni e le sezioni dovranno nelle prossime settimane porsi
in modo concreto e ope-rativo il compito di creare le cellule del partito
in centinaia di nuove fabbriche e officine, parti-colarmente piccole e
medie, ove già esistono le Commissioni interne e spesso anche dei
comu-nisti isolati, ma dove non esiste ancora la cellula.
Le conferenze di officina - Devono essere convocate più frequentemente
delle conferenze di officina allo scopo di allargare l'azione politica
di massa del partito e interessare alla prepa-razione delle agitazioni
e delle lotte economiche- e politiche i lavoratori disorganizzati, senza
partito o influenzati da altri partiti.
Le conferenze di officina devono servire pure a popolarizzare, propagandare
la politica del partito ed a sviluppare un'azione di proselitismo.
La convocazione di conferenze di officina nelle aziende dove non esiste
l'organizzazione comunista ci permette di prendere contatto po-litico con
un certo numero di lavoratori, facilita il loro avvicinamento al partito,
la loro attìviz-zazione e la loro organizzazione.
Le assemblee di cellula - Hanno un'importanza fondamentale per l'orientamento
politico dei compagni, per il dibattito e la realizzazione della linea
politica del partito; per l'organizza-zione del lavoro e il controllo sull'esecuzione,
per tutta la vita e l'attività della cellula. Dev'es-sere
perciò attribuita grande importanza al mondo come vengono preparate
e tenute le assem-blee di cellula. Prima di essere portati davanti
all'assemblea della cellula i problemi devono essere studiati e i rapporti
ben preparati. Gli scopi per cui si tiene l'assemblea devono essere
ben chiari e altrettanto le conclusioni a cui si vuole arrivare.
Rapporti tra cellula e organismi di fabbrica - I rapporti tra cellula
e organismi di fabbrica - Commissioni interne in special modo - devono
essere regolati in modo che ciascun organi-smo assolva ai compiti che gli
sono propri. I comunisti membri delle Commissioni interne, dei Consigli
di gestione, degli organi direttivi delle mutue, dei circoli ecc. devono
rendersi conto che nell'interesse della classe operaia è necessario
esista nella fabbrica una cellula politi-camente efficiente e numericamente
forte e una organizzazione sindacale unitaria, la più larga e attiva
possibile, che conduca una intensa vita democratica e difenda gli interessi
economici, professionali, degli operai e delle operaie.
Il compito dei comunisti membri delle Commissioni interne, come pure
di quelli membri degli altri organismi di fabbrica, è quello di
far funzionare la Commissione interna tutta intera come organismo unitario
di tutti gli operai, gli impiegati ed i tecnici, limitando la sua azione
a quei problemi che interessano tutta la maestranza, indipendentemente
dalla appartenenza a questo o quel partito, a questa o quella organizzazione
sindacale, a nessun partito e a nessu-na organizzazione sindacale.
Organizzare gli operai disoccupati – E’ necessario introdurre nuove
forme particolari di or-ganizzazione degli operai disoccupati che aderiscono
alle C.d.L. perché la pratica sin qui ese-guita di organizzarli
solo nelle rispettive categorie ha dato scarsi risultati. I disoccupati
organiz-zati nella C.G.I.L. sono oggi al massimo il 15-20 per cento di
tutti i disoccupati. L'organizza-zione dei disoccupati per categoria
professionale esclude automaticamente la possibilità di or-ganizzare
i giovani che ogni anno raggiungono l'età di lavoro ma non possiedono
ancora una professione; così pure restano fuori le larghe masse
della manovalanza generica che è quella prevalente fra i disoccupati,
la quale non è strettamente legata a nessuna categoria particolare,
ma chiede assistenza, la difesa dei propri interessi e un qualsiasi lavoro
per uscire dalla situazio-ne di fame in cui versa.
Organizzazioni apposite di disoccupati, aderenti alle Camere del lavoro,
che permettano di raccogliere attorno ai sindacati unitari la maggior parte
dei due milioni di disoccupati, faranno fallire i tentativi delle organizzazioni
padronali di mettere gli operai disoccupati contro quelli occupati, consentiranno
di sviluppare una azione più efficace in difesa dei loro interessi
parti-colari e di collegare le loro lotte con quelle degli operai occupati.
