IL PARTITO E IL DIBATTITO
La fecondità della dialettica materialista e dell’ analisi maoista suonano critica severa alle elucubrazioni troppo lontane dalla realtà dell’attuale movimento marxista-leninista
----- Michele Ludovico -----
Solo in un senso convenzionale siamo passati dal secondo al terzo millennio.
Il marxismo-leninismo (e il maoismo come fecondo sviluppo dello stesso),
con quale coscienza soggettiva è disposto ad affrontare i procellosi
mari del XXI secolo?
L'uomo-filosofo Marx, al contrario del filosofo-uomo Hegel, dichiara
semplicemente: "finora l'uomo ha studiato la realtà, adesso bisogna
trasformarla!" (IX glossa a Feuerbach). In effetti l'esortazione di Marx
ha sortito l'effetto desiderato nella comprensione dei compiti storici
del proletariato; ma, com’è evidente, rimane sulle nostre spalle
l’avverarsi del destino storico del socialismo e della definitiva sconfitta
della classe dominante borghese. E' semplice sottolineare come il XIX e
XX secolo abbiano avuto un’importanza straordinaria nel campo scientifico
e tecnologico, soprattutto, come anche nel resto dei campi dello
scibile umano; un'impennata, un salto di qualità che s'identifica
proprio con la nascita del pensiero marxista. Nella riflessione filosofica
si potrebbe dire che Hegel ha radiografato l'intimità, l'essenza
della realtà in quanto tale, proponendo-imponendo (filosoficamente,
di riflesso politicamente) la realtà stessa in quanto tale, ormai
giunta, con l'autocomprensione del pensiero, al suo massimo sviluppo, oltre
il quale non ce ne può essere un altro! Marx, "umilmente", parte
dalla radiografia della realtà di Hegel. ma di contro asserisce
che non è mai giunta al suo sviluppo ultimo: il fine ultimo dell'uomo
non può essere il controllo delle leggi della natura a vantaggio
di alcuni, quindi a svantaggio di altri. La storia, la storia delle masse,
ha dato ragione a Marx. Tanti sono gli esempi possibili da enumerare, ma
il più emblematico è la Rivoluzione d'Ottobre. Non è
stato Marx a creare il rivoluzionario Lenin, ma è stato il rivoluzionario
Lenin che attraverso il marxismo ha condotto al proprio riscatto le masse
sfruttate e insieme a quest'ultime (e conseguente sarà in seguito
l'elaborazione di Mao della linea di massa: dalle masse alle masse, con
le masse per le masse) a costituire l'Unione delle Repubbliche Socialiste
Sovietiche. Premesso ciò, l'attenzione dev'essere riportata alla
frase introduttiva ed in particolare alla domanda in essa contenuta: ovvero,
qual'è il livello della nostra coscienza contemporanea, perchè
ancora ci definiamo comunisti? Non a caso ho definito Marx uomo-filosofo
ed Hegel filosofo-uomo: entrambi speculano intorno alla realtà,
la stessa è punto di partenza per ambedue; diversi però sono
i percorsi di analisi e le conclusioni che ne traggono. Dando erroneamente
per scontata la filosofia hegeliana la si evince comunque dal fatto che
Marx l'abbia "rovesciata". Marx teorizza che in primis c'è l'essere
sociale, essere dotato di sensi tanto quanto di bisogni per la sua sopravvivenza;
da qui il carattere materialistico del pensiero marxista. L'uomo è
da sempre parte della realtà che percepisce attraverso i sensi e
che in questa cerca di soddisfare i propri bisogni, ma solo quando ha preso
coscienza di sè, cioè si è dotato di strumenti cognitivi,
ha iniziato il faticoso percorso verso la spiegazione della realtà,
che Marx conclude appunto con l'invito a trasformare e non più soltanto
a studiare. Solo a questo punto l’umanesimo marxista diventa filosofia,
cioè asserisce che il cammino di maturazione dell'uomo si è
concluso attraverso la filosofia di Hegel, ma che ciò non basta,
bisogna ora agire. L'azione concitata non è nulla che trascenda
la realtà, di cui l'uomo fa parte, ma è l'interazione stessa
dell'uomo con la realtà (prassi rivoluzionaria).
Il comunismo ha festeggiato da poco i suoi 150 anni, si è affacciato
anch'esso, con le speranze della popolazione mondiale, al neonato
terzo millennio, ma contemporaneamente, almeno in Italia, ha perso forse
la cognizione nè dello spazio nè del tempo, ma addirittura
della realtà. Se oggi, ripeto, sempre in Italia, si voglia ancora
parlare di Marxismo-Leninismo, si deve fare i conti con la Realtà,
con la R maiuscola. Parto dal presupposto che risolvere la questione del
socialismo in Italia, voglia già dire essere internazionalisti proletari.
A "proletari di tutto il mondo unitevi" aggiungerei "dopo aver risolto
le contraddizioni della propria nazione". Può un cubano risolvere
le contraddizioni italiane o viceversa un italiano risolvere quelle cubane?
