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Ferdinando Dubla (a cura di) - IRRIDUCIBILE PENTITO - Savasta e le Brigate Rosse
MA LA
GENERAZIONE NON SI PENTE
La narrazione degli anni 70 del Novecento italiano va sottratta agli stereotipi imposti con la violenza della propaganda del senso comune da parte delle classi dominanti (scriviamo di classi dominanti non solo di classi dirigenti). Gli anni 70 e la generazione generosa dei ventenni di allora, le conquiste, i diritti, le tutele sociali, la lotta per cambiare strutturalmente il paradigma di in/civiltà del capitalismo e dell’imperialismo. Altro che ‘anni di piombo’ e basta, la violenza di un pugno di assassini contro la repressione di Stato. E allora andiamo alle fonti. Leggiamo direttamente memorie e memorialistica, limitiamo l’intermediazione accademica alla sola contestualizzazione storico-politica senza giudizio preventivo come ipotesi metodologica di lavoro, secondo la lezione che ci viene dai Subaltern studies. Ed è studiando la personalità di Antonio Savasta (potete seguire il pre.print e il book in progress qui) che questa metodologia di studio può avvalersi della testimonianza anche ideale e valoriale di un dannato ”di classe dalla classe”. Nei suoi interrogatori, infatti, i linguaggi si posizionano in una dialettica di classe, diventando nuovamente comunicazione irriducibile.
* La
pubblicazione è “Irriducibile pentito: Savasta e le Brigate Rosse” - La
trascrizione degli interrogatori
‘politici’ fa parte di paragrafi § del capitolo ’Ma la generazione degli anni 70
non si pente’. / fe.d.
Lì tra le sbarre di grida antiche
fermo sta ad aspettare il tempo
ti vedo complice di un assetto nuovo
la vedo dolce la dolorosa scelta e poso lo sguardo
dove gli altri non vede. Ma ciò che non si vede è.
La mia carezza ti avvolge languida prostrata al tuo sorriso.
Vengo da te, ma il tempo è andato via, il tempo non ci aspetta.
(fe.d.)