3. L'attività del partito in direzione delle masse organizzate
e influenzate dagli altri partiti avversari
Negli ultimi tre anni una parte delle nostre organizzazioni ha rivolto
la propria attenzione alle masse dei lavoratori organizzate e influenzate
dal partiti governativi e avversari . Ma salvo alcune eccezioni le nostre
organizzazioni si sono limitate essenzialmente a compiere un lavoro di
studio e di propaganda. E ovvio rilevare che l'insufficiente lavoro
del partito in questo setto-re ha facilitato il compito dell'avversario
nella sua azione scissionistica tra le masse lavoratrici e le forze democratiche.
t chiaro che non sarà possibile rafforzare l'unità della
classe operaia e conquistare la maggioranza delle masse lavoratrici al
fronte del lavoro, della libertà e della pace se il partito non
saprà compiere un lavoro conseguente tra i lavoratori organizzati
e in-fluenzati dall'avversario.
Liquidare il settarismo - Per migliorare la situazione in questo importante
settore di attivi-tà del partito è necessario innanzitutto
svolgere un intenso lavoro di chiarificazione in tutto il partito onde
liquidare il settarismo ancora diffuso, che porta a mettere sullo stesso
piano i dirigenti traditori socialdemocratici e cattolici, con l'operaio
e il lavoratore socialdemocratico e democratico cristiano. I comunisti
devono imparare a fare una distinzione non solo tra i diri-genti e gli
iscritti di questi partiti, ma anche tra i dirigenti nazionali e quelli
locali. Con questi ultimi, pur senza rinunciare a criticare quelle
loro posizioni che nuocciono agli interessi della classe operaia e a denunciare
eventuali atti di tradimento dei lavoratori, bisogna tenere conto che poiché
essi vivono più vicino alle masse sono più sensibili alle
pressioni e agli orientamenti di queste, ed è quindi più
facile trovare un comune terreno d'intesa. 1 numerosi esempi di intesa
e di azione comune, nell'interesse della classe operaia, anche quando vi
era il veto asso-luto dei loro dirigenti provinciali e nazionali, dimostrano
che queste possibilità esistono. Na-turalmente occorre bandire
le ingiurie, la polemica aspra, sterile e vuota su motivi astratti e lontani.
Nessuna intesa è possibile con lavoratori di altre opinioni politiche
se noi pretendia-mo da essi la rinuncia delle loro opinioni o se li offendiamo
nella loro fede o nelle loro convinzioni.
Occorre invece profittare di tutte le occasioni e le possibilità
di contatto di discussione nelle Commissioni interne, nei reparti, nel
Consigli comunali, nelle associazioni combattentistiche, femminili, giovanili
ecc. per affrontare i problemi di comune interesse per tutte le masse po-polari
e su questi trovare il maggior numero possibile di occasioni per marciare
insieme.
A questo scopo è necessario che la nostra propaganda orale e
scritta venga meglio curata, preparata e controllata onde ricercare e usare
quelle giuste impostazioni e quelle formulazione che, anche attaccando
i dirigenti traditori dei partiti governativi e i loro atti, trovino sempre
la maniera di rivolgersi ai lavoratori da questi organizzati e influenzati,
senza urtarli, ma riu-scendo a farsi intendere.
Questo non significa che si debba rinunciare alla critica delle posizioni
contrarie agli interes-si della classe operaia e del popolo.
L'unità si realizza nella lotta - Anche nei confronti dei lavoratori
di fabbrica siano essi ope-rai, impiegati o tecnici democristiani, saragattiani
o di qualunque opinione politica, quando questi sono politicamente attivi
e assumono posizioni dannose agli interessi della classe operaia e del
popolo, dobbiamo condurre la critica.
Naturalmente la critica dev'essere fatta con argomenti convincenti,
in modo serio, giudizio-so, non con delle ingiurie.
La lotta per l'unità della classe operaia e dei lavoratori non
solo non esclude, ma al contrario rende ancora più necessaria la
critica seria, intelligente e motivata del riformismo e del social-democraticismo,
come pratica della collaborazione con la grande borghesia, con l'imperiali-smo,
con i fautori di guerra.
