Il filo che lega i materiali di questo numero è in una recente affermazione di Oliviero Diliberto, segretario politico del Partito dei Comunisti Italiani: se si scegliesse oggi il simbolo dei comunisti per la prima volta, esso conterrebbe al suo interno l'emblema del lavoro moderno: un computer. I comunisti, infatti, sono il partito del lavoro e dei lavoratori e devono dunque rappresentarne l'evoluzione e la modernità. Nello spazio politico che lascerà la nascita del moderato e centrista Partito Democratico, i comunisti devono scrivere l'agenda dei problemi del lavoro e del nuovo proletariato del precariato "globalizzato". In ambito internazionale, molti stimoli da questo punto di vista vengono dal comunicato finale che ha chiuso l'incontro di Lisbona del 10-12 novembre scorso dei partiti comunisti e operai. La memoria storica dei comunisti deve vivere nelle contraddizioni dell'oggi: c'è una traccia da seguire, che va dall' Atesia all'epopea vietnamita e al Nepal, dove il maoista Prachanda è impegnato in una costruzione realistica e non ideologica della transizione del suo paese. Si può sfuggire dalle derive opportuniste e nel contempo dai sacri furori ideologici che ci condannerebbero a non essere più protagonisti del XXI secolo? La lezione "d'altri tempi", ma quanto attuale! di Pietro Secchia e una riflessione di Andrea Catone, che invita a considerare la storia del movimento operaio un'opportunità per pensare strategicamente alla ricomposizione e il rilancio su scala mondiale del movimento comunista, chiudono questo ultimo numero del 2006.
l'elzeviro
Confederazione laburista e partito comunista (Ferdinando Dubla)
analisi politica
Ds e partito democratico: attenti a non confondere la storia (Alberto Burgio)
internazionalismo
Incontro internazionale dei Partiti Comunisti e operai a Lisbona -- Comunicato stampa conclusivo
L'Espresso intervista Prachanda, leader dei maoisti nepalesi
lavoro
memoria storica
L'assalto al cielo di un comunista d'altri tempi (Ferdinando Dubla -- sull'antologia di Pietro Secchia curata da Marcello Graziosi)
Il nostro Ottobre (Andrea Catone)
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