Può anche darsi, ma di certo le masse, che sono le protagoniste
di ogni rivoluzione socialista, non riuscirebbero a percepire la realtà
di questa o quella nazione; ora chi meglio dei comunisti italiani può
lavorare nella direzione della risoluzione delle contraddizioni del proprio
paese?
La realtà dell'internazionalismo proletario è proprio
il continuo contributo delle singole esperienze nazionali, come ci ha insegnato
e continua a insegnarci Angiolo Gracci, contributo che si risolve in un
continuo e dinamico rapporto con la realtà internazionale e con
lo stato del proletariato. A me sembra, insomma, che gli eccessi
analitici internazionalisti, oltre che impianto troskista, costituiscano
(da sempre!) un alibi alla propria sterilità nell’azione pratica,
alla propria impotenza nella concreta prassi rivoluzionaria. Fu o no nazionale,
dunque internazionale, la Rivoluzione d’Ottobre? Fu o no nazionale, dunque
internazionale, la rivoluzione cinese? Fu o no nazionale, dunque internazionale,
la rivoluzione cubana? E quella vietnamita? La realtà della nostra
Repubblica è una realtà disastrosa. Analizzata secondo un
punto di osservazione M-L, si può notare l'incolmabile rapporto
tra avanguardie e masse; un rapporto direi inversamente proporzionale,
nel senso che più le avanguardie elaborano, più le masse
perdono o s'allontanano dall'obbiettivo coscienza emancipatrice.
Purtroppo, alle soglie del terzo millennio, sono infinitesimali le sigle
dei movimenti M-L che operano in Italia e nel mondo, una vera e propria
Babilonia: uno spettacolo deplorevole quando li si vede prendere i primi
contatti, perderli, poi riprenderli e ancora riperderli, per non parlare
delle dottissime analisi politiche, sociali, economiche, storiche, psicologiche,
ecc., che per poterle seguire e comprendere non basta una vita. E' ora
di piantarla con questo autoerotismo fine a se stesso, con molte delle
inutili elucubrazioni che non potranno generare nulla. Dalle Alpi alla
Sicilia è un continuo lamento; ma non sono le masse che trovano
piuttosto solo nel lamento la via per ovviare alle continue frustrazioni,
effetto di un modello economico selvaggiamente liberista? Quindi un aspetto
da prendere seriamente in considerazione è proprio il leniniano
rapporto avanguardie/massa. A questo punto le realtà diventano
due immerse nella stessa, due differenti condizioni di analisi della realtà:
ma il problema si complica, quando? Quando, ad esempio, le masse diventano
auditel. La stragrande maggioranza delle masse quale realtà,
oltre quella della propria città o magari della propria regione,
può considerare valida se non quella dipinta e ritoccata, rifatta
e "siliconata" della potente e devastante TV?! Le masse sono state irreggimentate,
implotonate attraverso i teleschermi, e sprovviste, come sono, di strumenti
cognitivi, quali il M-L, pensano che l'unica realtà sia quella trasmessa
da un tubo catodico. Se la realtà è anche questa, come si
può pretendere che le masse, imbevute come spugne di consumismo,
possano mettere in pratica le vertiginose elaborazioni che hanno la realtà
solo come spunto e per il resto trascendono la stessa, non avendo poi nessun
riscontro con la realtà stessa!? Perché l’insegnamento maoista
e dello stesso procedimento scientifico (proprio del materialismo storico
e dialettico) che la teoria si verifica nella realtà, è disatteso
dalla stragrande maggioranza degli attuali M-L?
La realtà è una e tante allo stesso tempo, solo lo strumento
della dialettica applicato in termini rigorosamente marxiani può
renderla intellegibile e dunque trasformabile. E’, tra l’altro, tra gli
insegnamenti più fecondi proprio di Mao, nel suo scritto filosofico
del 1937 "Sulla contraddizione", che "l'uno si divide in due"
e lo sviluppo dei processi rivoluzionari che da quella concezione discendono.
Il M-L non ha alcun bisogno di altre ossature, di travi portanti, non potrà
essere mai altro, altrimenti più non si parlerebbe di M-L. Marx
ha già indicato, scientificamente, come la realtà si muove,
che alla base della stessa esistono i rapporti di produzione, la lotta
di classe, l'egemonia di una classe sfruttatrice su quella sfruttata, ecc.,
ecc. Lenin ha già dimostrato che queste sono le direttrici valide
per la trasformazione della realtà. Infine Mao ci ha insegnato che
la realtà è sempre più complessa delle rappresentazioni
descrittive con cui ci si sforza di comprenderla. I marxisti-leninisti
non sono i comunisti sconfitti del XX secolo; essi devono aspirare a essere
gli autentici comunisti, i rivoluzionari di questa attualissima epoca storica
in cui siamo chiamati a militare.
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nr.15
(aprile-maggio 2000)