Credere di poter rafforzare l'unità della classe operaia e dei
lavoratori senza la lotta è un'il-lusione. L'unità
non può essere realizzata e rafforzata che attraverso la lotta.
In primo luogo con una lotta accentuata contro i nemici aperti e dichiarati
dell'unità della classe operaia, contro coloro che lavorano per
conto dell'imperialismo americano e nostrano per dividere e spezzare l'unità
della classe operaia e dei lavoratori.
L'Azione Cattolica, pur non essendo un vero e proprio partito politico,
deve essere conside-rata sul medesimo piano dei partiti governativi e avversari
e per la funzione che essa assolve di tramite d'unione tra i ceti più
reazionari, il governo clericale e le masse, deve richiamare la particolare
attenzione di tutte le organizzazioni di partito.
Data la grande influenza che l'Azione Cattolica esercita su larghe
masse di giovani e di don-ne, nelle città e nelle campagne, un compito
particolare in questa direzione spetta alla FGCI e alle cellule femminili
del partito e a quelle organizzazioni e associazioni democratiche di massa
giovanili e femminili che i comunisti promuovono e sostengono.
Allo scopo di sviluppare metodicamente una attività continuativa
in direzione delle masse influenzate e organizzate dagli altri partiti
è indispensabile che sia fissata una responsabilità di direzione
di tale lavoro. Per non dovere creare una Commissione di lavoro accanto
alle altre, che sono già tante, e anche perché questa attività
non può essere riservata a piccoli nuclei di attivisti specializzati,
la responsabilità della direzione di questa attività deve
essere assegnata a un comitato composto da dirigenti delle Commissioni
di organizzazione, di propaganda e del lavoro di massa.
4. Moltiplicare il numero degli attivisti permanenti (capi gruppo),
elevare la loro qualifica politica.
I successi ottenuti dal partito nell'organizzazione, nell'inquadramento
e nella attivizzazione di un grande partito di massa e di popolo sono della
massima importanza e non devono essere sottovalutati. Migliaia e
decine di migliaia di nuovi quadri dirigenti sono stati avanzati a posti
di maggiore responsabilità e molte migliaia di comunisti qualificati
dirigono i sindaca-ti, le cooperative, i Comitati dei partigiani della
pace, le associazioni di massa femminili, ecc. Il numero delle cellule
è stato aumentato, con particolare riguardo a quelle sul luogo di
lavoro, e gli altri organismi quali i comitati di fabbrica, i Comitati
comunali, quelli di settore, di zona e regionali hanno trovato il loro
giusto assestamento collaudato dall'esperienza. In occasione delle
grandi campagne (tesseramento, mese della stampa) e delle grandi lotte
(campagne elet-torali, occupazioni delle terre, scioperi a rovescio, 14
luglio, lotte in difesa dell'industria, lotte contro gli eccidi, ecc..)
il partito è riuscito ad attivizzare la quasi totalità dei
suoi iscritti.
Ma all'infuori di queste campagne e di queste lotte una parte ancora
troppo piccola di iscrit-ti al partito è permanentemente attiva,
svolge una attività responsabile dentro e fuori del par-tito.
In relazione ai compiti che stanno dinanzi al partito occorre compiere
uno sforzo decisivo per rendere le organizzazioni di base più attive
e solide e moltiplicare nel più breve tempo possibile il numero
dei compagni attivi permanentemente nel partito e nelle organizzazioni
di massa e non soltanto in determinate occasioni.
Dev'essere condotta una larga insistente campagna per costituire in
tutto il partito i capi-gruppo di dieci. Durante lo scorso anno i
capigruppo sono aumentati di 32.070, ma in com-plesso essi sono ancora
soltanto 106.516, cioè circa metà di quanti dovrebbero essere
(si inten-de per il solo partito, senza contare la FGCI).
Questo significa che circa metà del partito non ha ancora applicato
questa direttiva e questo fatto rappresenta un serio elemento di debolezza
che deve essere al più presto superato, perché tutti sentiamo
la necessità di irrobustire la struttura interna del partito, di
renderla più capillare.
Funzione dei capi gruppo - I capigruppo non dovranno più essere
dei semplici raccoglitori di quote e dei diffusori della stampa (anche
se questi compiti modesti ma importanti dovran-no continuare ad essere
assolti) ma dei veri e propri dirigenti politici di base, capaci di compie-re
un lavoro di orientamento, di educazione e di direzione sul gruppo di compagni
affidato alla loro cura. Il capogruppo deve essere il più
attivo dei dieci non solo all'interno del partito, ma fuori del partito,
nel sindacato, nel movimento dei partigiani della pace, nelle organizza-zioni
di massa.
La figura politica del capogruppo dovrà essere maggiormente
valorizzata assegnando ad esso compiti politici nei confronti del suo gruppo
e in direzione delle organizzazioni di massa. Do-vranno essere tenuti
dei corsi brevi di formazione e di perfezionamento dei capigruppo, pub-blicando
bollettini appositi (o rubriche nella stampa del partito esistente nel
quali vengono illustrati i loro compiti, gli esempi del loro buon lavoro
e le loro esperienze). Gli stessi capi-gruppo dovranno collaborare
a queste pubblicazioni. Dovranno essere tenute riunioni, assem-blee,
conferenze di capigruppo ecc.
Bisogna stimolare nel partito l'orgoglio di essere promossi capigruppo
e l'ambizione di me-ritarlo. In pari tempo uno dei compiti essenziali
del capogruppo è di fare in modo che i comu-nisti del gruppo che
egli dirige siano attivi nelle organizzazioni di massa e gli riferiscano
rego-larmente sul lavoro che in esse svolgono. Nelle scelte dei candidati
da eleggere nei comitati di cellula e nei comitati direttivi di sezione
si deve dare la preferenza a quei compagni i quali si siano distinti nella
loro attività di capogruppo.
La moltiplicazione del numero dei capigruppo, la loro valorizzazione
politica, l'allargamen-to della loro possibilità di azione autonoma
e di una loro iniziativa, non devono in nessun caso andare a detrimento
della attivizzazione della cellula come organismo di base fondamen-tale
del partito.
Anzi, il numero maggiore di compagni attivi e capaci, e una giusta
direzione del lavoro dei capigruppo, deve portare a un potenziamento della
cellula, allo sviluppo e al miglioramento della sua attività.
5. Per una svolta nella costruzione del partito e delle organizzazioni
di massa nel Mezzo-giorno e nelle Isole
Lo sviluppo raggiunto dal partito nel Mezzogiorno e nelle Isole, la
formazione di numerosi nuovi quadri dirigenti capaci e combattivi, le lotte
sostenute con successo alla testa delle masse rendono urgente uno sforzo
serio onde riuscire a superare nel più breve tempo possibile le
de-bolezze che hanno caratterizzato le nostre organizzazioni fino ad ora.
Oggi nessuno teorizza più sulle condizioni obiettive che renderebbero
impossibile nel Mezzogiorno e nelle Isole la creazione di un vero partito,
anziché di un semplice movimento fluttuante e instabile, ma per-mangono
ancora molte debolezze che occorre assolutamente superare per creare organizzazio-ni
veramente all'altezza di guidare l'azione delle masse in tutte le condizioni.
Per superare le debolezze esistenti occorre innanzitutto differenziare
nettamente l'organiz-zazione del partito per la sua composizione e la sua
azione da una qualsiasi organizzazione professionale e di difesa degli
interessi immediati delle masse lavoratrici. Bisogna proporsi di
dare a chi si è iscritto al partito una coscienza politica più
elevata della semplice coscienza sin-dacale, che rappresenta il primo passo
del lavoratore sulla via della lotta di classe. La adesione al partito
anziché a una organizzazione sindacale non deve essere abbandonata
alle circostanze accidentali, ma deve essere determinata da un'azione cosciente
e da un giudizio politico sulla maturità e la preparazione minima
che deve possedere chi aderisce al partito comunista.
Per queste considerazioni la cosa più naturale sarebbe quella
che il reclutamento al partito avvenisse generalmente fra quel lavoratori
più combattivi e coscienti, che si sono distinti e sono già
organizzati nel sindacato o in altra associazione di massa.
Porre oggi il reclutamento esclusivamente su questa base, quando le
organizzazioni e le associazioni democratiche di massa, compresi i sindacati,
hanno meno iscritti del partito, po-trebbe assumere un carattere restrittivo.
Il reclutamento potrà avvenire anche fra i lavoratori più
coscienti e combattivi non ancora organizzati. Ma occorre pur sempre
che una certa selezione fra coloro che aderiscono al partito venga fatta.
Il rafforzamento numerico delle organizzazioni del partito dovrà
essere conseguito con un reclutamento più politico e meno spontaneo,
e lottando contro il fenomeno della fluttuazione
annuale, che da un lato è indice di leggerezza nel reclutamento
e dall'altro di cattivo lavoro per tenere nel partito coloro che vi hanno
dato l'adesione e fame dei comunisti fedeli e coscienti.
Nel Mezzogiorno e nelle Isole occorre procedere alla formazione delle
cellule. Anche in que-ste regioni è del tutto possibile costruire
il partito sulla base della struttura fondamentale di ogni organizzazione
comunista. Senza la suddivisione delle sezioni in cellule il partito
non po-trà mandare avanti l'opera della propria edificazione e tutta
l'organizzazione continuerà a pog-giare su un piccolo numero di
dirigenti, in mezzo ad una massa di elementi passivi. Così
pure si deve procedere con slancio e impegno alla creazione e alla formazione
dei capigruppo come nelle altre regioni del centro e dei settentrione.
E’ assolutamente indispensabile condurre una larga azione propagandistica
e organizzativa per sviluppare fortemente tutte le organizzazioni di massa,
in primo luogo i sindacati e le asso-ciazioni contadine autonome, affinché
il partito cessi di essere in molti luoghi l'organizzazione di massa più
numerosa. Il partito sarà tanto più robusto nella misura
in cui attorno ad esso sorgeranno larghe organizzazioni sindacali ed associazioni
di massa forti e numerose. Questo risultato però non deve
essere ottenuto mediante il rallentamento dell'opera di proselitismo e
di reclutamento al partito. Nel Mezzogiorno e nelle Isole il partito
deve essere rafforzato in misura sostanziale anche dal punto di vista numerico.
I comunisti devono dare tutte le loro energie per portare nei sindacati
e nelle associazioni di massa gran parte delle masse lavoratrici ancora
disorganizzate e che pur tuttavia partecipano sovente attivamente alla
lotta.
La svolta nello sviluppo del partito e nella creazione di vaste organizzazioni
di massa nel Mezzogiorno e nelle Isole non deve essere considerata come
un compito esclusivo dei comuni-sti e delle organizzazioni meridionali.
Affinché questo processo si compia rapidamente e con successo occorre
che tutto il partito, e in primo luogo le organizzazioni delle regioni
più avan-zate, si sentano investite di questo compito di importanza
nazionale e diano un loro contribu-to in mezzi e uomini.
Inoltre non è sufficiente che lo sforzo sia fatto dal partito.
Per riuscire a far fare un passo avanti decisivo nella creazione di un
vasto movimento organizzato nel Mezzogiorno e nelle Isole è indispensabile
che contemporaneamente agiscano nella stessa direzione tutte le grandi
organizzazioni democratiche nazionali quali la CGIL, la Lega nazionale
delle cooperative, asso-ciazioni contadine, ecc. e che i comunisti che
occupano in esse posti di responsabilità si faccia-no interpreti
di questa necessità.
Questi problemi posti soprattutto per il Mezzogiorno e per le Isole
si pongono sia pure in misura e sotto aspetti diversi, anche per le organizzazioni
del Veneto alle quali tutto il partito deve dare un più forte aiuto:
quest'aiuto dev'essere dato in modo particolare dalle organizza-zioni confinanti
della Lombardia e dell'Emilia.
Per un vigoroso sviluppo qualitativo, politico, ideologico, dei quadri
del partito
Il consolidamento conseguito dalle organizzazioni del partito negli
ultimi tre anni ha reso evidente che l'ulteriore sviluppo dipende in larga
misura dalla selezione e dalla giusta scelta dei quadri proposti alla direzione
delle organizzazioni del partito e di quelle di massa, dipen-de dall'opera
costante e sistematica di assistenza e di elevamento politico-ideologico
compiuta nei loro riguardi.
Conoscere meglio i compagni dirigenti, dai capigruppo ai capi cellula,
su su fino ai membri dei comitati federali, ai dirigenti delle organizzazioni
e delle associazioni di massa è una neces-sità non più
procrastinabile per ogni organo dirigente del partito onde poter mettere
ciascuno al proprio posto, curarlo, migliorarlo.
Nessuna seria politica di consolidamento e di sviluppo del partito
e delle organizzazioni di massa, sulla linea tracciata dal congresso, sarà
possibile senza seguire una giusta azione nella formazione e nell'avanzamento
di quadri dirigenti vecchi e nuovi.
L'obiettivo di una buona politica di quadri sta nel mirare a formare
dirigenti comunisti che sappiano comprendere e tradurre nella realtà
la politica del partito nella sua lotta per la pace, il lavoro, e la libertà,
nel saper scegliere ed elevare ai posti di direzione compagni capaci di
applicare la politica del partito con intelligenza ed energia. Ogni
tolleranza o debolezza verso il settarismo e l'opportunismo in questa scelta
è un danno per l'influenza del partito ed uno ostacolo serio al
successo della sua azione.
I passi compiuti nella rilevazione del numero dei quadri del partito
in ogni provincia e nella loro conoscenza non sono ancora tali da garantire
che le federazioni possano realizzare la seria politica di quadri che oggi
s'impone. I rilievi sono fatti in base a calcoli induttivi e la conoscen-za
dei quadri è ancora occasionale e superficiale. In un terzo
almeno delle federazioni manca persino la commissione adatta ad assolvere
questo indispensabile lavoro di direzione. Partico-lare attenzione
nella politica di quadri deve essere data alla formazione dei dirigenti
provincia-li che è ancora lenta. Il legame di ognuno di questi
quadri con una associazione di massa, la partecipazione alle lotte, alle
riunioni degli organi dirigenti, l'applicazione allo studio indivi-duale
e nelle scuole di partito sono i mezzi che devono accelerare i ritmi di
questa formazione.
In questi tre anni i dirigenti delle sezioni sono stati in parte avanzati
e in parte sostituiti da compagni più capaci, più adatti
alle condizioni della lotta attuale, più compresi della linea politica
del partito. Questi progressi devono essere consolidati, dando ai
quadri selezionati la abilità di acquistare una maggiore iniziativa
attraverso riunioni, discussioni e controlli collettivi delle azioni e
del lavoro. La categoria di quadri sulla quale deve essere concentrato
il massimo di attenzione è quella dei dirigenti degli organismi
di base del partito, delle cellule e, soprattutto, dei capigruppo collettori,
perché costituiscono il punto più importante del no-stro
schieramento. Il quadro di officina deve essere oggetto di cure particolari
dandogli una ba-se di massa sempre più larga e organizzata.
Occorre, infine, dare migliaia e migliaia di quadri comunisti a tutte le
associazioni di massa, a tutti i movimenti popolari, contribuire a svolgere
una politica di massa e risolvere i problemi concreti che i lavoratori
si pongono.
Le scuole di partito - Negli ultimi anni è stato compiuto uno
sforzo poderoso per elevare la preparazione politico-ideologica dei quadri
comunisti. Circa 60 mila compagni sono passati dalle scuole e dai
corsi di vario tipo. Su questa via bisogna andare avanti fino a toccare
la gran-de maggioranza dei quadri comunisti. Lo sviluppo assunto
dai brevi corsi deve indurre le fede-razioni che non lo avessero ancora
fatto a mettersi sul terreno di organizzare questi brevi corsi e interessare
centinaia di migliaia di compagni ai problemi della politica e della dottrina
marxista leninista. Un particolare aiuto deve essere dato alle organizzazioni
di partito dell'Italia centro-meridionale nel campo della educazione politico-ideologica,
perché per la loro povertà esse non riescono a dare ai loro
quadri l'appoggio e l'assistenza necessaria per aiutarne l'elevamen-to
ideologico. Scuole regionali di breve durata dovranno essere organizzate
per i quadri meri-dionali mettendo a loro disposizione i mezzi e l'attrezzatura
delle scuole centrali di partito.
Devono essere anche studiati i mezzi e i metodi per estendere al Mezzogiorno
i successi otte-nuti nelle regioni del nord nel campo della educazione
politico-ideologica di massa.
Critica ed autocritica - La critica e l'autocritica e una maggiore
disciplina politica devono essere considerate come strumenti fondamentali
per il consolidamento del partito, il migliora-mento della sua attività,
la formazione di quadri dirigenti di tipo bolscevico.
Deve essere sviluppata maggiormente la critica dal basso come elemento
di stimolo, di con-trollo e di aiuto ai dirigenti, per lavorare sempre
meglio.
L'autocritica non deve essere formale e superficiale, limitarsi a riconoscere
che era possibile fare di più e meglio, ma andare fino alle cause
delle debolezze del nostro lavoro e all'adozione delle misure necessarie
per superarle.
La disciplina politica, che riguarda la responsabilità, l'applicazione
delle direttive deve esse-re sostenuta dando un contenuto più politico
a tutto il lavoro di organizzazione, migliorando il controllo sull'esecuzione
e il lavoro collegiale di tutti gli organi del partito.
L'applicazione integrale della linea politica del partito in tutte
le sue istanze, da parte di tutti i militanti, di tutti gli attivisti è
la condizione prima del successo. Le manchevolezze, il difetto dei
risultati nell'azione del partito in alcune zone e in alcune campagne politiche
dipende dalla difettosa applicazione della politica del partito.
Combattere le impostazioni sba-gliate della linea politica, chiarire le
incomprensioni, precisare le prospettive, impedire la infil-trazione di
posizioni politiche estranee e avverse alla ideologia marxista leninista
della classe operaia, significa quindi assicurare a tutto il partito un
aumento della combattività di tutti i comunisti e un più
vasto successo.
La vigilanza ideologico politica costituisce un grande impulso allo
sviluppo di una vita democratica all'interno del partito, nelle organizzazioni
di base, nelle cellule e nelle sezioni. Essa permette di prevenire
episodi clamorosi di tradimento, isola l'agente del nemico infiltratosi
nelle nostre file e lo rende impotente ad agire sul piano del sabotaggio
politico ed organizzativo.
L'elemento fondamentale della vigilanza ideologico-politica è
costituito dal controllo sulla esecuzione delle direttive del partito e
sulla applicazione delle norme statutarie. Questo con-trollo è
un compito di tutto il partito e di tutti i compagni e deve essere normalmente
esercita-to nelle assemblee di cellula e nelle riunioni dei comitati e
dell'attivo.
Il problema della vigilanza rivoluzionaria deve essere risolto dalle
organizzazioni del partito conoscendo meglio i quadri e gli attivisti e,
da parte delle organizzazioni di base, tutti gli iscritti al partito.
Di ognuno bisogna conoscere il passato, le prove che ha dato di attaccamento,
di fedeltà alla causa della classe operaia e al partito. Occorre
valorizzare in modo particolare quei compagni che oltre a comprendere la
politica del partito, sono da molti anni nel partito e si sono battuti
nelle sue file in tutte le condizioni, anche le più avverse.
Questo loro passato unito alla capacità di saper tradurre nella
realtà attuale la linea politica del partito costituisco-no un elemento
di sicurezza e di forza. Durante gli anni della guerra di liberazione
e in quelli successivi alla liberazione di questi, quadri attivi e capaci,
vecchi e soprattutto giovani se ne sono formati a decine di migliaia.
E’ su loro che dobbiamo tendere a far poggiare l'ossatura del partito,
è su di loro che dobbiamo contare per educare, formare e dare impulso
al nuovo quadro giovanile. E’ così che il partito potrà riuscire
ad ottenere una solidità nei quadri ed uno sviluppo armonico dei
dirigenti in tutte le istanze del partito.
Il partito dispone oggi di una grande forza. Si tratta, migliorando
il nostro lavoro e con le misure indicate, di riuscire ad accrescere ancora
di più e soprattutto a impiegare bene queste forze.
Con un partito ancora più guidato dalla conoscenza e più
unito dall'organizzazione, dob-biamo riuscire a unire e mobilitare non
solo la classe operaia e la parte più avanzata dei lavora-tori,
ma la grande maggioranza del popolo italiano nella lotta per la conquista
della pace, del lavoro e della libertà.
scrivete a linearossa@virgilio.it